09 11 20 EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA: BORDONI PROPONE TRE EMENDAMENTI
Milano, 18 novembre 2009. La V e la VI Commissione, nelle sedute odierne, hanno discusso delle disposizioni relative all'attuazione del documento di programmazione economico-finanziaria regionale. In particolare, hanno esaminato il "Collegato di bilancio 2010" che Interviene modificando leggi regionali esistenti, collegate a elementi che hanno influenza sulle politiche di spesa regionali.
Di rilievo appaiono tre questioni legate all'edilizia residenziale pubblica, che sono state oggetto di altrettante proposte emendative da parte del consigliere Giovanni Bordoni.
1) Sulla prima partita, raccogliendo le sollecitazioni dell'ALER e dei Comuni del territorio montano, Bordoni ha proposto di consentire la vendita anche parziale di fabbricati di edilizia sociale, garantendo anche agli inquilini che non acquistano di rimanere in affitto, a differenza di quanto oggi previsto dalla legge che disciplina questa materia.
«Il motivo di questa proposta - sottolinea Bordoni - consiste nell'evitare lo spopolamento della montagna, che potrebbe conseguire tanto dalla negazione dell'acquisto alle famiglie che se lo possono permettere, tanto dall'allontanamento dei residenti che, al contrario, non hanno i mezzi per acquistare. Una situazione che provocherebbe inevitabilmente una discesa a valle degli uni o degli altri o addirittura di tutti questi soggetti, con due conseguenze negative: lo spopolamento degli ambiti montani e un'inevitabile pressione sul mercato dei Comuni di fondovalle, che già devono risolvere il problema delle lunghe file d'attesa relative all'assegnazione dell'edilizia pubblica».
2) Per quanto riguarda il "Piano casa", il consigliere Bordoni ha preso atto delle notizie fornite dall'assessorato competente, che rivelano la sostanziale indisponibilità dei maggiori Comuni a realizzare nuove costruzioni all'interno dei quartieri già esistenti di edilizia sociale. Questo fatto determina una chiara inefficacia della previsione che consente nuove edificazioni di edilizia pubblica all'interno di quelle realtà. L'emendamento proposto, che introduce tra le leggi da modificare con il "Collegato" anche la Legge n. 13/2009 ("Piano casa"), prevede la possibilità di realizzazione delle volumetrie generate dai quartieri di edilizia pubblica anche nelle aree previste allo scopo dalla Legge di "Governo del territorio" (n. 12/2005) che, all'art. 25, autorizza la localizzazione degli edifici di ERP anche nelle aree destinate ai servizi (standard) e quelle a vincolo urbanistico decaduto (aree "bianche" dei PRG). Questa previsione consente di favorire il processo di riqualificazione del patrimonio di edilizia pubblica dei quartieri che generano le volumetrie trasferite attraverso i proventi derivanti dagli interventi localizzati nelle aree suddette. Tali proventi, infatti, devono essere destinati, per legge, alla riqualificazione energetica e ambientale degli stessi quartieri.
«Anche in questo caso - precisa Bordoni -, si tratta di un provvedimento di puro buon senso, teso a recuperare una componente di rilevante importanza nel "Piano casa" regionale che rischia di essere realizzato senza il fondamentale contributo dell'edilizia residenziale pubblica».
3) Il terzo intervento riguarda l'obbligo di certificazione energetica degli edifici e degli alloggi previsto dall'art. 25 della Legge n. 24/2006. L'emendamento di Bordoni rileva come le finalità della suddetta certificazione siano ancorate alla possibilità per l'acquirente o il locatore di un alloggio sul mercato privato di valutare le congruità del prezzo richiesto per l'acquisto o l'affitto, in modo da avere consapevolezza delle caratteristiche dell'alloggio in relazione al costo dei servizi erogati. Questo problema non si pone per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica in quanto il relativo canone non è rapportato alle caratteristiche energetiche dell'immobile ma al reddito dell'inquilino. Per l'acquirente, viceversa, il discorso è identico tanto nel settore pubblico, quanto in quello privato.
«Questo emendamento - rileva Bordoni - consente di non gravare gli enti proprietari dell'onere di certificare energeticamente il proprio patrimonio, in quanto esula dalle finalità della legge. Ciò ovviamente non significa che tra gli obiettivi prioritari dei proprietari di alloggi di edilizia sociale non ci debba essere quello del recupero energetico degli edifici esistenti per il quale, viste le scarse risorse disponibili, risulta essenziale poter contare almeno sui proventi del "Piano casa"».