Andreotti? Sopra la media: la vera ragione della sua assoluzione. Fine dei teoremi, dei castelli in aria,
Vittima di una persecuzione
Sull’assoluzione del sen. Andreotti da parte della
Cassazione, richiesta non solo dalla difesa ma persino
dall’accusa rappresentata dalla Procura Generale ed in termini che
più ampi di così non si può, sono stati versati fiumi, in
piena, d’inchiostro.
Pressoché unanime persino il
riconoscimento che lo Statista democristiano è stato vittima
di una vera persecuzione.
Si è parlato, e si parla, un po’ di tutto, compreso il ruolo
svolto dall’on. Violante, sino a ieri voce sussurrata, oggi
gridata. Non entreremo però in questo tema se non per
riprendere, più avanti, lo scenario dell’ultimo decennio del
secondo millennio.
La
vera ragione dell'assoluzione
Noi puntualizzeremo invece quello di cui si è parlato poco,
ossia della vera ragione dell’assoluzione di Andreotti: il
fatto che era ed è sopra la media.
Si penserà sopra la media per intelligenza, per acume, per
senso dell’humour, per incarichi avuti, per ampiezza e
durata della sua carriera politica e tante altre cose
ancora, tutte indiscutibili.
No.
La vera ragione della sua assoluzione sta nel fatto che egli
fosse ed è sopra la media anagrafica.
Gli statistici ci dicono che per gli italiani maschi la vita
media si aggirava intorno ai 72 anni ed ora intorno ai
75-76..
Andreotti è parecchio sopra.
Purtroppo per taluni
è riuscito ad arrivare in fondo ai processi
E allora? Molto semplice. E’ sopravvissuto e quindi,
purtroppo per taluni, è riuscito ad arrivare in fondo ai
processi e ad avere giustizia (ricorre persino a Palermo,
pur assolto, per quell’ombra che i magistrati di laggiù
hanno lasciato sul periodo caduto in prescrizione, forse per
non sancire il diastro giudiziario di quei colleghi della
locale Procura che hanno pervicacemente puntato sulla
colpevolezza del senatore Andreotti.
E’ andata male per taluni, non è morto prima.
Se ne fosse
andato il processo nei suoi confronti avrebbe
automaticamente avuto fine. Le esequie sarebbero state
imbarazzanti per molti, motivo di polemica per altri.
Un’ombra sinistra sarebbe rimasta, ed anche, nel mondo, sul
nostro Paese.
Nessuno risarcirà l’ex Presidente del Consiglio per quello
che ha patito sebbene gli italiani, anche di ben altre idee
e di ben altra tessera, oltre ad avere accolto nella
stragrande maggioranza positivamente questa “riabilitazione”
non possono che riconoscere il suo grande senso dello Stato
e delle Istituzioni. Per oltre dieci anni ha ripetuto la sua
incrollabile “fiducia nella Giustizia” dimostrando nel
comportamento prima ancora che con le parole di essere
ancora un grande uomo di Stato.
La vera ragione dell’assoluzione è quindi il fatto che sia
sopravvissuto fino alla dimostrazione di essere stato tirato
in ballo, anche nei modi oltre che nella sostanza,
ingiustificatamente.
Il resto
era scontato
Il resto era infatti scontato. Era scontato il giudizio
finale sol che, appunto, Giulio Andreotti non cedesse prima
all'ineluttabile stop della ruota del tempo.
E siccome a noi piacciono i
riscontri vogliamo riprendere un passo di un articolo
scritto dopo la incredibile sentenza di Perugia che, in
riforma dell’assoluzione di primo grado, lo condannava a 24
anni. Chi desidera può andare in altra parte del giornale a
rileggere per intero il nostro articolo del 28 novembre 2002
nella sezione Italia e Mondo - Giustizia.
Qui alcuni passi:
Il titolo::“ CONDANNE: QUELLA DI ANDREOTTI E QUELLA DEL
FORNARETO DI VENEZIA - Mandanti di chi? - Chi ci crede? - I
commenti alla condanno - I nostri commenti - Vendetta della
mafia? Macchia sull'Italia - Ma parliamo del Fornareto - Il
documento - Opinioni interessanti - Andreotti tenga duro”.
Il tempo é galantuomo.
Fine di
un’epoca
Il bacio al mafioso, l'omicidio Pecorelli?
Teoremi, castelli in aria, ben architettati, non c'é dubbio,
e ben gestiti.
Non per arrivare alle condanne, - questo era impossibile
nonostante l'accanimento di qualche magistrato nelle
richieste -, ma per arrivare al risultato.
Risultato peraltro ottenuto: la messa in un angolo in tutti
questi anni di un uomo politico, uomo di Stato, che avrebbe
potuto ancora dire la sua, e con lui anche del suo Partito.
E' finita però un'epoca.
La storia giudicherà. Anche sul perché la furia giacobina
abbia colpito sì qualcuno in colpa ma anche tanti
riconosciuti poi innocenti scatenandosi in modo
preponderante in direzione di quello che era definito il CAF
(Craxi, Andreotti, Forlani).
Un sintomatico manicheismo che ha inteso dividere
nettamente, ma surrettiziamente, buoni e cattivi. Infatti,
lo sappiamo benissimo, la realtà non é fatta di solo bianco
o solo nero, bensì di infinite sfumature di grigio.
Fine di un'epoca.
Andreotti cacciato nel fango più nero ne é uscito come un
gigante.
Alberto Frizziero
PS: abbiamo definito quest'epoca "strana", usando di
questo aggettivo solo per cautela giornalistica. I nostri
lettori hanno capito lo stesso a quali stranezze ci
riferiamo.
GdS 8 XI 03 www.gazzettadisondrio.it