DIFESA DELLA COSTITUZIONE? UN NON SENSO COSI' COME VIENE PRESENTATO. LA COSTITUZIONE HA BISOGNO DI ESSERE MODIFICATA! 11 3 10 42
Da un po' di tempo c'è uno slogan che risuona nelle piazze rimbalzando in altre sedi, TV compresa: "Difendiamo la Costituzione" e varianti sul tema. Viene spontaneo chiedersi chi vuole attentare alla Costituzione visto che si rileva questo sprone a difenderla. Scorrendo il panorama politico italiano non scorgiamo traccia di attentatori, né ne vediamo in fasce extraparlamentari fortunatamente non alimentate come qualche lustro fa.
Ci sono revisori in azione, chi cioè pensa che parti della legge fondamentale del nostro Stato debbano essere modificate aggiornandole alla mutata condizione della nostra comunità visto che in fin dei conti gran parte degli articoli risale ad oltre 60 anni fa. Ci sono poi parti che richiederebbero non di essere modificate ma di essere applicate. Il caso classico è quello dell'art. 40 che testualmente recita: "Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano". In tutti questi decenni l'unica cosa che è stato possibile fare è arrivare ad una legge che una regola allo sciopero nell'ambito dei servizi pubblici là, ancorché forse non del tutto sufficiente. Nel 1990 è infatti stata approvata la legge 146 e nel 2000 la 831 che ha modificato la precedente. Nebbia totale per quanto concerne il settore privato. Anzi quando qualcuno ha tentato con proposte di legge c'è stata una mezza sollevazione, Sindacato in primis…
Torniamo alle modifiche. Noi non entriamo nelle singole proposte o nelle singole posizioni politiche. Vogliamo sottolineare che i Costituenti hanno saggiamente previsto la possibilità di modifiche, saggiamente anche prevedendo una procedura di garanzia non potendosi pensare che l'iter di approvazione di una legge costituzionale possa essere lo stesso di una legge ordinaria.
Riportiamo in proposito l'art. 138:
"Revisione della Costituzione - Leggi costituzionali
Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti".
Il legislatore ha provveduto a stabilire le modalità di svolgimento del referendum con la legge 25 maggio 1970, n. 352.
Quale "difesa della Costituzione" dunque?
Quale "difesa della Costituzione" dunque c'è da chiedersi. La difesa di quello che c'è? Non ci è mai piaciuto il conservatorismo, di quale parte sia, da quale parte venga. Non crediamo per nulla alle rivoluzioni alle quali la storia insegna succedano quasi sempre le restaurazioni e nel resto dei casi le tirannie. Ma la storia insegna pure che la difesa dello status quo non paga, anzi prima o poi i nodi vengono al pettine.
La fine della conservazione
Vale quello che avevamo scritto il 20 aprile di sei anni fa a proposito del centro di Sondrio: "Si può anche lasciare tutto così com'é. Ricordiamo però la storia della sequoia e dell'eucalipto nano. Entrambi svettavano altissimi quando ancora l'uomo non c'era. Queste due piante hanno scelto due vie diverse. La sequoia ha continuato a cambiare, adeguandosi alla mutata realtà circostante, tanto che oggi non ha quasi più nulla della sua lontanissima antenata. Cosa gli é rimasto di allora? Così facendo ha continuato a svettare altissima costituendo oggi una splendida attrattiva naturale. L'altra pianta ha difeso invece strenuamente le sue caratteristiche originarie. Immutata nel tempo, o quasi, le sue foglie sono quelle di allora, la sua struttura é quella di allora, fotocopia dell'antichissimo antenato. Non del tutto quella di allora: per questa difesa strenua ha pagato il suo prezzo. Non svetta più altissima come le 600 specie sue sorelle. Per difendere la sua fisionomia si é racchiusa in se stessa sempre più piccola ed oggi ciascuno di noi la può guardare dal basso in alto."
La conservazione finisce sempre nel modo opposto di quello che i conservatori si propongono. Il proverbio sostiene che chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia e non sa quel che trova. Non sarebbe certo arrivato l'homo sapiens. Non sarebbe scomparso l'uomo di Neanderthal e quindi vivremmo nelle caverne vestiti di pelli documentando la nostra esistenza non con il computer ma con incisioni rupestri.
