OVUNQUE IL GUARDO GIRO…(DOSSIER SULL'ARTE) 11 5 20 20
E' incredibile quanti comunicati stampa su varie eventi artistici in Italia(e nel mondo) ci pervengono giornalmente con la posta elettronica. Bisognerebbe essere Batman o Catwomen per riuscire a volare di qua e di là per vederli tutti. Ovviamente, ci dispiace non essere presenti alle vernissage e crediamo di dover offrire ai nostri lettori questo Dossier sull'arte e gli artisti in omaggio alle loro capacità creative, onde invogliare a vedere le loro opere a quanti abitano nelle vicinanze o che siano talmente appassionati da sottoporsi a tour de force per non perdersi l'ennesima creazione di quell'impulso irresistibile che si chiama creatività e che si manifesta in forme varie. Non ultimo, per sfuggire al clima astioso politico che sta contagiando tutti in questa povera italia che avrebbe necessità di essere invogliata a guardare al domani con più speranza di farcela. Noi scommettiamo sull'arte.
Ma che cos'è l'arte?
Nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana - svolta singolarmente o collettivamente - che porta a forme di espressione estetica, utilizzando accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza. Nella sua accezione odierna, l'arte è strettamente connessa alla capacità di trasmettere emozioni, per cui le espressioni artistiche, pur puntando a inviare "messaggi", non costituiscono un vero e proprio linguaggio, in quanto non hanno un codice evidente condiviso tra i fruitori, ma al contrario sono interpretate soggettivamente. Alcuni filosofi e studiosi di semantica sostengono però che esista un linguaggio oggettivo che prescinda dalle epoche e dagli stili e che dovrebbe essere codificato per poter essere compreso da tutti, pur se gli sforzi per dimostrare questa affermazione sono finora stati infruttuosi. Nel suo significato più elevato l'Arte comprende ogni attività umana creativa di espressione estetica, priva di uno o più di quei pregiudizi da parte dell'artista che compie l'opera (o del gruppo di artisti) rispetto alla sua situazione sociale, morale, culturale, etica e religiosa che le masse del suo tempo stanno invece subendo. L'Arte indica l'espressione armoniosa della propria interiorità. Essa, di sicuro, può anticipare quello che sarà nelle società future(Cfr. Wikipedia).
Come si è evoluto il concetto di arte?
- Nel corso del tempo esso subisce una trasformazione graduale ma radicale, ma indica sempre la capacità umana di fare un qualsiasi oggetto. La capacità consiste nella conoscenza delle regole. Gli antichi nelle nove Muse, personificavano le diverse arti. Nell'elenco, in cui curiosamente mancano le arti figurative come la pittura e la scultura, sono invece rappresentate soprattutto le arti dello spettacolo: la danza (Tersicore), la tragedia e la commedia (rispettivamente Melpomene e Talia), il mimo (Polimnia), nonché i vari tipi di poesia, che nell'antichità, anche se scritta, era destinata soprattutto ad essere declamata o cantata: epica (Calliope), amorosa (Erato) e lirica (Euterpe). Sono inoltre comprese tra le "arti" protette dalle muse due discipline che noi oggi comprendiamo invece tra le scienze: la Storia (Clio) e l'Astronomia (Urania).
- Nel periodo ellenistico iniziarono le prime classificazioni e le arti vennero divise in comuni e liberali, a seconda che richiedessero uno sforzo fisico o uno sforzo intellettuale.
- Nel Medioevo si cominciano a rivalutare le arti comuni, che verranno chiamate meccaniche, ma continueranno ad avere un ruolo subalterno rispetto alle arti liberali. Dalle arti "meccaniche" vennero escluse diverse di quelle che noi oggi chiamiamo "belle arti", come la pittura e la scultura; le arti liberali e meccaniche erano in numero di sette, e tra quelle che richiedevano lo sforzo fisico, si annoveravano soltanto quelle che miglioravano la vita dell'uomo, che lo nutrivano, lo riparavano dalle intemperie, ovvero quelle arti il cui punto peculiare era l'utilità quanto la piacevolezza. Si conoscono, di queste arti meccaniche medievali, due elenchi di riferimento: quelli di Ugo di San Vittore e Rodolfo di Longo Campo.
