09 09 10 LA SICILIA, È UNA TERRA ANTICA DA CONOSCERE(66. ma BIENNALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA)
Non si può dire che la 66. ma Mostra di Venezia sia iniziata male. Piuttosto ha presentato- sin dal primo giorno, talmente tanti estremi linguaggi che il film di Giuseppe Tornatore, con i ritmi "lenti" della sicilianità, ha fatto riposare l'occhio "allucinato" dei critici, già ampiamente disturbato da tante storie nate più da allucinazioni che da fatti di vita.
Baaria (della Medusa di Berlusconi & Son- vorremmo sentire cosa ne pena il suo perfetto alleato leghista) ha offerto un quadro onesto e laborioso della sua patria, quella famosa Bagheria che ha dato i natali, non solo a lui, ma a tanti illustri concittadini, tra cui pittori, poeti, artisti vari.
Non si può dire, sinceramente, che il film di "Peppuccio" sia un capolavoro, però è giusto far sapere che questo regista è stato oltremodo coraggioso nel proporre la storia del suo paese nativo in un arco di un secolo (il Novecento), quando la gente, anche quella siciliana, cominciava a "svegliarsi". Il film, nel suo score è interessante e fantastico, per quella sicilianità che si respira ad ogni dove(vorrei vedere, visto che dicono che bisogna introdurre i dialetti, se il Nord potrà mai produrre qualcosa di simile) e che ti fa amare l'insieme così ricco dei tanti personaggi che offrono il loro cuore e i loro sentimenti per la loro terra. E' necessario anche riaffermare che il film, pur bello e commovente, è troppo lungo, non adatto ad un pubblico contemporaneo che cerca il "mordi e fuggi". Il regista dovrà ridurre il film almeno di mezz'ora, altrimenti…
Il merito principale di "Baaria" è connesso all' introduzione di una cultura locale e al loro dialetto. In questo Giuseppe Tornatore è stato fantastico con il suo film. Vedetelo e poi - semmai- parleremo anche degli altri. Semmai ci saranno per esaltare le culture locali: quante???
Il film Baarìa
Il film "Baarìa" del regista Giuseppe Tornatore è il nome siciliano di Bagheria, cittadina della provincia di Palermo, ha subito diviso la critica così come il pubblico per il tipo di struttura narrativa in cui la linea del tempo sembra improvvisamente piegarsi per cui il presente e il futuro si confondono fra loro attraverso la dimensione onirica e fantastica. Ecco che ciò che era presente diviene futuro e il futuro diventa passato, un passato ricco di emozioni, sentimenti, sensazioni e, soprattutto, cambiamenti sociali. Grazie ad un budget piuttosto elevato e alla possibilità di disporre a piacimento di circa 150 minuti il cineasta riesce a dar vita, anima e respiro ad un'epopea italiana in cui mescola immagini di fantasia con quelle di repertorio e autobiografiche che rendono la pellicola suggestiva e realistica. "Baarìa" è come l'enciclopedia della storia della Sicilia e dell'Italia e, quindi, dello stesso autore che riversa nel film tutto l'amore per la sua terra natia, assolata, calda, spazzata dal vento i cui abitanti sono ancora oggi molto legati alla tradizione.
E' un piccolo mondo fatto di speranze, sogni, disillusioni, ideali, è la vita stessa con la sua bellezza e la sua bruttura rappresentata dal regista con ridondanza ed arte. Quello che colpisce fin da subito è la tecnica del cineasta che mostra la sua abilità e capacità di colpire lo spettatore/trice e di accompagnarlo/a attraverso la storia d'Italia utilizzando come punto di riferimento una famiglia di Bagheria. La ricostruzione storica è perfetta nonostante le difficoltà legate al dover rappresentare un periodo così complesso costellato di grandi eventi e cambiamenti. La cittadina di "Baarìa" lentamente si trasforma e cambia così come i suoi abitanti che vivono i grandi eventi della storia italiana. Sono narrate le vicende di tre generazioni di una famiglia di Bagheria: l'occhio indiscreto della telecamera segue la vita di Peppino, interpretato da Francesco Scianna al suo esordio come attore, dalla sua infanzia fino al matrimonio con Mannina (l'esordiente Margareth Madé), e il suo impegno politico oltre che il rapporto con i figli. Attraverso la vita del protagonista il regista cerca di raccontare quasi un secolo di storia italiana dalle due Guerre Mondiali, allo sbarco degli alleati, quindi il Fascismo che lascia il posto al Comunismo, alla Democrazia Cristiana e al Socialismo"Tutto scorre"(Eraclito, filosofo greco presocratico), è l'idea motrice del film che racconta e descrive, che cerca di guidare lo spettatore a rivivere quel periodo, le emozioni e la vita di quegli uomini e quelle donne. E' un film corale che tocca diversi temi ed elementi: dal rapporto con i genitori, la morte, il lavoro, l'amore, la passione politica, la mafia, la corruzione ed altri sentimenti.