Chiamare le cose con il loro nome
In realtà questa "difesa" corre su un sottile filo di ipocrisia. Chiamiamo invece le cose con il loro nome. Il taglio non è di tipo istituzionale ma politico. La "difesa" ruota intorno al tema della Giustizia e allora chiamiamo le cose con il loro nome scevri da pregiudizi di qualsivoglia titolo e lontani da ogni strumentalizzazione politica.
La riforma della Giustizia
Se qualcuno ritiene che le cose vadano bene così come sono manifesti pure il suo pensiero. Le cose però non vanno per niente bene. Non allunghiamo il braccio, non spianiamo l'indice supportato dal pollice verso un obiettivo avanti a noi: tu quoque artifex calamitatis. Colpa tua insomma! No, non c'è una colpa. Non c'è qualcuno da rivestire con abito rosso luciferino, corna e coda. Non è il diavolo il Ministro di Grazia e Giustizia, non lo è il sindacalista Luca Palamara, non lo è chiunque e a qualsiasi, effettivo, titolo si occupa del problema.
Se si parte da questo punto allora può anche succedere che ci si possa sedere a un tavolo senza scagliarsi reciprocamente addosso i portacenere, supposto che ve ne siano ancora e in ogni caso a livello di metafora.
Se ci sono,. come qualcuno dice, 10 milioni di procedimenti civili da dipanare (vale lo stesso discorso se fossero anche solo un milione) ci pare che sia interesse di tutti trovare le vie per trasferire gradualmente alla raccolta differenziata un bel po' di falconi mettendo altresì in prospettiva di evitarne l'acquisto di nuovi visto e considerato che qualcuno ha inventato aggeggi elettronici molto utili e qualcun altro ha preparato cosucce interessanti per usare al meglio quegli apparecchi. Occorre che il Ministro Calderoni continui a buttare nel fuoco leggi, norme, regolamenti, moduli, timbri, procedure come fa qualsiasi azienda, pubblica o privata, per l'obsoleto. Occorre modernizzare. Sul discorso dell'autonomia della Magistratura non ci piove dato che abbiamo avuto tutto il tempo per masticare quel che ci ha ammannito Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède et de Montesquieu, nel suo 'L'esprit des lois'. Non ci piove. Così come non ci piove sul fatto che qualcosa vada visto all'interno dell'Ordine giudiziario. Si ha l'impressione di un'eccessiva discrezionalità nell'applicazione delle leggi con giurisprudenza di livello opposto e non sempre come dato fisiologico. Si ha l'impressione, senza voler iscriversi alla lista berlusconiana nel carnet des doleances, di eccessi. Scalfaro, agli antipodi del cavaliere, ha sostenuto che è uno scandalo il fatto che non si apra mai un fascicolo per violazione del segreto istruttorio. Casini, che non è proprio in vena di tenerezze con Arcore, ha parlato di accanimento giudiziario nei confronti del premier. La politicizzaione di alcuni magistrati non è un mistero che dia fastidio a molti, probabilmente alla maggioranza, loro colleghi. D'Alema, non è un mistero, aveva manifestato l'esigenza di intervenire nel settore. Note pure le posizioni di Violante, il che è tutto dire.
Le altre riforme
Difesa della Costituzione. No. Va modificata. Va aggiornata. Va modernizzata.
Bisogna farlo per irrobustire la nostra democrazia, per rendere più efficiente il Paese.
La vera difesa
La vera difesa della Costituzione la si fa, modificandola, difendendo i valori che essa esprime avendo al centro l'uomo, la persona umana. La si fa tenendo conto che i pericoli più gravi per la nostra comunità, per il nostro Paese non vengono dai competitori politici interni, chiunque siano, ma dai problemi che incombono all'esterno e dall'esterno.
La Palude
Evitiamo di imitare la Palude. "La storia" - qualcuno ha commentato - "passava davanti a loro e manco se ne accorgevano"
Frizziero