L'ULTIMO SALUTO ALL'ON. PRIMO BUZZETTI

In tempo di ferie l'ultimo saluto all'on. Primo Buzzetti.

Chiesa della Beata Vergine del Rosario piena nonostante i molti assenti, lontani da Sondrio. Fra questi il Sindaco Molteni, negli USA con la famiglia, che ha fatto pervenire un suo significativo messaggio, pibblicato sul numero scorso, facendosi rappresentare dal Vicesindaco Iannotti e dal Presidente del Consiglio Comunale Bordoni con il Gonfalone comunale. Presenti il Presidente della Provincia, gli ex Sindaci, amministratori, rappresentanti politici, cittadini, la S. Messa è stata concelebrata dal Parroco Don Silverio con l'arciprete Mons. Modenesi e Mons. Pedrini. Il saluto al termine del rito lo ha fatto l'amico fraterno sen. Tarabini.

Ho conosciuto, tempi di Liceo, l'on. Buzzetti poco prima delle elezioni del 1958. Tempi in cui pensavo, praticandoli, ad alcuni sport, alla compagnia, la prima in città di ragazzi e ragazze), ai giornali per cui scrivevo da tempo. Il Movimento Giovanile provinciale della DC pubblicava una corposa rivista, "Palestra Giovanile", non solo di politica. Mi venne chiesto da Alberto Filoni di scrivere un articolo dal titolo "Perché voto DC". Risposi che l'avrei scritto se, esaminate le cose, fossi pervenuto alla decisione di votare lo Scudo Crociato. Pensai a fondo, studiai, decisi. Non mi limitai però a scrivere l'articolo ma chiesi ed ottenni la tessera, atto semplicemente consequenziale alla scelta di campo effettuata. Ecco perché nella campagna elettorale del 1958 - allora durata tre mesi - mi installai nella modesta sede della segreteria DC, unica impiegata la Felicita, dove fra attaccare francobolli, andare s far questo o quello, per i volontari c'era ampio spazio. Era lui candidato alla Camera, Primo Buzzetti, trentaduenne e quindi giovanissimo ai quei tempi per simile candidatura ma già con fior di esperienza sulle spalle, sia istituzionale come assessore supplente in provincia che politica come segretario provinciale del Partito. Professionalmente dirigeva (da direttore e non da presidente come è stato scritto) la Federazione Provinciale delle Cooperative, allora tante, comprese le diffuse 'Cooperative di consumo' e quelle, le prime allora, edilizie. La sera dei primi risultati marcava male. Intanto Buzzetti e Tarabini, non si sa per quale arcana ragione (sicuramente non c'entrava l'alcol!), erano finiti con l'auto giù per la scarpata nei pressi di San Pietro, senza però farsi male. Poi, ahimé, i risultati che pervenivano col contagocce non erano per nulla incoraggianti, tenuto anche conto che allora nella circoscrizione c'erano insieme i candidati di Sondrio, Como e Varese. Tra le undici e mezzanotte Buzzetti decise di andare a dormire. Salutò tutti dicendo, tranquillamente senza particolare dispiacere, "pazienza, l'è andacia". Smobilitammo a orecchie basse ma, noi giovani, abbastanza scettici, forse perché, come i latini ci hanno insegnato, 'spes ultima dea'. Il mattino, subito la telefonata in segreteria. L'aria era cambiata, il trend era positivo, si marciava a vele spiegate verso l'elezione. Che ci fu.

Sono state ricordate alcune sue iniziative parlamentari, alcune realizzazioni di quel decennio, tenuto conto che le Regioni non c'erano per cui tutto veniva da Roma, compresi quei pochi finanziamenti che il convento poteva passare. Credo vada sottolineata particolarmente la sua azione per la Statale 36, già allora (!) considerata una priorità. Ci fu il primo tratto da Lecco ad Abbadia. E ci furono sei miliardi, da lui ottenuti, che dovevano servire a proseguire la strada, poi spariti perché dirottati su non so quale calamità allora intervenuta. Sempre nella viabilità combinando gli interventi dello Stato e della Provincia portò avanti, ovviamente anche come assessore provinciale ai lavori pubblici per più mandati, la sua tesi di avere comunque in tutta la Valtellina almeno un'alternativa, di qua o di là dell'Adda, alla Statale 38.