Scheda tecnica
Baarìa
Titolo originale: Baarìa
Nazione: Italia, Francia
Anno: 2009
Genere: Drammatico
Durata:
Regia: Giuseppe Tornatore
Cast: Monica Bellucci(che fa la solita bellona di passaggio), Raoul Bova, Ángela Molina, Enrico Lo Verso, Luigi Lo Cascio, Laura Chiatti, Nicole Grimaudo, Nino Frassica, Aldo, Leo Gullotta, Beppe Fiorello, Vincenzo Salemme, Lina Sastri, Giorgio Faletti, Nino Frassica, Salvatore Ficarra, Valentino Picone
Produzione: Medusa Film, Quinta Communications, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Distribuzione: Medusa Data di uscita: Venezia 2009
25 Settembre 2009 (cinema)
Trama:
Una storia, divertente e malinconica, di grandi passioni e travolgenti utopie. Una leggenda affollata di eroi... Una famiglia siciliana raccontata attraverso tre generazioni: da Cicco al figlio Peppino al nipote Pietro... Sfiorando le vicende private di questi personaggi e dei loro familiari, il film evoca gli amori, i sogni, le delusioni di un'intera comunità vissuta tra gli anni trenta e gli anni ottanta del secolo scorso nella provincia di Palermo. Negli anni del fascismo Cicco è un modesto pecoraio che trova, però, il tempo di dedicarsi al proprio mito: i libri, i poemi cavallereschi, i grandi romanzi popolari. Nelle stagioni della fame e della seconda guerra mondiale, suo figlio Peppino s'imbatte nell'ingiustizia e scopre la passione per la politica. E poi…
DOMANDE & RISPOSTE
Giuseppe Tornatore non ama particolarmente il termine kolossal per la sua nuova pellicola (ma lo è), Baarìa che ha aperto la 66a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Il film è imponente e si percepisce dietro ogni scena l'immenso lavoro, lo sforzo duro che c'è stato nel realizzarlo. Si ride molto, ci si commuove, dramma e comicità si alternano. Perché come dice il regista: "Questo è un film dove ho messo tutto quello che ho imparato crescendo a Bagheria. E uno degli insegnamenti principali è stato proprio quello che si può ridere di tutto nella vita".
Qui a Venezia abbiamo avuto la fortuna di vederlo in stretto dialetto baarìota, sottotitolato in italiano, quando il film uscirà nelle sale il 25 settembre distribuito da Medusa, avrà una doppia versione: quella dialettale e quella doppiata in un italiano con inflessioni sicule. Baarìa che ha un prologo ambientato negli anni '10 per terminare con un epilogo ai giorni nostri è incentrato negli anni dai '30 agli '80. Impossibile raccontare la trama se non che la storia gira intorno a Peppino (Francesco Scianna, un attore bravissimo) e Mannina (Margareth Madè, splendida modella al suo esordio nel cinema), del loro grande amore che dura tutta la vita e di tutto un paese che gli ruota intorno. "Se vuoi raccontare il mondo, racconta il tuo paese", affermava Stendhal e questo ha fatto Tornatore.
Cosa c'è nel film, Tornatore?
C'è la passione per la politica intesa come strumento per migliorare la propria esistenza, gli ideali, la lotta alla mafia, alla miseria, il duro lavoro, l'amore per il cinema, per il teatro, la magia, la fede, il comunismo, le illusioni, le delusioni. Tre anni ci sono voluti per realizzare Baarìa -quindi tutte le mie intenzioni le avete viste nel film, ci ho messo l'anima. E' stato il mio lavoro più duro e difficile ma ne sono fiero". (25 milioni di euro di budget, e 500 copie in arrivo. La Medusa di Berliusconi si è "sprecata" alla grande).