La poesia non rientra ancora nell'ambito concettuale dell'arte finora indicato, in quanto il poeta era considerato un vate che componeva i versi ispirato dalla divinità. Non esisteva la regola nelle composizioni poetiche, almeno per quanto riguarda il contenuto. A fornire il contributo essenziale affinché la poesia venisse considerata un'arte fu Bernardo Segni che nel 1549 tradusse in volgare la Poetica di Aristotele, opera in cui lo Stagirita già annoverava la poesia tra le altre arti. La condizione sociale degli artisti, che migliorò notevolmente nel corso del Rinascimento, contribuì a separarli dagli scienziati e dagli artigiani. Dalla fine del Settecento cominciarono le prime crisi del concetto di bello e di arte. Stavano nascendo nuove forme di espressione come la fotografia, l'architettura industriale, l'oggettistica per la casa, che- spesso- sono opere d'arte.
Per tale motivo nel Novecento si è abbandonata l'idea di una definizione onnicomprensiva di arte e di opera d'arte. Il termine diventa così un concetto aperto, in cui tutte le possibili definizioni della creatività confluiscono. Nel Novecento fioriscono molte correnti artistiche che nel modernismo si riassumono ed interagiscono affiancando lo sforzo progressivo della civiltà industriale. Poi si si formano le "avanguardie" artistiche con l'obiettivo di mutare le modalità e le finalità dell'arte(Cfr.Wikipedia). Oggi tutti sappiamo che con "arte" si intendono tante cose che possono piacere o non e l'insieme di notizie su Mostre ed eventi artistici sparsi per l'Italia che- incredibilmente- è prolifica in un modo eccezionale e ci aiutano a "dimenticare" gli angosciosi problemi( lavoro, salute, politica, migranti…) che affliggono terribilmente l'umanità.
- A Milano
Da giovedì 26 maggio a venerdì 22 luglio 2011, la galleria Cardi Black Box presenta una retrospettiva dell'artista Tim Berresheim, con una selezione di lavori realizzati tra il 2007 e il 2011, a cura di Art At Work.
La mostra narra lo sviluppo della ricerca condotta dall'artista negli ultimi quattro anni: sono presenti opere che illustrano diversi punti di contatto tra figurativo e astratto, accostando immagini futuristiche e fantastiche. I lavori di Berresheim evocano il processo del collage, ma lo esplorano da un punto di vista completamente nuovo: quello della tecnologia e della sua relazione con la pittura. L'opera di Berresheim si sviluppa attraverso immagini manipolate al computer che sono contemporaneamente dipinte e stampate su legno, tela o carta. Arti disincarnati, combinati con piante, peli e piume, incontrano linee fluorescenti e oggetti domestici; le figure crescono e si trasformano in immagini apparentemente organiche ma sintetiche.
Nato in Germania a Heinsberg, nel 1975, Tim Berresheim mette in discussione le categorie espressive dell'arte contemporanea, esplorando con il suo lavoro la relazione e le contaminazioni tra arte e tecnologia, pittura e fotografia, digitale e manuale. Proprio come il suo insegnante alla Kunstakademie di Dusseldorf, Albert Oehlen, Berresheim esplora lo stato della pittura nella cultura contemporanea, manipolando linee, forme, colori ed elementi compositivi della pittura modernista. Grazie alla passione per i nuovi media, nel 2000 l'artista ha prodotto la prima opera completamente realizzata al computer. Da allora Berresheim ha continuato a manipolare forme in digitale per creare collage e immagini che trasformano la bidimensionalità in spazio scultoreo. Berresheim è uno dei pochi artisti a mettere in discussione i limiti della fotografia contemporanea portandola in una dimensione completamente nuova e aprendo un dibattito sulla nozione di fotografia e su quello che essa può fare.
Spesso considerati come astratti a causa della libera gestualità pittorica, i lavori di Berresheim nascono in realtà da calcoli e studi dettagliati: sono opere costruite con attenzione e precisione, che esplorano l'organizzazione delle linee in modo non espressivo ma evocativo. È proprio attraverso la sua ricerca filosofica sul colore, sulla forma e sulle linee che Berresheim è in grado di creare, nei suoi lavori, complessi mondi contemporanei( Cfr. : press@paolamanfredi.com)
Dal 4 maggio al 21 maggio 2011
Cardi Black Box presenta in anteprima assoluta l'opera "Dark Wave", doppia videoinstallazione site specific, realizzata dall'artista-fotografa americana Lina Bertucci (nata a Milwaukee, vive e lavora a New York).
