10 10 4 RIFLESSI DEL FUTURO (XII BIENNALE D'ARCHITETTURA, VENEZIA 29 AGOSTO- 21 NOVEMBRE
Dopo accesi scambi di opinione su cosa veramente per ognuno di noi era il "bello", il "nuovo", l'"originale della XII Biennale d'architettura, ci siamo accordati su alcuni progetti esposti sia all'Arsenale( il Padiglione Italia) che nei vari padiglioni nazionali ai Giardini. Ne è emerso un poutpourri talmente particolare che- sicuramente- gli architetti boccerebbero. Però se il titolo della rassegna è : "People meet in Architecture"…bisogna rassegnarsi a che il nostro giudizio si sia basato soprattutto sull'eco-sostenibilità, sull'inventività, sulla tecnologia.
Ecco, allora:
Il Padiglione Italia
il Padiglione Italia, in fondo allo spazio Arsenale. Uno spazio bello, coinvolgente, proteso verso il futuro, dove tecnologia e ecologia si incontrano. AILATI (Italia all'incontrario) è suddivisa in tre sezioni: Amnesia nel presente. Italia 1990-2010 propone un bilancio dello stato dell'architettura italiana, Laboratorio Italia (dove vengono mostrate le ultime proposte per un'architettura vicina ai bisogni delle persone, tra le quali colpisce la sezione Abitare sotto i 1000 euro al mq), e Italia 2050 visionario progetto che unisce multimedialità e creatività, realizzato in collaborazione con la rivista di alta tecnologia Wired.
"Il Padiglione Italia rappresenta il momento più alto e pubblico di lettura critica e di sguardo verso il futuro dell'architettura italiana. In una fase storica dove il consumo di territorio e risorse naturali sono un tema d'emergenza, Luca Molinari(il curatore) con AILATI. RIFLESSI DAL FUTURO offre, nei nuovi spazi dell'Arsenale raddoppiati rispetto alla scorsa edizione, un contributo critico e corale a una rinascita dell'architettura contemporanea come disciplina civile, capace di produrre luoghi di qualità e insieme di offrire riflessioni e possibili soluzioni" commenta Sandro Bondi, Ministro per i beni e le attività culturali.
Il Padiglione Australia,
L'esposizione 'NOW and WHEN Australian Urbanism' si propone come catalizzatore per un dibattito sul futuro delle nostre città, dedicandosi a problematiche attuali come sostenibilità, espansione urbana incontrollata, densità e immigrazione- affermano i due curatori John Gollings, rinomato fotografo di architettura e Ivan Rijavec, architetto, altrettanto famoso.
L'esposizione è composta da due sale. La sala NOW mette in mostra cinque tra le più interessanti regioni urbane e non urbane dell'Australia nel loro stato attuale, ritratte dal Co-Direttore Creativo e rinomato fotografo di architettura, John Gollings, mentre nella seconda sala, 17 ambienti urbani futuristici propongono immagini di quando - WHEN - sie supererà il 2050. Queste idee, che ritraggono le città australiane in un futuro che dista oltre 40 anni da oggi, sono il risultato di un concorso nazionale bandito dall'Australian Institute of Architects. Queste visioni spaziano da un centro urbano in cui l'alimentazione elettrica è fornita dalla muffa, a una città basata su 'acquicolture', fino a regioni collegate da 'spine dorsali' centralizzate.
Rijavec e Gollings vedono la futura trasformazione urbana in Australia spinta tanto dagli imperativi politici ed economici quanto dalla tecnologia e dal design. Nei prossimi quarant'anni l'Australia potrebbe diventare la nazione industrializzata con il tasso di crescita più veloce al mondo; le proiezioni stimano una crescita del popolazione del 65%, quasi il doppio della percentuale mondiale.
Lo scopo del concorso nazionale per la selezione di WHEN era di liberare gli architetti dalle restrizioni dettate dalla progettazione e dal design per dare vita a una visione del futuro. 'NOW and WHEN' affrontano questioni quali: è meglio che le città crescano orizzontalmente o verticalmente? Cosa accadrebbe se il confine di crescita di una città non fosse in periferia ma al centro? Cosa accadrebbe se nuove iniziative di pianificazione fossero introdotte amministrando l'uso dello spazio aereo? Golling commenta: "La mia speranza è che questa iniziativa generi nuovi modi di pensare l`urbanismo. Questa esposizione allontana i pragmatisti invitandoli all'interno di un reame immaginario, che mi auguro diano rinnovata ispirazione alle strategie di pianificazione urbana.