Tornatore nel film Peppino alla fine dice "Vogliamo abbracciare il mondo ma abbiamo le braccia troppo corte per farlo". Si riferisce a qualcosa in particolare o è un suo modo di vedere la vita?
E' una frase che amo moltissimo perché solo una persona onesta la può dire. Perché è ammettere i propri limiti, è quello che vorremmo fare ma che forse non siamo riusciti a fare. E' la consapevolezza anche della nostra superbia. Ha una marea di significati, però positivi, non è una frase su una sconfitta.
Cosa ha significato per lei raccontare il microcosmo di Bagheria che diventa metafora del mondo?
Tutti quelli che vivono in provincia vedono il loro paese come il centro del mondo. E io penso che in parte sia giusto e vero perché un mondo ridotto ai minimi termini ti aiuta meglio a capire le cose, le rende più chiare. I sogni e il vederli svanire, il bene e il male, le sorprese che ti riserva continuamente la vita… tutto si può raccontare attraverso le esistenze delle persone cresciute in piccolo paesello della Sicilia.
Nel film ci sono molte scene drammatiche, dovute soprattutto alla povertà, allo sfruttamento, alla violenza e alla durezza della vita ma si ride anche tanto…
Fin dall'inizio, dalla stesura della sceneggiatura ho sempre pensato che l'ironia che a volte sfocia proprio nella comicità dovesse essere mischiata al dramma. Un tempo i produttori dicevano:-Se vuoi che un film riesca bene devi sapere fare ridere e piangere-. Ora, io non ho voluto applicare alla lettera questa massima ma l'ho trovata da sempre adatta alla storia che volevo raccontare. Lo stile è quello, la filosofia è quella: per riuscire a superare, a sopravvivere alle ingiustizie e alla durezza dell'esistenza occorre essere capaci di riderci sopra. Altrimenti è finita.
Peppino è un personaggio umile, di estrazione povera ma ha una eleganza nel vestire e nel portamento che lo identifica e lo distingue dagli altri. E' il simbolo della sua dignità come uomo?
Assolutamente sì. Per una persona con pochi mezzi, povera, la dignità arriva anche attraverso la sua eleganza, il suo amor proprio. Peppino è una figura bellissima. Un comunista che crede nella politica e nei suoi ideali, che viene deluso da questi, strapazzato dalla vita ma che continuerà come suo padre e il padre di suo padre a comportarsi da persona onesta. Onestà nell'amore e in quello in cui si crede. Ecco sotto questo aspetto il film è molto nostalgico perché oggigiorno è difficile trovare persone così limpide e la politica non rappresenta più un ideale, un modo per cambiare la propria vita. E' vista in tutt'altro modo e non c'è bisogno che ve lo spieghi io.
Alcune ore fa il Presidente Silvio Berlusconi ha definito il suo film un capolavoro. Sottolineando il fatto che gli è piaciuto molto il momento in cui questo comunista va nell'allora Unione Sovietica e ne torna disgustato… Come commenta tutto ciò?
Non sapevo che Berlusconi fosse anche un critico cinematografico… scherzi a parte, non ho letto queste dichiarazioni anche se mi sono state riportate. Non nego che ogni volta che vengono fatti degli apprezzamenti al mio lavoro ne sono lusingato, quindi anche in questo caso. Il film non è la storia di un comunista che va in URSS e torna deluso è molto di più, e tutto è molto più complicato di una lettura del genere. Detto questo ho anche da ridire sul fatto che alcuni giornali abbiano insinuato che Berlusconi ha parlato bene del film perché è il mio produttore. Non l'ho mai visto, mai incontrato in vita mia, quindi se è il produttore del film è un produttore davvero anomalo. A cominciare dal fatto che raramente, davvero raramente i produttori parlano bene del film che hanno prodotto. (Ahi, ahi, Peppuccio, guidato da un ufficio stampa che è cresciuto sugli scandali cinematografici, non è che possiamo crederti molto!!!).