"Dark Wave" è un video-ritratto della cultura giovanile immersa in uno scenario vampiresco generato dall'onda oscura di New York.
Con "Dark Wave", l'artista orienta l'indagine verso la sottocultura vampiresca, intesa come metafora del potere sotterraneo: un ritorno all'idea di vitalità, attraverso l'atto di affrontare la manifestazione fisica delle nostre più primordiali paure. Per Lina Bertucci, che della società esplora i margini, la cultura dell'onda oscura rappresenta un'oscurità collettiva, capace di riflettere un aspetto interessante della condizione umana: il lato recondito che raramente viene osservato.
Per "Dark Wave", l'artista ha chiesto a ogni soggetto di guardare semplicemente la telecamera per circa due minuti, senza fornire istruzioni se non quella di fissare lo sguardo verso l'osservatore posto dietro all'obiettivo. Il linguaggio utilizzato dall'artista, sempre sul filo del confine tra arte cinematografica e fotografia, unito al potere dello sguardo, provoca una strana inversione di ruoli, per cui lo spettatore diventa colui che viene minacciosamente scrutato. I protagonisti, una serie di teenager americani, sono stati ripresi ciascuno con il proprio "abito": ognuno di loro a modo suo sente che il "look vampiro" si adatta alla propria natura e ancor più alla loro ideologia di adolescenti irrequieti.
L'archetipo del vampiro esiste da secoli in molte culture ed è sempre stato metafora della lotta tra le forze della vita e della morte, del bene e del male. Questo mito singolare racconta, in qualche modo, le nostre paure e i più profondi e oscuri desideri, ed è proprio per questo perdura attraverso i secoli, grazie al suo ancorarsi alle nostre ansie più primordiali di poter perdere l'energia vitale(Cfr.: press@paolamanfredi.com ; www.cardiblackbox.com )
Dal 4 maggio al 21 maggio 2011, a Milano,
negli spazi di Cardi Black Box - come ultima tappa di un viaggio che ha attraversato tutta l'Italia - approderà il progetto dell'artista siciliana Gabriella Ciancimino, intitolato Dalla Terronia Col Furgone, a cura di Art At Work per Cardi Black Box.
La ricerca di Gabriella Ciancimino (nata a Palermo nel 1978, dove vive e lavora) si muove nella sfera delle relazioni, favorendo l'incontro e le possibili contaminazioni tra culture differenti. L'ambito d'indagine privilegiato dall'artista è il mondo delle tradizioni popolari, in particolare quello delle tradizioni culinarie regionali, che diventano un ideale codice linguistico per mezzo del quale è possibile attivare una conversazione multietnica.
Il progetto Dalla Terronia Col Furgone ha preso avvio da un viaggio in furgone di cinque persone che da Palermo arriveranno a Milano, passando per le piantagioni di Zafferano (la pianta più antica coltivata nel'isola) di Enna, fino a raggiungere le risaie del Vercellese.
Dalla Terronia Col Furgone si compone di una serie di azioni, incontri, workshop: lungo il viaggio Gabriella Ciancimino interagisce con i produttori locali, con gli abitanti del luogo, ne registra folklori popolari e tradizioni culinarie, indagando i meccanismi relazionali che scaturiscono parlando di cibo, dietro cui si cela la storia di un popolo.
Tappa conclusiva del viaggio sarà Milano, dove il team e l'artista hanno partecipato ad una lezione performativa sul risotto alla milanese condotta dalla vicepresidente della consulta regionale di Slow Food, con lo Zafferano e il Riso raccolti in viaggio. L'incontro, documentato con video e foto è diventato parte integrante del progetto, presentato negli spazi della galleria Cardi Black Box(Cfr.: press@paolamanfredi.com )
- A Venezia
Dal 4 giugno al 18 settembre 2011 il Centro espositivo dell'Isola di San Giorgio Maggiore ospita Penelope's Labour: Weaving Words and Images, mostra di arazzi e tappeti antichi e contemporanei a cura di Adam Lowe e Jerry Brotton, promossa e organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini con l'atelier Factum Arte di Madrid.
Oltre ad alcuni tra i più importanti esempi di arazzi antichi appartenenti alle collezioni della Fondazione Giorgio Cini, in mostra saranno presentati arazzi e tappeti contemporanei di: Azra Aksamija, Lara Baladi, Alighiero Boetti, Manuel Franquelo, Carlos Garaicoa, Craigie Horsfield, Grayson Perry e Marc Quinn.