Nel 1963 la nuova discesa in campo per la segreteria provinciale della DC, incarico in precedenza ricoperto dal 1953 al 1956. Molte le critiche, qualcuna anche all'interno della stessa maggioranza. Nei fui interprete al Congresso. Non ero con la lista 'moderata' di maggioranza, non con quella di opposizione, la 'sinistra', ma con una 'listina' di fatto di testimonianza. Riconosciuti i meriti della persona dissi al microfono quel che molti pensavano, criticando cioè il fatto che il parlamentare, espressione di tutto il Partito, scendesse in campo on una posizione di parte. Buzzetti dedicò circa metà della sua replica conclusiva ai vari punti da me trattati. Ancora in corso l'applauso finale lasciò il palco puntando su di me e venendo a metà sala dell'Excelsior a spiegarmi le ragioni, convincenti, della sua discesa in campo aggiungendo che si deve fare sempre come avevamo fatto in due soli nel dibattito, io e la Romilda Dal Prà donna-simbolo di Codera, diffidando di chi si guarda bene di assumere pubblicamente le posizioni che invece predica in privato… E pochi giorni dopo mi spediva a Roma con la fresca etichetta di responsabile SPES, incarico allora assai importante, proprio una delle due sole voci critiche… Fu una segreteria molto impegnata, sino al passaggio della guida del Partito a Pierino Sirtori, Vicesindaco di Sondrio anche con discussioni interne, soprattutto con riferimento al BIM, allora il vero Ente di riferimento provinciale. Presenza assidua quella in periferia nella quale 'spediva' un po' tutti noi per tastare il polso della situazione nelle varie sezioni capillarmente presenti in Valtellina e Valchiavenna.

Quella che ritengo la realizzazione più significativa è il padiglione sud dell'Ospedale di Sondrio inizialmente ospitato in un edificio, tutto sommato modesto, sul fronte di Via Stelvio, seppure con un ingresso abbastanza monumentale, l'unica parte rimasta e poi allargatosi con il padiglione nord, peraltro in condizione allora insufficiente e non adeguata per un'ospedale di carattere provinciale. Era questo il nodo. Buzzetti arrivato alla Presidenza dell'Ospedale Civile - si chiamava così - si mise in pista per l'ampliamento dando l'incarico all'ing. Enrico Tirinzoni e altro tecnico di cui il nome sfugge. Fu una realizzazione di avanguardia. Niente cameroni, ma camerette a due/tre letti, sin allora riservate, dove c'erano, ai paganti. Consolle sopra i letti anche con con bocchetta per l'ossigeno, spina telefonica ecc. Bocchette di aspirazione a filo pavimento per le pulizie . Eccetera eccetera. L'aspetto più significativo resta però la gestione politica della vicenda atteso che vi era un'opposizione fortissima socialista alla costruzione del padiglione. Senza questo la qualifica di ospedale provinciale se la poteva scordare per l'acclarata insufficienza strutturale. In tal caso ospedale provinciale sarebbe diventato il Morelli Sondalo, Comune roccaforte del PSI, come avrebbe voluto l'on. Zappa. Aggiungasi che allora tutto dipendeva da Roma e Ministro della Sanità era il fiorentino on. Luigi Mariotti.

Braccio di ferro. Buzzetti va avanti. Approva il progetto, bandisce la gara d'appalto.