'NOW and WHEN'ha utilizzato una forma completamente nuova di tecnologia stereoscopica 3D, per avvicinarsi all'esperienza olografica e virtuale, entusiasmante da vedere. 'NOW and WHEN'è accessibile su molti livelli diversi, quindi è stimolante per chiunque nutra interessi in un'ampia gamma di fattori come l`architettura, la fotografia, la resa architettonica, lo sviluppo della tecnologia stereoscopica e delle teorie di urbanismo o futurismo. Volevo far si che 'NOW and WHEN' fosse controversa e polemica ma anche accattivante e divertente."
Alla realizzazione degli ambienti urbani futuristici del post-2050 vi è un team di 17 studi:
• Sydney 2050: Fraying Grounddi RAG URBANISM; membri del team: Richard Goodwin (Richard Goodwin Art/Architecture), Andrew Benjamin, Gerard Reinmuth (TERROIR)
• Symbiotic City di Steve Whitford (Università di Melbourne, Facoltà di Architettura, Costruzione e Progettazione) + James Brearley (BAU Brearley Architects and Urbanists, Professore Aggiunto presso RMIT)
• The Fear Free City di Justyna Karakiewicz, Tom Kvan e Steve Hatzellis
• A City of Hopedi EDMOND & CORRIGAN; membri del team: design - Peter Corrigan (tutto), realizzazione - Michael Spooner (e supporto)
• Mould City di Colony Collective (Madeleine Beech, Jono Brener, Nicola Dovey, Peter Raisbeck e Simon Wollan)
• Sedimentary Citydi Brit Andresen e Mara Francis
• Aquatown di NH Architecture con Andrew Mackenzie
• Multiplicity di John Wardle Architects & Stefano Boscutti
• Ocean City di Arup; membri del team: Alanna Howe, Alexander Hespe
• -41+41 di Peck Dunin Simpson Architects; membri del team: Fiona Dunin, Alex Peck, Andrew Simpson in collaborazione con Martina Johnson, Third Skin, Eckersley Garden Architecture, Angus McIntyre, Tim Kreger
• Survival vs Resiliencedel team nato dalla collaborazione tra BKK Architects, Village Well, Charter Keck Cramer e Daniel Piker; membri del team: BKK Architects (Tim Black, Julian Kosloff, Simon Knott, George Huon, Julian Faelli, Madeleine Beech, Jane Caught e Steffan Heath), Village Well, Charter Keck Cramer e Daniel Piker
• Terra Form Australis di HASSELL, Holopoint & The Environment Institute; membri del team: Tim Horton, Tony Grist, Prof Mike Young, Ben Kilsby, Sharon Mackay, Susie Nicolai, Mike Mouritz
• Island Proposition 2100 (IP2100)di Scott Lloyd, Aaron Roberts (room11) e Katrina Stoll
• Implementing the Rhetoricdi Harrison e White con Nano Langenheim; membri del team: Marcus White, Stuart Harrison e Nano Langenheim
• How Does it Make You Feel(HDIMYF) di Ben Statkus (Statkus Architecture), Daniel Agdag, Melanie Etchell, William Golding, Anna Nguyen, Joel Ng
• Loop-Pool / Saturation Citydi McGauran Giannini Soon (MGS), Bild + Dyskors, Material Thinking; membri del team: MGS - Eli Giannini, Jocelyn Chiew, Catherine Ranger, Bild - Ben Milbourne, Dyskors - Edmund Carter, Material Thinking - Paul Carter
• A Tale of Two Cities di Billard Leece Partnership Pty Ltd; membri del team: Grace Chung, Alan Hunt, Georgie Kearney, David Leece, Grant Roberts, Ardhene Sembrano, Rajith Senanayake, Guy Sendy-SmithersSuffian Shahabuddin, Bob Sinclair, Stuart Webber
• E' impossibile non nominarli tutti: essi sono il futuro dell'Australia, in quanto a rendere la vita delle persone in armonia con il proprio ambiente e con lo sviluppo del progresso.
