DISSIPATE LE OMBRE PIÙ CUPE DELLA VIGILIA. IL TURISMO REGGE ALLA CRISI ECONOMICA
Milano/Roma 12 agosto 2009 - Il temuto crollo non c'è stato. Secondo il monitoraggio effettuato dal CESCAT-Centro Studi Casa Ambiente e Territorio di Assoedilizia che ha interessato, in particolare, le zone balneari di Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Lazio, la percezione è che il numero degli arrivi sia analogo a quello del 2008 e anzi, in diversi casi, sia più consistente (più 1-1,5%). Smentendo perciò le pessimistiche previsioni della vigilia che risentivano dei mesi orribili di inizio anno (per citare, -16% a Venezia, perdita di 4 miliardi di entrate e di 40.000 posti di lavoro nel settore negli anni 2007-2008, tagli consistenti agli arrivi di tedeschi spagnoli, americani, austriaci, giapponesi, russi, est-europa in generale). Anzi, se pur qualche rondine non fa primavera, già si registrano dati positivi come il +4% rispetto al 2008 dell'Umbria, e addirittura il più 12% della provincia di Macerata. E tedeschi e austriaci, e pure inglesi e francesi sono tornati.
Ma il turismo è un fenomeno complesso e, come un cristallo dalle mille facce, presenta mille dati diversi. Il primo, e più rilevante, è che ad un aumento o ad una tenuta delle presenze non corrisponde per forza un aumento del giro d'affari: che calano mediamente del 15-18% (spesa pro capite da 860 a 725 euro) a causa della riduzione dei giorni di vacanza (meno di 2 settimane per oltre la metà delle famiglie italiane, per il 17% la settimana si trasforma in week-end lungo di 4-5 giorni se non in ripetuti spostamenti con permanenze ancora più brevi sui luoghi di villeggiatura), della scelta di ospitalità meno care (pensioni, case in affitto, b&b, agriturismo) al posto degli alberghi che, infatti, soffrono nonostante abbiano abbassato i prezzi anche di un terzo. Crisi pure per i tour operators che, con un meno 20% di entrate, hanno cancellato molte mete, soprattutto extraeuropee.
Più brevi, all'osso per quanto riguarda le spese, ma le vacanze restano per oltre la metà delle famiglie italiane. E nelle grandi città si arriva a percentuali ben più alte: a Milano, con la neonata provincia di Monza e Brianza, su una popolazione complessiva di 3,8 milioni di abitanti, a ferragosto rimarranno a casa solo 1,8 milioni. A Roma su 2,6 milioni di residenti, negli stessi giorni sotto il Cupolone saranno non più di 1.600.000.