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore.
- Al Mart di Rovereto
Dal 14 maggio 2011 al 30 ottobre 2011 , saranno visibili una dozzina di tele e circa venti tra disegni e incisioni di Roberto Marcello Iras Baldessari, uno dei protagonisti del futurismo. Nato a Innsbruck nel 1894, ma roveretano di formazione, nel 1915 Roberto Baldessari si trasferì a Firenze, dove frequentò il Caffè Giubbe Rosse, entrando in contatto con i futuristi e stringendo importanti amicizie con Filippo Tommaso Marinetti, Remo Chiti, Achille Lega, Primo Conti, Dino Campana e Ottone Rosai. L'artista definì il proprio stile accostandosi a Umberto Boccioni ma anche alla figurazione, e in particolare prese a modello il lavoro di Ottone Rosai e l'elemento "ordinatore" presente nelle opere di questo artista sotto forma di "tagli" o "linee-forza" che scompongono figure, oggetti e paesaggi.
Scoppiata la Grande Guerra, Iras Baldessari ne testimoniò la portata tragica con il toccante dipinto "Treno dei feriti", del 1918, conservato al Museo Civico di Rovereto e presente in questa mostra. Sempre di questo periodo è l'amicizia con Ardengo Soffici, a cui si deve probabilmente la realizzazione dell' "Assemblaggio cubo - futurista, del 1917, una scultura in legno e corda, esposta in questa occasione per la prima volta. Tra il 1920 e il 1922 il contatto di Baldessari con le avanguardie in Germania, e in particolare con le opere di Aleksandr Porfirevi Archipenko e di Kurt Schwitters, lo spinge ad esperimenti pittorici astratti ridotti all'essenziale, basati sulla semplificazione della forma, e sulla policromia più contrastata. Questa evoluzione è testimoniata ad esempio dall'opera "Berlino. La Sprea (Paesaggio con ponte di ferro)", del 1922, una tempera con inserti di collage su cartone(Cfr.: press@mart.trento.it)
- Sempre al Mart di Rovereto, dal 17 settembre all'8 gennaio 2012, vi sarà
l'esposizione, intitolata "Gino Severini (1883 - 1966), futuriste et néoclassique" , che conferma un periodo di intense collaborazioni tra il museo francese e quello italiano, e segue di poco l'inaugurazione, a Rovereto, della mostra "La rivoluzione dello sguardo. Capolavori impressionisti e post-impressionisti dal Musée d'Orsay".
LA MOSTRA dedicata a Severini rappresenta un evento di primo piano per l'arte italiana del novecento. Nel 1967 il Musée national d'Art moderne di Parigi aveva commemorato Severini, dedicandogli una grande mostra personale. Dopo cinquant'anni, questa esposizione vuole riportarne la figura al centro del dibattito artistico.
Viene ricostruito l'itinerario artistico di Severini attraverso una selezione di settantotto opere, provenienti dal Mart e dalle più importanti collezioni pubbliche e private italiane e internazionali come la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, il Centre Pompidou, la Estorick Collection di Londra e la Fondazione Thyssen di Madrid e il MoMA di New York.
Protagonista del movimento futurista, Gino Severini svolge un ruolo fondamentale come punto di contatto tra l'arte italiana e francese nel periodo delle avanguardie e, successivamente, del ritorno al classicismo.
Nato a Cortona nel 1883, dopo gli anni trascorsi presso lo studio di Giacomo Balla a Roma, Severini - "l'Italien de Paris" - compì la sua formazione tra l'Italia e la Francia, dove si trasferisce nel 1906. La ricerca divisionista, che si fonde con l'influenza del pointillisme, è alla base della sua originale interpretazione del futurismo. I suoi soggetti preferiti lo allontanavano dal gusto dei compagni di avventura futuristi: le grandi folle urbane (si veda "The Boulevard" della Estorick Collection), i luoghi del divertimento e il volteggiare delle ballerine. Il linguaggio dell'avanguardia italiana, in Severini si incrociava inoltre con le suggestioni del cubismo e dell'orfismo.
A partire dalla metà degli anni Dieci, Severini fu tra i protagonisti della stagione del "ritorno all'ordine", di cui pone le basi con la straordinaria "Maternità" del 1916, cronologicamente vicina solo alle opere di Picasso nell'anticipare la tendenza di un nuovo classicismo che avrebbe toccato tutta l'Europa.
I legami con la Francia sono presenti costantemente durante tutta la carriera dell'artista, a partire dal testo "Du Cubisme au classicisme. Estetique du compas et du nombre", pubblicato a Parigi nel 1921, fino alla sua vicinanza, negli anni Trenta, al gruppo "Les Italiens de Paris".Cfr.: press@mart.trento.it).
- A Milano, dal 20 maggio al 22 luglio 2011, La galleria 1000 eventi presenta la prima mostra personale di Christopher Michlig: PUNCTUALITY.
Il suo lavoro consiste nell'indagare i materiali visivi e le piattaforme di comunicazione che popolano, punteggiano e descrivono lo spazio pubblico urbano, re interpretando oggetti comuni onnipresenti che vanno dai chioschi ai poster che siano essi pubblicitari o a carattere politico.
Saranno esposti un gruppo di lavori che include una serie di serigrafie a tiratura unica, sculture, collages e un'istallazione a pavimento di cemento colato. Le serigrafie, presentate come a comporre una scultura hanno come soggetto lo spazio negativo che circonda i segni di interpunzione stampati: tali segni come pure la gamma dei colori fluorescenti è lo stesso dei manifesti che trova e raccoglie per strada e sono stampati in strati policromatici sovrapposti. Sul pavimento sono invece collocate centinaia di mattonelle di cemento la cui forma è ricorda quella dei segni grafici di interpunzione e richiamano vuoti tipografici delle stampe. L'artista utilizza la punteggiatura come soggetto compositivo e scultoreo per le sue installazioni spostando continuamente, ripetendo e riorganizzando la punteggiatura rendendola avulsa dal suo scopo principale che è quello di strutturare e organizzare il linguaggio scritto. Con riferimento al modo in cui la punteggiatura ha una propria capacità indipendente di comunicare, in PUNCTUALITY viene collocata in uno spazio concreto ed esplicativo sebbene non definitivo(Cfr.: © 1000eventi - Via Porro Lambertenghi 3 T - Milano -info@1000eventigallery.it).
- A Legnago (Vr), in Spazio eventi dal 7 maggio - 18 giugno 2011, vi sono esposte le opere di TURI SIMETI , quasi trenta opere rappresentative dei diversi decenni che raccontano una storia artistica lunga cinquant'anni. Conosciute e consacrate in Italia e all'estero, le ellissi di Simeti hanno rappresentato e rappresentano uno dei più incisivi segni della nostra contemporaneità: costanti ma al contempo di un'infinita varietà, semplici ma di un'insondabile forza, queste forme emergono dalla tela verso lo spettatore e, come i "tagli" di Lucio Fontana, lo attirano nelle sue altre e misteriose dimensioni. Il maestro siciliano, che ha esposto in molti spazi pubblici e privati tra Europa, Stati Uniti e Brasile oltre che alla Biennale di Venezia del 2009, propone pezzi ricchi di mostre e pubblicazioni e anche opere più recenti, tra cui una scultura e un lavoro inedito dedicato al 150° anniversario dell'Unità d'Italia e studiato appositamente per questa personale(Cfr.: spazioeventi@ferrarinlibreria.it)
Alla Biennale di Venezia, oltre alla grande esposizione di arti visive che aprirà i suoi battenti dal 4 giugno 2011, fino a novembre, desideriamo ricordare che vi saranno esposte le tre opere del pittore veneziano Jacopo Robusti detto Tintoretto (1518-1594) che faranno parte della 54. Esposizione Internazionale d'Arte - ILLUMInazioni, diretta da Bice Curiger (Venezia, Arsenale e Giardini, 4 giugno - 27 novembre 2011).
Le tre grandi tele, concesse in prestito alla Biennale di Venezia dalla Soprintendenza per il Polo Museale Veneziano, saranno esposte nel Padiglione Centrale ai Giardini.
Si tratta di:
• l'Ultima Cena (proveniente dalla Basilica di San Giorgio Maggiore),
• il Trafugamento del corpo di San Marco e la Creazione degli Animali (entrambe conservate presso le Gallerie dell'Accademia).
