TERRI: “L’impotenza di mezzo mondo contro l’ottusa applicazione delle regole”
Sondrio 1.4.2005
“Il Giorno” – Rubrica “Lettere e commenti”
Il Giorno di oggi, QN, a pagina 6 pubblica un articolo di
Maria Rita Parsi con questo titolino di commento a fianco
della foto dell’autrice “L’impotenza di mezzo mondo contro
l’ottusa applicazione delle regole”.
Tre, sintetiche, osservazioni:
1) Cultura anglosassone. Nella cultura latina invece,
dall’antico Codice di Giustiniano in poi, esiste il rimedio
ad una “ottusa” applicazione delle regole: la consapevolezza
giuridica, e quindi “regola” a sua volta, del “summum jus
summa iniuria”. Liberamente traducendo: l’applicazione
rigida del diritto è la peggiore ingiuria, e quindi
effettiva ingiustizia. Questo ovviamente nel caso di un “broccardo”,
cioè a dire di questione giuridica difficile da risolversi e
non come scappatoia.
2) Cultura anglosassone. Dalla cultura latina invece abbiamo
avuto quell’intraducibile parola, concetto sublime, che è la
“pietas”. Nella vicenda di Terri, concetto sotto le suola
delle scarpe.
3) Cultura giuridica anglosassone. A 15 anni di distanza,
con nuova famiglia e figli, il tutore legale di Terri è
rimasto il marito (finalmente potrà risposarsi…). In tutta
Europa da anni la tutela gli sarebbe stata tolta per ragioni
sostanziali ma anche formali, visto quantomeno il gigantesco
conflitto di interessi.
I Presidenti degli USA e della Florida, fratelli Bush, hanno
fatto bene a intervenire anche se tacciati di interpretare
la parte più retriva e reazionaria (gli altri sono quelli
dei cosiddetti “diritti civili”?) anche se i sondaggi li
avrebbero sconsigliati. Faranno bene, loro ed altri, ad
affrontare, anche legislativamente, i problemi che il caso
ha posto.
Un breve codicillo: ma se Terri era “un vegetale” per quale
strana ragione le sono state praticate le iniezioni di
morfina? Lo scienziato che all’inizio dell’900 la isolò la
chiamò così dal nome del dio greco Morfeo, dio del sonno e
dei sogni. Se “vegetale” la morfina per Terri sarebbe stata
sprecata. Non è che servisse perché c’era in qualche medico
il dubbio e quindi occorresse evitare che nella prigione
della mente i sogni, quelli ancora possibili, diventassero
orribile incubo, in condizione simile, seppur inversa, a
quella del Conte Ugolino?
Alberto Frizziero
GdS 10 IV www.gazzettadisondrio.it