09 12 30 2010: L'ANNO DELL'ATTESA

L'anno della Tigre - Genomica e Proteomica - Nanotecnologie - 2010 nei rapporti umani - La sorgente della speranza - Come vivere nella speranza - Ma noi ci fidiamo...

Troppi avvenimenti, fatti, sciagure, dolori, sconforti, immiserimento di tanti per la debacle finanziaria in tutti gli stati del mondo, attentati, terrorismo, sfruttamento dei deboli hanno caratterizzato lo scorcio finale del 2009, per non desiderare che sparisca e ci apra con il 2010 uno spiraglio di luce per realizzare l'attesa dell'umanità verso un tempo migliore.

E' fantastico ricordare che il 1900 è stato caratterizzato nel suo fluire dagli Anni Dieci, Venti, Trenta , Quaranta, Cinquanta, Sessanta, Settanta, Ottanta, Novanta, Duemila, ciascuno da fatti e personaggi che non staremo qui ad elencare, altrimenti, non la finiremo più.

L'anno della Tigre

Per il decennio che ci aspetta, secondo il calendario cinese, il 2010 è l'anno della Tigre. E poiché la Cina, sembra essere il protagonista più temibile- a livello finanziario - nel prossimo decennio tanto da formare con gli USA il G2, è meglio che gli occidentali tengano d'occhio la sua cultura antichissima che poi spesso si sta rivelando giusta.

Allora, ci conviene imparare che il 2010 nasce sotto il segno della Tigre del calendario cinese. Essa è il terzo segno dei 12 segni cinesi e rappresenta essenzialmente il coraggio. Gli antichi cinesi riverivano l'intrepida tigre come segno capace di proteggere la loro casa dai 3 più grandi pericoli che potessero incorrere: il fuoco, i ladri ed i fantasmi.

Chi nasce sotto il segno della Tigre è una persona che affascina grazie alla sua personalità; attiva, coraggiosa e sicura di sé. Questo segno rappresenta infatti la potenza, l'audacia e la passione. Solo i fallimenti di tipo professionale, o una critica da parte della persona amata, potrebbero generare nella persona della Tigre una reazione di profonda depressione. Questa reazione sarà però momentanea e durerà solo un tempo limitato; chi sboccia sotto questo segno ha infatti un'ottima capacità di reazione ed in tempi brevi si riprende da qualsiasi dispiacere. La Tigre ama le competizioni e difficilmente accetta di perdere una sfida; é leader per natura, ha una grande autostima e consapevolezza del suo valore. La Tigre è intelligente, lungimirante e quasi sempre ha già attentamente calcolato la sua mossa prima di compierla... è un segno da non sottovalutare mai! Tanto per dire, il 2010 sarà poi ricordato come l'anno di nascita della prima forma di vita artificiale, attraverso il trapianto del genoma, mediante il quale sarà possibile creare le basi della genomica sintetica: Synthia (da Synthetic). Il primo passo è già compiuto, annunciato qualche mese fa da un articolo su Science. Vi si riferivano i risultati dell'esperimento del team di Craig Venter (genetista di fama internazionale che ha presentato i suoi studi al bellissimo Convegno internazionale sul "Futuro della scienza" organizzato dalla Fondazione Veronesi e svoltosi alla Fondazione Giorgio Cini nel settembre 2009 a Venezia, che ha portato alla creazione di un batterio, il primo essere vivente ad avere ricevuto un Dna nuovo di zecca. Noi, siamo tra i fortunati che l'hanno intervistato e di cui abbiamo presentato già le sue risposte sul nostro giornale.

Da decenni, i biologi molecolari erano impegnati in sperimentazioni in cui avevano modificato geneticamente microbi e altre specie di cellule aggiungendo al loro patrimonio genetico piccole sequenze di Dna, geni interi e addirittura grandi pezzi di cromosomi. Ma non avevano ancora ottenuto il risultato di trasformare un organismo cellulare in un altro organismo con un nuovo patrimonio genetico. La possibilità di creare da zero nuove forme di vita avrà un enorme impatto. Potrebbe permettere di ottenere di microrganismi in grado di risolvere questioni cruciali nel campo delle applicazioni energetiche, della tutela ambientale e nella medicina. Le applicazioni sono tante e i ricercatori sono già preparati a un uso industriale. (Evviva questo piccolissimo inizio per migliorare nel bene fisiologico l'umanità). Però accanto alla Genomica si sentirà parlare nel 2010 di una nuova disciplina, la Proteomica, che ricopre un ruolo fondamentale nella ricerca biomedica e da cui ci si aspettano ricadute significative su patologie ad alto impatto epidemiologico come i tumori, le patologie cardiovascolari, quelle neurologiche, il diabete, le terapie del dolore.