Tintoretto ha dipinto il Trafugamento del corpo di San Marco per la Sala Capitolare della Scuola Grande di San Marco tra il 1562 e il '66. La Creazione degli animali è stata realizzata tra il 1551 e il '52 per l'Albergo della Scuola della Trinità come parte di un ciclo ispirato alle storie della Genesi. Infine, la grande tela raffigurante l'Ultima Cena è stata dipinta per la Basilica di San Giorgio Maggiore, ed è una delle ultime e più significative opere del Tintoretto.
Ha dichiarato Bice Curiger: "Questi dipinti di Tintoretto, uno degli artisti più sperimentali nella storia dell'arte italiana, esercitano un fascino particolare per la loro luce estatica, quasi febbrile, e per il loro approccio temerario alla composizione che capovolge l'ordine classico e definito del Rinascimento. Le opere giocheranno un ruolo di primo piano nella mostra, instaurando un rapporto artistico, storico ed emozionale con il contesto locale"( Cfr:Ufficio Stampa Arti visive infoartivisive@labiennale.org)
- A Siracusa , nella Galleria Civica d'Arte Contemporanea( MONTEVERGINI), vi è la mostra di
Paolo Baratella intitolata , CANTO DEL CAPRO NEL GIARDINO DELLE ESPERIDI.
Il realismo e la magia appartengono alla pittura di Paolo Baratella, nella sua visione scenografica e architetturale, che non si ferma mai davanti ad un limite concettuale definito, ma deborda sempre verso un altrove, portando in sé una forte carica filosofica,sapienziale, capace di mettere insieme, in una multivalente formula coniugale, nelle sue immagini, sempre forti, emotive, affascinanti, con la sottile ed acuta compiacenza della metafora, che fa viaggiare il pensiero e l'immaginario, in circolarità che improvvisamente si aprono e diventano tangenti verso il nuovo e l'inedito, frutto di un travaglio che si chiama fantasia. La sua forte ed espressionistica connotazione cromatica, che da sempre lo caratterizza come fruitore attivo e creativo dei linguaggi mediatici attuali, si connota come una sua caratteristica costante, capace di confrontarsi con i referenti iconografici e concettuali più complessi, che convergono, verso la contemplazione, che viene dall'iconologia, verso l'attraversamento che viene dall'emozionalità, facendolo leggere come evento visivo, assolutamente palese, assolutamente segreto. Si tratta di una pittura piena, che viene da lontano, da una effervescenza in cui la fisica più piena ed erotica si amalgama con un forte arcadismo e razionalismo del pensiero, generando un universo, lussureggiante, moltiplicante, in cui ciascun quadro ne contiene tanti altri, come sintesi di una narrativa che diventa i capitoli successivi di un grande poema e di una ritmata musicalità poetica, che non potrebbe essere detta altrimenti, con altrettanta evidenza baroccheggiante, quindi capace di una sua verità dei sensi, intuitiva e panica, capace di spaziare ampiamente, dal mito alla virtualità, dopo essersi ancorata, in una lunga stagione, in una forte politicità, in una atmosfera rivoluzionante, dinamica, volta supremamente al futuro e all'utopia ed essere diventata repertorio antropologico, di un passato che non passa mai, di un presente che è sfuggente ed è imprendibile, d'un futuro, che potendo essere tutto, è niente( Cfr.: mariasofiabazan@gmail.com)
- nella cornice straordinaria delle sale di Palazzo Grimani a Venezia, vi è la mostra di Veronese dal titolo: Le Storie di Ester rivelate. L'esposizione propone al pubblico, presentati eccezionalmente ad altezza d'uomo, i tre capolavori di Paolo Veronese provenienti dal soffitto di San Sebastiano, chiesa monumento dell'opera di Paolo Veronese. Le tele raffigurano il Ripudio di Vasti, Ester incoronata da Assuero e il Trionfo di Mardocheo, scene veterotestamentarie tratte dal Libro di Ester. Il restauro delle tele, protrattosi dal novembre 2008 al gennaio 2010 e diretto da Giulio Manieri Elia, ha restituito a questi straordinari dipinti la loro eccezionale qualità cromatica, luministica e compositiva. La mostra è un'occasione irripetibile e imperdibile per vedere da vicino le tele che, a conclusione dell'esposizione, torneranno definitivamente nella loro sede originaria, sul soffitto della chiesa di San Sebastiano, a circa dodici metri di altezza(Cfr. http:///www.polomuseale.venezia.beniculturali.it )
- A Bergamo, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, c'è da vedere: Ogni cosa a suo tempo .
