Stato-Regioni: elettroshock "mezzo terapeutico rischioso" - “Le regioni dettino norme di organizzazione e procedura”
A livello nazionale è stata presa posizione nei confronti
dell’elettroshock, un metodo terapeutico psichiatrico,
fortemente controverso ancora in vigore in diverse regioni
italiane, come la Lombardia, il Lazio, la Toscana con grossi
profitti e senza alcuna garanzia della tutela del paziente.
La Corte Costituzionale con sentenza 10-14 novembre 2003 n. 338
pur con alcune limitazioni relative ad articoli che abolivano
l’uso dell’elettroshock, ha ritenuto legittimi
costituzionalmente, anche nel merito, gli art. 3 e 6 della Legge
promossa dalla Regione Piemonte, relativi all’introduzione del
consenso informato e l’istituzione di organi di controllo e
monitoraggio, limitando così non solo l’uso ammissibile
dell’elettroshock, ma mettendo anche la psichiatria nella
condizione di dover rispondere allo Stato della garanzia della
tutela del paziente trattato.
Dal momento che nella sentenza della Corte Costituzionale viene
asserito che: “ le Regioni, responsabili per il territorio dei
servizi sanitari, dettino norme di organizzazione e di
procedura, o norme concernenti l’uso delle risorse pubbliche in
questo campo: anche al fine di garantire l’appropriatezza delle
scelte terapeutiche e l’osservanza delle cautele necessarie per
l’utilizzo di mezzi terapeutici rischiosi o destinati ad
impieghi eccezionali e ben mirati”, è auspicabile che tutte le
Regioni si impegnino maggiormente e con più responsabilità in
difesa dei diritti e tutela dei cittadini.
La Lombardia con oltre 30 comuni che hanno già aderito
all’appello del Comitato dei Cittadini per i Diritti dell’Uomo,
un ente internazionale molto attivo in ambito psichiatrico che
ha sostenuto l’approvazione della legge in Piemonte, si sta
impegnando, con l’adesione di migliaia di cittadini, a sostenere
le procedure a salvaguardia dei diritti del paziente.
Il Dottor Roberto Cestari, Presidente del Comitato, ha
dichiarato: “Un grande passo avanti, un precedente che avrà
risvolti nazionali ed internazionali. Per la prima volta le
istituzioni hanno uno strumento per evitare danni, violenze e
soprusi perpetrati quotidianamente in nome della salute
mentale”.
Patrizia Viglianco - CCDU
Comitato dei Cittadini per i Diritti dell’Uomo:
ccdu.milano@tiscalinet.it
GdS - 18 XII 03 - www.gazzettadisondrio.it