Senza dimenticare che il nuovo anno nasce sotto il segno delle Nanotecnologie - la frontiera del futuro - che promettono di rivoluzionare la vita quotidiana in diversi settori: dalla sicurezza, alla diagnostica alla meccanica all'elettronica.

E nel campo dei rapporti umani, come sarà il 2010?

Anche il 2010 sarà un anno difficile, è inutile nascondercelo. La crisi internazionale economica e finanziaria ha messo in luce la crisi dei valori, che da tempo noi avvertiamo, la crisi dei modelli sociali, che non riescono a contenere l'aspirazione delle persone ad una migliore qualità della vita, che non sono in grado di governare il cambiamento, ma tutt'al più di fare dichiarazione altisonanti e a rimandare i problemi.

Si fa un gran parlare di dichiarazione ONU, di non discriminazione, di pari opportunità, però sembra proprio che le parole siano inversamente proporzionali ai fatti concreti.

Il Governo ha tagliato pesantemente la spesa sociale, l'educazione e l'istruzione sembrano più un peso per la comunità, anziché un investimento, e noi sappiamo quanto ciò nuoce alle giovani generazioni che grazie ad essa potranno trovare una via di emancipazione dai vari condizionamenti imposti dalle tante condizioni di vita.

Le difficoltà che ci attendono saranno motivo per una maggior concordia sociale, per affinare le nostre capacità di stare in mezzo agli altri, e di coinvolgere sempre nuovi amici e prima di tutto i nostri giovani. La nostra società si trasformerà lentamente, come si trasformano tutte le realtà umane, in relazione ai nuovi assetti istituzionali del nostro Paese, in relazione alle nuove esigenze ed alle nuove opportunità nel campo del lavoro, della tecnologia. Noi dovremmo essere portatori di quei valori che fanno di un aggregato di esseri umani una comunità che mette al centro la persona. Anche per il senso religioso che accompagna la nostra vita e la speranza che le condizioni socio- economiche di tutti migliorino, non per vivere nel lusso, ma per condurre un'esistenza umana, piacevole e affettivamente ricca di amore. Sperare, cosa vuol dire? Tutti provano nel loro cuore questo impulso per la loro vita, ma cos'è -in realtà-? Noi- essendo cristiani, con radici ben radicate nella cultura ebraica che ha generato Gesù, senza nulla togliere alle altre culture, ne tracceremo un identikit, secondo la Bibbia.

Qual è la sorgente della speranza cristiana?

In un tempo in cui spesso si fatica a trovare delle ragioni per sperare, coloro che mettono la propria fiducia nel Dio della Bibbia hanno più che mai il dovere di «rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in loro» (1 Pietro 3,15). Spetta a loro cogliere ciò che la speranza della fede contiene di specifico, per poter viverlo. Ora, anche se per definizione la speranza guarda al futuro, per la Bibbia essa si radica nell'oggi di Dio. Nella Lettera 2003, frère Roger lo ricorda: «[La sorgente della speranza] è in Dio, che non può che amare e che instancabilmente ci cerca». Nelle Scritture ebraiche, questa Sorgente misteriosa della vita che noi chiamiamo Dio si fa conoscere perché chiama gli esseri umani a entrare in una relazione con lui: stabilisce un'alleanza con loro. La Bibbia definisce le caratteristiche del Dio dell'alleanza con due parole ebraiche: hesed e emet (per es. Esodo 34,6; Salmi 25,10; 40,11-12; 85,11). Generalmente, si traducono con «amore» e «fedeltà». Dapprima ci dicono che Dio è bontà e benevolenza senza limiti e si prende cura dei suoi, e in secondo luogo, che Dio non abbandonerà mai quelli che ha chiamati ad entrare nella sua comunione. Ecco la sorgente della speranza biblica. Se Dio è buono e non cambia mai il suo atteggiamento né ci abbandona mai, allora, qualunque siano le difficoltà - se il mondo così come lo vediamo è talmente lontano dalla giustizia, dalla pace, dalla solidarietà e dalla compassione - per i credenti non è una situazione definitiva. Nella loro fede in Dio, i credenti attingono l'attesa di un mondo secondo la volontà di Dio o, in altre parole, secondo il suo amore. Nella Bibbia, questa speranza è spesso espressa con la nozione di promessa. Quando Dio entra in relazione con gli esseri umani, in generale questo va di pari passo con la promessa di una vita più grande. Ciò inizia già con la storia di Abramo: «Ti benedirò, disse Dio ad Abramo. E in te saranno benedette tutte le famiglie della terra» (Genesi 12,2-3). Una promessa è una realtà dinamica che opera delle possibilità nuove nella vita umana. Questa promessa guarda verso l'avvenire, ma si radica in una relazione con Dio che mi parla qui e ora, che mi chiama a fare delle scelte concrete nella mia vita. I semi del futuro si trovano in una relazione presente con Dio. Questo radicamento nel presente diventa ancora più forte con la venuta di Gesù Cristo. In lui, dice san Paolo, tutte le promesse di Dio sono già una realtà (2 Corinzi 1,20). Certo, ciò non si riferisce unicamente a un uomo che è vissuto in Palestina più di 2000 anni fa. Per i cristiani, Gesù è il Risorto che è con noi nel nostro oggi. «Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del tempo» (Matteo 28,20). Un altro testo di san Paolo è ancora più chiaro. «La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Romani 5,5). Lungi dall'essere un semplice augurio per l'avvenire senza garanzia di realizzazione, la speranza cristiana è la presenza dell'amore divino in persona, lo Spirito Santo, fiume di vita che ci porta verso il mare di una piena comunione.