Ogni cosa a suo tempo, da omnia cum tempore - secondo la fonte originale dal Qoelet o Ecclesiaste, uno dei testi contenuti nella Bibbia Cristiana ed Ebraica - cioè ogni cosa ha il suo tempo ed è nel suo tempo. In questa riflessione nasce il progetto di arte contemporanea negli antichi matronei della Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo con la partecipazione di sei giovani artisti internazionali, chiamati di volta in volta in coppia per rispondere, attraverso lavori ad hoc o appositamente scelti, ad un processo di continuità artistica ed interpretativa.
La Fondazione MIA - Congregazione della Misericordia Maggiore di Bergamo, fondata nel 1265, ospita negli spazi della Basilica di Santa Maria Maggiore, a partire dal 14 maggio 2011, la prima mostra di questo ciclo annuale curato da Stefano Raimondi, Paola Tognon e Mauro Zanchi.
Ogni cosa a suo tempo riapre un dialogo con il presente attraverso gli interventi di artisti contemporanei in connessione con il grande e maestoso cantiere della Basilica: in un ciclo di tre mostre alcuni tra i più significativi artisti nazionali e internazionali - Adrian Paci e Andrea Kvas, Daniel Knorr e Riccardo Beretta, David Adamo e Luca Francesconi - sono chiamati a confrontarsi con gli spazi e le memorie della Basilica. La Basilica di Santa Maria Maggiore entra così in rapporto dialettico e iconografico con l'arte contemporanea mediante un processo di interpretazione e restituzione dell'attualità volutamente inserita in un contesto carico di arte, storia e spiritualità.
Ogni cosa a suo tempo / All in a Good Time
a cura di Stefano Raimondi, Paola Tognon, Mauro Zanchi
maggio/ottobre 2011( Cfr.: alicepanti@libero.it)
- A Padova, nel Museo diocesano, vi é Sulle ali degli Angeli. Da Guariento a Galliani. Un grande artista del Trecento e un grande artista contemporaneo si incontrano idealmente per declinare uno dei temi più affascinanti dell'iconografia sacra, quello degli Angeli. La mostra-installazione Il Codice degli Angeli di Galliani, allestita al Museo Diocesano, è un concentrato di emozioni. La Sala dei Vescovi si popola di angeli contemporanei: il visitatore potrà ammirare cinque opere monumentali realizzate a matita su tavola. Poco più in là, una teca di cristallo preserva un ulteriore angelo, anzi due, visto che le figure compaiono sul recto e sul verso di una tavola dedicata a Guariento. Alle pareti intorno alla teca, quattro disegni, sempre sul tema degli Angeli. Infine un omaggio alla Vergine, un tappeto di rose rosse, a carboncino, richiamo alla sacralità di questo piccolo, intenso ambiente di private devozioni. A Palazzo del Monte, edificio con circa 500 anni di storia, trova casa la produzione di Guariento di Arpo, il Maestro delle Gerarchie Angeliche. E' il primo artista di corte a Padova: di lui non si conoscono l'anno e il luogo di nascita, ma è nota la sua attività che, tra il 1338 e il 1367, lo colloca tra i precorritori del gotico internazionale.Per i Carraresi crea il suo capolavoro, la decorazione della Cappella della loro Reggia. Per i Dogi dipinge il celebre Paradiso per Palazzo Ducale a Venezia. Ma Guariento non si dedica solo agli Angeli: realizza, infatti, tavole di soggetto sacro e ritratti di eleganza cortese, resi con un delicato colorismo.Nella mostra padovana la figura e l'attività dell'artista sono poste a confronto con le esperienze di altri maestri: Giotto, Pietro e Giuliano da Rimini, Vitale da Bologna, Paolo e Lorenzo Veneziano, Giusto Menabuoi, Altichiero, Jacobello del Fiore, Nicolò di Pietro, Giambono.
Avvertenza per i probabili lettori:
Ci sarebbero altre bellissime esposizioni in giro per l'Italia. Quelle che abbiamo presentato vogliono essere uno stimolo creativo a cercarsi gli artisti che si amano di più. Inoltre, gli stili dei vari comunicati sono diversissimi tra loro, ma ciò è quello che ci circonda e che sarà sempre originale. Non per niente la prossima mostra di palazzo Grassi (2 giugno prossimo) dal titolo. "Il mondo vi appartiene", è un lieto invito a volersi bene e a rendere la nostra terra migliore.
Maria ed Enrico Marotta