Il Padiglione canadese
Il Canada ha partecipato alla Biennale Architettura per la prima volta. L'opera , curata da Philip Beesley, è insolita e suggestiva, dal nome : Hylozoic Ground.Il riferimento è all'ilozoismo, antica dottrina secondo cui la materia è una forza dinamica vivente che ha in sé stessa animazione, movimento e sensibilità senza bisogno di interventi esterni. In Hylozoic Ground, invece, l'agente esterno c'è. Il visitatore si trova di fronte una foresta di microprocessori e sensori in acrilico con cui può interagire. Decine di migliaia di componenti leggerissime che respirano e palpitano come esseri viventi. E' un'installazione interattiva, come una foresta incantata di piante-automi che, sollecitate dal visitatore, si muovono in uno scenario fantastico. Per le ragazze del loro ufficio stampa, Philip Beesley, è il nuovo Leonardo.
il Padiglione ungherese, è divertente come non mai: presenta centinaia di matite colorate che pendono dal soffitto con dei fili trasparenti(tipo tenda) , che ti avvolgono e ti proiettano in un mondo incantato. L'architetto Zsolt Petrànyi ci ha detto che ha impiegato un anno per creare quest'opera. Del resto Borderline Architecture nasce dal concetto che l'architettura si occupi di linee prima che di case.
Prima di uscire , l'architetto chiede il tuo nome e lo incide velocemente su una delle tante matite di cui scegli il colore. Diego-5 anni- ha chiesto di incidere anche il nome del suo amico Alan.
Il Padiglione Korea
Anche l'installazione della Korea Re.Place.ing documentary of a changing metropolis Seoul scatta una fotografia dei cambiamenti della metropoli. Il concetto che sottende all'installazione è che la città viene cambiata in continuazione dagli individui che la abitano. Rende bene quest'idea il progetto Differential Life Integral City di Hah Te Soc che chiede al visitatore di partecipare alla trasformazione della città utilizzando degli smartphones. Tramite un'applicazione, immettendo il proprio stile di vita, l'utente crea la propria casa ideale e contribuisce a far crescere la città virtuale. .Intanto, Diego si è divertito con i suoi quattro figli a saltare da una stanza all'altra, tutte rigorosamente in legno e ricca di cuscini. Naturalmente a piedi scalzi.
Il Padiglione danese
ll padiglione danese si sviluppa attorno a una struttura dalla forma di doppia spirale ed è caratterizzato da sequenze spaziali continue che si articolano senza cesure. Lo spettatore, assecondando inconsciamente il percorso tracciato dagli anelli, può giungere così fino al piano superiore per poi riscendere fino al piano terra del padiglione. Le sequenze spaziali curvilinee all'interno della doppia ellisse si articolano lungo due sentieri paralleli: uno pedonale, uno ciclabile. Al centro dei due percorsi si snodano delle panchine dal design minimale che fungono da punto di sosta a disposizione degli spettatori e nel contempo staccionata dal design sofisticato. Quest'opera di design si intitola: "Panchina sociale" ed è frutto dell'artista danese Jeppe Hein. 300 biciclette sono state messe a disposizione degli spettatori in maniera gratuita. A Copenhagen i cittadini hanno rinunciato a usare l'automobile, a favore dell'uso della bicicletta dando vita a quella che è diventata ormai una moda che è stata esportata anche a Shanghai. L'uso della bicicletta non solo incarna l'essenza della coscienza ecologica danese, ma è diventato anche l'emblema del padiglione stesso.Una volta varcata la soglia del padiglione, la Sirenetta domina la scena, circondata da verdi acque. Dopo avere percorso 8272 chilometri, la scultura è stata esposta per la prima volta dopo quasi cento anni dalla sua posa in un luogo diverso dalla sua locazione originaria. Sui muri del padiglione danese campeggiano immagini dei luoghi turistici più rappresentativi del paese. La Sirenetta sta alla Danimarca, quanto la Grande Muraglia alla Cina. Visitando questo padiglione capisci subito il perché la Danimarca è posta sempre tra i Paesi più vivibili del mondo. Lì amano sul serio la convivialità e il benessere del popolo.
Per concludere: ci siamo chiesti: di cosa c'è bisogno oggi? Qualità di vita, sostenibilità, tecnologia, recupero degli spazi. Ma soprattutto c'è la necessità di porre sempre la persona al centro dell'architettura. E di costruire sulla base delle esigenze e dei ritmi dell'essere umano. E- sinceramente- anche se ci è stato impossibile descrivere la fatica e la creatività delle altre migliaia di architetti- con forza affermiamo che le partecipazioni nazionali si sono focalizzate proprio su questo.
Maria - Elisa -Enrico - Antonio De Falco Marotta