Come vivere della speranza cristiana?

La speranza biblica e cristiana non significa una vita nelle nuvole, il sogno di un mondo migliore. Non è una semplice proiezione di quello che vorremmo essere o fare. Essa ci porta a vedere i semi di questo mondo nuovo già presente oggi, grazie all'identità del nostro Dio che si manifesta nella vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Questa speranza è inoltre una sorgente di forza per vivere in un altro modo, per non seguire i valori di una società fondata sul desiderio di possesso e sulla competizione (è una parola!!!). Nella Bibbia, la promessa divina non ci chiede di sederci e attendere passivamente che si realizzi, come per magia. Prima di parlare ad Abramo di una vita in pienezza che gli è offerta, Dio gli disse: «Vattene dal tuo paese e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò» (Genesi 12,1). Per entrare nella promessa di Dio, Abramo è chiamato a fare della sua vita un pellegrinaggio, a vivere un nuovo inizio.

Così pure, la buona novella della risurrezione non è un modo per distoglierci dai compiti di quaggiù, ma una chiamata a metterci in cammino. «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? … Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura… Voi mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra» (Atti 1,11; Marco 16,15; Atti 1,8).

Sotto l'impulso dello Spirito del Cristo, i credenti vivono una solidarietà profonda con l'umanità priva dalle sue radici in Dio. Scrivendo ai Romani, san Paolo evoca le sofferenze della creazione in attesa, paragonandole alle doglie del parto.

Poi continua: «Anche noi che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente» (Romani 8,18-23). La nostra fede non ci fa dei privilegiati fuori dal mondo, noi «gemiamo» con il mondo, condividendo il suo dolore, ma viviamo questa situazione nella speranza, sapendo che, nel Cristo, «le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende» (1 Giovanni 2,8).

Sperare, è dunque scoprire dapprima nelle profondità del nostro oggi una Vita che va oltre e che niente può fermare. Ancora, è accogliere questa Vita con un sì di tutto il nostro essere. Gettandoci in questa Vita, siamo portati a porre, qui e ora, in mezzo ai rischi del nostro stare in società, dei segni di un altro avvenire, dei semi di un mondo rinnovato che, al momento opportuno, porteranno il loro frutto.

Per i primi cristiani, il segno più chiaro di questo mondo rinnovato era l'esistenza di comunità composte da persone di provenienze e lingue diverse. A causa di Cristo, quelle piccole comunità sorgevano ovunque nel mondo mediterraneo. Superando divisioni di ogni tipo che li tenevano lontani gli uni dagli altri, quegli uomini e quelle donne vivevano come fratelli e sorelle, come famiglia di Dio, pregando insieme e condividendo i loro beni secondo il bisogno di ciascuno (cfr. Atti 2,42-47). Si sforzavano ad avere «un solo spirito, uno stesso amore, i medesimi sentimenti» (Filippesi 2,2). Così brillavano nel mondo come dei punti di luce (cfr. Filippesi 2,15). Sin dagli inizi, la speranza cristiana ha acceso un fuoco sulla terra( Lettera da Taizé: 2003/3). E' pur vero che oggi "questi fuochi" non sono così brillanti, né illuminanti.

Ma noi ci fidiamo di Dio, non degli uomini ed è Lui che ci guida sicuramente verso l'attesa di un 2010 migliore.

Maria de Falco Marotta & Team

Maria de Falco Marotta & Team
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