REFERENDUM ACQUA, VIA LIBERA DALLA CORTE COSTITUZIONALE 11 1 20 26
Via libera dalla Corte Costituzionale a due dei tre quesiti del Comitato 'Siacquapubblica' relativi alla gestione del servizio idrico integrato: uno per l'abrogazione delle norme del decreto Ronchi-Fitto sulle modalità di affidamento con gara a privati dei servizi pubblici di rilevanza economica, l'altro per la cancellazione delle norme del governo Prodi riguardanti la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Rigettato il quesito promosso dal partito Idv per abrogare parte del decreto Ronchi-Fitto e quello promosso dal Comitato 'Siacquapubblica' per cancellare le norme in materia di ambiente sulle forme di gestione e sulle procedure di affidamento delle risorse idriche. Ammesso infine anche il quesito sul nucleare promosso dall'Idv per cancellare circa 70 norme contenute nei provvedimenti che con il governo Berlusconi hanno riaperto la strada a nuove centrali.
Con il referendum si propone di scegliere se avere una "tassa" per pagare gli investimenti,
oppure continuare a reperire quei soldi dalla tariffa. Questo, in sintesi, il pensiero di Mauro D'Ascenzi, vicepresidente di Federutility. "Con ciò che è rimasto - spiega D'Ascenzi - si decide sull'abrogazione dell'art. 23-bis del dl Ronchi. Ma - aggiunge - deve essere chiaro che con la vittoria del 'si' rimane invariato l'affidamento alle tre forme di gestione: pubblico, misto, e privato". Per il secondo quesito, con la vittoria del 'si' viene "esclusa la possibilità di remunerare il capitale investito: si chiede, sostanzialmente, di ridurre l'utile delle imprese affinché gli investimenti non arriveranno più dalla tariffa ma dalla fiscalità generale", e cioé da una "tassa". Ma - avverte - "con la fiscalità generale potrebbe accadere che Milano si trovi a pagare gli investimenti di Palermo, mentre con la tariffa il cittadino sa di pagare un suo investimento". Già oggi con le tariffe - secondo D'Ascenzi - "non abbiamo capitali sufficienti, senza contare che ci sono parecchi investimenti da fare in Italia: specie nella rete, che in alcune zone è addirittura medievale, e sui depuratori che in Italia sono un miraggio" oltre a essere a "rischio infrazione da parte dell'Ue".
"Ribadisco la posizione che abbiamo assunto unitariamente in tutti questi mesi: quella referendaria e' una battaglia di retroguardia frutto di una cultura che non ha ancora fatto i conti con la modernita'". Il ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto ha commentato così la decisione della Consulta. "I referendari - aggiunge - vorrebbero far tornare indietro di molti decenni le lancette della storia delle liberalizzazioni di questo paese". "Proporre di abolire la riforma - continua - significa dichiararsi contro la concorrenza, la trasparenza, la liberta' di stabilimento, di economicita' ed efficienza che sono i principi che ispirano la norma e la riforma".