Chi è
Regista famoso nel mondo, si è caratterizzato per il suo impegno civile e per alcune pellicole assai poetiche che hanno anche avuto notevole successo di pubblico. Nato nel 1956 a Bagheria, un paesello nei pressi di Palermo, Tornatore si è sempre dimostrato attratto dalla recitazione e dalla regia. All'età di soli sedici anni, cura la messa in scena, a teatro, di opere di giganti come Pirandello e De Filippo. Si accosta invece al cinema, diversi anni dopo, attraverso alcune esperienze nell'ambito della produzione documentaristica e televisiva.
In questi campo ha esordito con opere assai significative. Il suo documentario "Le minoranze etniche in Sicilia", fra l'altro, ha vinto un premio al Festival di Salerno, mentre per la Rai ha realizzato una produzione importante come "Diario di Guttuso". A lui si devono inoltre, sempre per la Rai, programmi come "Ritratto di un rapinatore - Incontro con Francesco Rosi" o esplorazioni impegnate delle diverse realtà narrative italiane come "Scrittori siciliani e cinema: Verga, Pirandello, Brancati e Sciascia".
Nel 1984 collabora con Giuseppe Ferrara nella realizzazione di "Cento giorni a Palermo", assumendosi anche i costi e responsabilità della produzione. Infatti è presidente della cooperativa che produce il film nonché co- sceneggiatore e regista della seconda unità. Due anni dopo debutta con "Il camorrista", in cui viene tratteggiata la losca figura di un della malavita napoletana (liberamente ispirata alla vita di Cutolo). Il successo, sia di pubblico che di critica, è incoraggiante. Il film si aggiudica oltretutto il Nastro d'Argento per la categoria regista esordiente. Sulla sua strada capita Franco Cristaldi, il famoso produttore, che decide di affidargli la regia di un film a sua scelta. Nasce in questo modo "Nuovo cinema Paradiso", un clamoroso successo che proietterà Tornatore nello star system internazionale, tanto che gli verrà attribuito un premio a Cannes e l'Oscar per il miglior film straniero. Inoltre, diventa il film estero più visto sul mercato americano degli ultimi anni.
Nel 1990 è quindi la volta di un'altro commovente lungometraggio quel "Stanno tutti bene" (viaggio di un padre siciliano alla volta dei suoi figli sparsi per la penisola), interpretato da un Mastroianni in una delle sue ultime interpretazioni. L'anno successivo, invece, prende parte al film collettivo "La domenica specialmente", per il quale gira l'episodio "Il cane blu".
Del 1995 è "L'uomo delle stelle", forse il film che maggiormente è stato apprezzato tra i suoi lavori. Sergio Castellitto interpreta un singolare "ladro di sogni" mentre il film vince il David di Donatello per la regia ed il Nastro d'Argento per la stessa categoria.
Dopo questi successi, è la volta di una altro titolo da botteghino. "La leggenda del pianista sull'oceano". Il protagonista è l'attore americano Tim Roth mentre come sempre Ennio Morricone compone delle bellissime musiche per la colonna sonora. Una produzione che sfiora la dimensione del kolossal.... Anche questo titolo fa incetta di premi vincendo il Ciak d'Oro per la regia, il David di Donatello per la regia e due Nastri d'Argento uno per la regia ed uno per la sceneggiatura. Esattamente dell'anno 2000 è invece la sua opera più recente "Maléna", una coproduzione italo-americana con Monica Bellucci protagonista. Nel 2000 ha anche prodotto un film del regista Roberto Andò dal titolo "Il manoscritto del principe".
Filmografia essenziale:
Camorrista, Il (1986)
Nuovo cinema Paradiso (1987)
Stanno tutti bene (1990)
Domenica specialmente, La (1991)
Pura formalità, Una (1994)
Uomo delle stelle, L' (1995)
Leggenda del pianista sull'oceano, La (1998)
Malèna (2000)
La sconosciuta (2006)
Aforismi di Giuseppe Tornatore
«I film che facciamo risentono del nostro percorso di formazione.»
«Oggi deleghiamo tutto agli altri, anche la gestione degli affetti.»
«Tra regista e attore protagonista, quando si cerca di dare il massimo, sono normali i momenti di confronto. Questo nel gran cortile della comunicazione, della stampa, viene talvolta ingigantito. Così nasce la leggenda dei rapporti difficili.»
Maria de Falco Marotta & Team