1 20 LA SCOMPARSA DI UN 'GRANDE'. ADDIO AD ERIC ROHMER, AMICO DELLA GIOVINEZZA!
Eric Rohmer nel 2007 presentò in concorso alla Mostra di Venezia il film Gli amori di Astrea e Celadon, meravigliando gli spettatori e i critici per la freschezza dei sentimenti e per aver scelto ancora una volta, pur essendo avanti negli anni, il tema che gli era stato sempre caro: la gioventù con i suoi chiaroscuri ed ombrosità, oltre che per la bellezza fisica. Tutti conoscevano il suo "debole" per le fanciulle in fiore, sempre protagoniste dei suoi lavori, estremamente rigorosi e prettamente personali: grazie a uno stile cinematografico unico in cui si stemperano la sottigliezza della narrazione, l'evidenza dei dialoghi e la semplicità splendente della regia. Con lui scompare non solo uno degli autori francesi più noti a livello internazionale, amatissimo dal pubblico più cinefilo e raffinato; ma anche uno dei padri fondatori di un movimento cinematografico che ha contribuito a rivoluzionare il modo di intendere la settima arte: la Nouvelle Vague. La sua fama è legata a tre serie di film realizzati nell'arco di 36 anni. Dal 1962, quando era ancora un giovane critico cinematografico fino al 1998. La prima serie si intitola Sei racconti morali e ogni pellicola parte da questo imput: un uomo è tentato da una donna proprio quando ha deciso di legarsi definitivamente a un'altra. Da qui il dilemma morale, spesso raccontato dalla voce fuori campo del protagonista. I sei film sono: La fornaia di Monceau (1962, cortometraggio), La carriera di Suzanne (1963, mediometraggio), La collezionista (1967), La mia notte con Maud (1969), Il ginocchio di Claire (1970), L'amore il pomeriggio (1972). Dopo alcuni anni, egli ideò una nuova serie destinata a riscuotere grande successo: Commedie e proverbi: La moglie dell'aviatore (1981), Il bel matrimonio (1982), Pauline alla spiaggia (1982), Le notti della luna piena (1984), Il raggio verde ( Leone d'oro nel 1986), Reinette e Mirabelle (1987) e L'amico della mia amica (1987). Il regista si è concentrato poi sulle quattro stagioni e, come un Vivaldi della settima arte, ha diretto un Racconto di primavera (1990), un Racconto d'inverno (1991), un Racconto d'estate (1996) e un Racconto d'autunno (1998). Oltre che nelle immagini e nella ricchezza compositiva delle inquadrature e dei dettagli pittorici, la bellezza dei film di Rohmer è nelle parole. Proprio grazie alla vivacità dei dialoghi emergono sfumature e finezze. Parlando, i personaggi dichiarano il proprio amore, mentono (anche a se stessi), cercano a tutti i costi di controllare il mondo che li circonda. Così agendo il regista esamina, con la leggerezza impareggiabile del suo tocco, i complicati rapporti tra gli esseri umani. Abile maestro di attori, Rohmer pone sempre i suoi personaggi (soprattutto le donne) al centro dei suoi film. Per tale motivo, nel suo cinema vi sono tantissimi attori e attrici, i più competenti talenti del cinema francese: da Marie Rivière (La moglie dell'aviatore, Il raggio verde, Racconto d'autunno) a Fabrice Luchini (Le notti della luna piena, Reinette e Mirabelle), da Amanda Langlet (Pauline alla spiaggia, Racconto d'estate) a Bruno Ganz (La marchesa von…) e Jean-Louis Trintignant (La mia notte con Maud), Anne Teyssedre (Racconto d'inverno), André Dussolier (Il bel matrimonio), a Melvin Poupaud (Racconto d'estate). In tali lavori Romher esplora la vita di tutti i giorni. Un intreccio di incontri casuali da cui può nascere il sentimento, desideri improvvisi, equivoci e compromessi. È questo il mondo secondo lui: una complessa geometria di sentimenti e coincidenze in cui noi, i protagonisti, ci illudiamo di avere il controllo totale sulle nostre vite. Ma è il Destino, o il Caso, a seconda delle proprie convinzioni, a muoverci come pedine nel territorio misterioso della vita. Il destino e il desiderio: ecco le due notevoli forze trainanti dei suoi film. Beffarde e imprevedibili, le vite dei personaggi si svolgono senza sosta, a volte felicemente, altre volte no. E a loro, così come a noi, non resta che la possibilità di espressione data dalla parola che tenta di catturare lo spirito libero della realtà. Oltre alle parole dei suoi personaggi, Rohmer ci restituisce i loro volti, i gesti minimi, le reazioni inattese e in questo modo riesce a trasmetterci le mille imprevedibili sfumature della vita.
Arrivederci maestro che con Il raggio verde (Le Rayon vert) ci hai entusiasmato anni fa, facendo luccicare davanti ai nostri occhi la speranza di vedere come Delphine la rifrazione del sole prima di tramontare in mare, per meglio leggere nei nostri e altrui sentimenti,e rendere così i nostri progetti di vita una corsa verso la felicità.
Maria de Falco Marotta