QUESTO ELETTRODOTTO S'A DA FARE SOLO SE...

Troppi elettrodotti nel Tiranese (non solo là) - I 1300 km di elettrodotti in provincia - Razionalizzare la selva di elettrodotti - E l'ENEL ci stava! - Nessuno se ne é occupato. Ancora attuale? - La Prov




TROPPI ELETTRODOTTI NEL TIRANESE (NON SOLO LA')


Troppi elettrodotti nel Tiranese”. Così titola a tutta pagina 19
La Provincia nel numero di giovedì 31 gennaio un articolo
dedicato sostanzialmente ad una intervista con il responsabile
tiranese di Legambiente Ruggero Spada. 

Credo che valga la pena di intrattenersi su questo argomento
nell’interesse generale essendomi occupato a fondo
dell’argomento. Molti articoli sul tema sono su “La Gazzetta di
Sondrio” (giornale solo on-line e senza pubblicità, quindi certo
…non vostro concorrente!) ma visto che sono ancora molti quelli
che non si rendono conto dell’importanza della rete, può essere
utile per loro la pubblicazione su un giornale “in carta” a
larga diffusione, come può essere utile al giornale fornire dati
e notizie che sulla stampa locale sono andate, specie
recentemente, quasi mai.



I 1300 KM DI ELETTRODOTTI IN PROVINCIA


Veniamo al tema della selva degli elettrodotti in provincia,
1300 Km di cui 800 ad alta tensione, con un territorio asservito
di grande rilievo ed anche con un taglio di piante annuale,
sotto i cavi, di proporzioni enormemente maggiori rispetto alle
4000 piante dei mondiali del 1985 diventate un caso nazionale.


RAZIONALIZZARE LA SELVA DI ELETTRODOTTI



Non appena pubblicato sulla G.U. il DPCM 23.4.1992 che fissava
le fasce di rispetto dagli elettrodotti ma che prevedeva anche
in un decennio il risanamento degli stessi, il sottoscritto,
allora Presidente del BIM, ritenne che fosse il momento di porre
la questione della possibilità di eliminare la selva di
elettrodotti esistenti in provincia sostituendoli con una sola
linea ad alta tensione
.

Il BIM aveva una eccellente équipe di consulenti post-calamità
del 1987 - grazie ai suoi studi fu possibile risparmiare quasi
1000 miliardi di denaro pubblico che altrimenti sarebbero stati
impiegati sulla frana della Val Pola -, coordinata dall'ing. Noé,
Vicepresidente dell'ENEA.

Posi a lui il problema con l'incarico anche di sondare l'ENEL al
riguardo.

Il risultato fu superiore ad ogni aspettativa.

La cosa era fattibile, ma non in teoria.

E
L'ENEL CI STAVA!
A metà
giugno il Consiglio di Amministrazione dell'ENEL di fatto
approvò l'iniziativa con una delibera corposissima di oltre una
trentina di pagine già prefigurante i dettagli
.

Erano previste due linee Valtellina-Milano a 380 kV che
avrebbero consentito lo smantellamento di quasi 1300 Km di
elettrodotti - oltre che dell'ENEL dell'AEM, della SONDEL e
della EDISON -, a 132 e 220 kV con una eliminazione di servitù
su circa - citazione a memoria - 2500 ettari di territorio.

Il costo, riferiva l'ing. Noé sarebbe stato di 460 miliardi, in
gran parte coperto capitalizzando i benefici dell'operazione.
Servivano però 60 miliardi per renderla possibile. Chiesi di
valutare la situazione eliminando il costo dello smantellamento
dei tralicci, effettuabile in tempi successivi con gradualità 
nelle sole zone antropizzate, anche a cura di privati. Il costo
sarebbe sceso a 400 miliardi, quindi senza bisogno di
interventi.

Un'occasione d'oro.

Rimasta tale.


NESSUNO SE NE E' OCCUPATO. ANCORA ATTUALE?


Nessuno se ne é occupato in questi dieci anni. Che sia ancora
attuale?

Ci fosse l'ENEL probabilmente sì. Nella nuova situazione non
sappiamo, specie con il maxi-elettrodotto dal Lago di Poschiavo
(Robbia) a San Fiorano (Sellero) che avanza e che sarà fatto
probabilmente utilizzando il prossimo decreto sblocca-centrali.

. Il Grtn – subentrato all’ENEL -  ha richiesto infatti per
l’elettrodotto la pronuncia di compatibilità ambientale del
Ministero dell’Ambiente.

Ci si accorgerà, amaramente, quando  usciranno i decreti
attuativi della legge 36 (Elettrosmog) di cosa vuol dire non
aver afferrato al volo l’occasione d’oro.

Intanto, ahimè, se se stanno accorgendo i Sindaci di Tirano,
Lovero, Tovo e Vervio qui da noi e di
Berzo Demo,
Sonico, Edolo e Monno in Valcamonica.

I Sindaci del Tiranese si sono mossi, chiedendo anche
l’intervento del Ministro valtellinese Tremonti.

LA
PROVINCIA

In realtà chi avrebbe la possibilità di occuparsene è la
Provincia e per due ragioni.

l
Una di
carattere generale, dato che la vertenza-acque era nei programmi
elettorali di tutti gli schieramenti politici.

l
Una di carattere specifico dato che la Provincia
finalmente ha dato incarico della elaborazione del Piano
Territoriale e non vi è alcun dubbio che le opere lineari, come
gli elettrodotti, con i condizionamenti del territorio che ad
essi sono associati, sia uno dei contenuti da considerare nel
Piano stesso. Da considerare e regolare.

Il problema non ha colore politico. Sarebbe la volta buona
per tenere
una seduta apposita del Consiglio Provinciale
sul tema
.

Con due finalità.
l

Da un lato valutare le possibilità operative, tenuto conto che o
si approfondisce subito l’argomento, cercando soluzioni
concordate, oppure fra non molto arriverà la decisione di
imperio, dato che si va verso norme che prevedono una sola
autorizzazione omnicomprensiva. A Roma.

l
Dall’altro assumere una forte posizione,
possibilmente unitaria, che evidenzi come il problema non sia,
come viene considerato, motivo di opposizione di quattro
“comunelli” della Valtellina e cinque della Valcamonica, ma il
problema di un’intera Regione Alpina, come l’amico prof. Alberto
Quadrio Curzio ama definire giustamente la nostra provincia, con
la quale si devono fare i conti. Possibilmente poi con la
discesa in campo anche della Provincia di Brescia e della
Regione Lombardia.


NON LASCIAMO SOLI I SINDACI
Non
lasciamo quindi soli i quattro Sindaci del Tiranese, come non
andrebbe lasciato solo il Sindaco di Delebio con i lutti che la
SS. 38 sta provocando alla sua comunità!

Ci avevo creduto nel 1992 lanciando, ed esplorando, l’idea di
modernizzare il sistema del trasporto di energia venuto
sviluppandosi via via quasi in modo anarchico e riempiendo la
Valle di tralicci man mano che si costruivano nuovi impianti.
D’altronde in provincia si consumava solo il 10%, e ora poco
più, dell’energia prodotta, per giunta pregiata perché
utilizzabile per le punte e perché non lascia sottoprodotti
nocivi come le centrali termiche o quelle nucleari (salvo i
danni ambientali, che sono a nostro carico). Energia che quindi
va trasportata fuori provincia.

Avevo avuto allora la soddisfazione di vedere l’ENEL
disponibile. Lasciato il BIM ho continuato in altre sedi a
portare avanti il problema. Anche se solitario ho continuato
perché ne andava e ne va dell’interesse di valtellinesi e
valchiavennaschi.


NON SOLO PAROLE

Tutti hanno parlato, e molto, a proposito di cosa ci sia da fare
con i produttori idroelettrici.

Questo è il momento di dimostrare che fra il dire e il fare ci
può anche non essere il mare (tanto più che qui da noi non c’è).



In più occasioni in passato la provincia ha saputo essere unita
di fronte a temi di rilievo, e i risultati ci sono stati. Ma
quella era “Prima Repubblica”. Chissà che in quella che dovrebbe
essere la Seconda non si faccia tesoro delle esperienze
positive, e sono tantissime in provincia, della Prima….

Alberto Frizziero

(Questo articolo é stato
pubblicato, in prima pagina, del quotidiano "La Provincia di
Sondrio" del 6.2.2002).

 

Gds - 10.2.2002

                       




                                            



                                             

Alberto Frizziero
Dalla provincia