Il Ministro manda un ispettore che arriva di buon mattino all'ospedale chiedendo urgentemente del Presidente. Buzzetti capisce l'antifona e dice al Segretario Regazzoni di riferire che si libererà al più presto dell'impegno in corso e poi lo riceverà. Fa così, fa entrare l'ispettore che gli porta il diktat del Ministro: "Sospenda l'appalto". Buzzetti - non dichiarandosi certamente desolato - risponde che è impossibile perché la gara d'appalto è appena stata esperita e il lavoro assegnato. L'ispettore furibondo telefona al Ministro riferendo l'incredibile episodio ma ormai non c'è più niente da fare, salvo che non vi sia qualcosa di giuridicamente impugnabile. Ci guardano dentro ma ovviamente tutto è a sposto. C'è ancora un problema. L'appalto è stato aggiudicato all'impresa Rebai che ha praticato - se la memoria non falla - un maxi-ribasso, per quei tempi, il 27%. Occorre seguire quindi da vicinissimo i lavori. Buzzetti nomina come 'contrario' il geom. G. Natale Comi che svolgerà un lavoro impeccabile. Non solo, ma nel Consiglio ha il socialista geom. Sandro Bordoni, tecnico di valore e stimatissimo (tanto che poi verrà insignito del "Ligari d'argento") cui conferisce l'incarico, da consigliere, di sorvegliare l'andamento d'intesa con il geom. Comi. Scaduto il mandato Buzzetti chiede di essere confermato per il tempo necessario a portare a compimento quest'opera. Viene confermato ma con mandato pieno e non parziale come chiede. Finisce il lavoro e Buzzetti, come aveva detto, lascia l'incarico.

Professionalmente dopo il decennio a Montecitorio era andato a dirigere, con competenza, l'Enologica valtellinese Istituzionalmente era tornato al suo tavolo di assessore provinciale ai lavori pubblici. In tempi di magra, di scarsissime risorse finanziarie, porta a compimento - citiamo a memoria scusando le eventuali omissioni - numerose opere stradali, L'Istituto dei Geometri nel Campus, il Laboratorio d'Igiene e Profilassi, il padiglione nord dell'Ospedale psichiatrico. Collabora con il Comune di Sondrio nell'operazione 'Palazzo di Giustizia' che vede una serie di scambi di edifici (De Simoni e Palazzo Martinengo al Comune, Sassi, Besta, Anagrafe alla Provincia) e di strutture minori. Risolve brillantemente il problema dei rifiuti incagliatosi nelle opposizioni dei Comuni alla costruzione dell'impianto utilizzando gli opifici già sede dell'industria Scolari e quindi non necessitanti di alcuna autorizzazione comunale, quella che qualsiasi Sindaco in quel momento non era in condizioni di rilasciare per le opposizioni generalizzate.

Nel 1985 ritorno in pista. Chi scrive ha concluso il secondo mandato in Comune. C'è il problema della scelta del candidato alla successione. Il Segretario provinciale DC Luzzi sa che, proprio perché in attesa del secondo figlio, c'è la mia indisponibilità per qualsiasi incarico. Ha infatti posto sul tavolo candidature prestigiose, apprezzate ma non accolte. Nasce, a sproposito, qualche pasticcio polemico. E' il 5 aprile, Venerdì Santo. Finita la processione invito Buzzetti a casa mia. Faremo mattina dopo che alle due mia moglie ha ceduto al sonno mentre la moglie sua, Wilma, che non sa dove sia, lo aspetta in piedi. E' un incontro che ricordo con piacere, una sorta di passaggio reale da Sindaco (ancora in carica) a Sindaco (di prossima nomina). Non è facile far capire cosa significhi, in certi momenti, essere Sindaco. Quelle ore le ricordo molto bene, quasi affettuosamente per l'intensità dei contenuti, la serenità delle analisi, una reciproca comprensione.

Verso l'Adamello il primo chiarore annuncia la nascita del sabato 6 quando ci lasciamo.

Soddisfatti.

Qualche problema successivo, diversamente targato, non preoccupa.

Da Sindaco gli tocca le gestione della calamità. Non solo per i momenti drammatici nel capoluogo ma anche con la partecipazione alle vicende del post-calamità dato il ruolo del capoluogo. Non riuscirà ad ottenere l'accoglimento della sua proposta - "nella direzione lavori delle opere da farsi venga nominato come controllore un rappresentante degli Enti Locali" - che allora fu appoggiata da chi di noi aveva incarichi istituzionali, ma quella aprì la strada a soluzioni tali da rendere se non impossibili quantomeno difficili interventi men che corretti.

Dopo un solo mandato rinunciò all'ipotesi del secondo per ritirarsi nella vita familiare. Unica eccezione la Commissione per il 'Ligari d'argento', costituita dagli ex Sindaci, che lo vedeva indubbiamente protagonista.

Riposa nella cappella di famiglia, lato destro del Cimitero, in prossimità dell'ingresso laterale, poco distante da dove riposa il suo Presidente d'un tempo.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali