YARA DA SILVA: GRANDE INTEPRETE DEL JAZZ BRASILIANO CHIUDE IN BELLEZZA SCARPATETTI ARTE CON LA SUA BAND
SONDRIO - Un grande successo personale ha riscosso, domenica sera, la cantante di jazz brasiliano Yara Da Silva che ha chiuso alla grande, con la sua band, ScapatettiArte. Nella kermesse, dedicata alle arti figurative, la musica di cultura ha infatti giocato un ruolo di primo piano: jazz, blues, temi classici di Lennon & Mc Cartney, tango argentino per fisarmonica, temi della musica popolare brasiliana e della tradizione partenopea, tutti sullo stesso piano, con uguale dignità e con grande rispetto per le origini di ogni genere. "Il piacere di fare musica assieme, con amore e bellezza" nello spirito del grande Caetano Veloso che ama tutti questi generi musicali e li ripropone ogni volta con un gusto raffinato e inconfondibile. Questa è stata l'aria respirata tra sabato e domenica per le vie e le corti dell'antico quartiere sondriese. Tutto questo è stato regalato dalla grande Yara Da Silva, cantante di notevole temperamento, che ha proposto i temi immortali di Tom Jobim con le parole del poeta Vinicius De Moraes, grande amico del nostro Ungaretti e della Vanoni. Ebbene, domenica, sotto un cielo limpido e una leggera brezza estiva serale, la voce recitante di Marina Martinelli, brava attrice del Quadrato Magico, ha dato forma italiana ai testi di Vinicius e di Chico Buarque, da Corcovado a Wave (l'onda), dalla Ragazza di Ipanema alla famosa "Que serà" capolavoro dell'impegno anche politico, che ha valso l'esilio a Chico, sotto il regime dei colonnelli. Dopo la lettura di ogni poesia tradotta, Yara Da Silva ha cantato quei temi immortali creando atmosfere che solo un'artista del suo calibro sa dare: grande trasporto, moltissima ironia e una voce modulata, capace di dipingere le atmosfere e i momenti più tragici intervallati alla felicità, mai gridata perché pervasa sempre da una leggera tristezza (la saudade) tutta brasiliana. Musica della vita, dell'amore, della morte, ma anche dell'allegria espressa dal carnevale. Una grande forma d'arte per una voce potente, scura, da contralto puro, che si illumina a sprazzi di timbri colorati. A supportare la jazz singer, una band formata da europe e brasiliani, come il percussionista di Bahia Bené Moreira, che viene dalle scuole di samba di Sao Paulo e dalle orchestre di Oswaldo Montinegro e Sombrasul, poi, alle percussioni "leggere" Paolo Dell'Agostino che ha seguito un workshop al pomeriggio con Moreira, il flautista siciliano Mimmo Ricotta docente di musica in provincia, uno specialista dell'emissione continua e del fraseggio con la voce sovrapposta allo strumento. Un effetto da brivido assicurato. Quindi, fedele partner della cantante in tante esibizioni in Italia e all'estero, il pianista Paco Garro, allievo e seguace di Sivuca, che ama visceralmente Horace Silver (e si sente), ma anche Egberto Gismonti e Hermeto Paschoal. La "garra" nelle lingue latine è l'artiglio del rapace: così si muovono le sue dita sulla tastiera, pronte a catturare note dissonanti e spesso martellanti, come vuole la tradizione della salsa e del samba-jazz da Sergio Mendes a Joao Donato. Il pianista e il percussionista hanno inoltre animato la serata di sabato nella bellissima Corte Bartesaghi, avvalendosi di un contrabbassista d'eccezione, Massimo Scoca, partner in più sedute di registrazione e concerti, di Steve Copeland (ex-Police), che suona abitualmente con l'orchestra di Demo Morselli, ma anche con Dalla, Ruggeri e i grandssimi Bob Geldof, Dee Dee Bridgewater e Brian Adams. Scoca ha preso assoli di incerdibile potenza ritmica col il basso elettrico, in partricolare su Watermelon Man di Herbie Hancock, ma anche sui temi africani di Abdullah Ibrahim (al secolo Dollar Brand) pianista-stregone di Capetown, tenuto a battesimo da Duke Ellington. La versione di Hamba Kalé, Tintiiana e Africa Piano in una sorta di suite ideale è stata il momento davvero "magico" del trio Mo.Ga.Sco, formato appunto dalle iniziali dei suoi componenti.
Di grande intensità anche l'interpetazione dei temi dei Beatles fornita da Silvia Perlini nella corte dell'Adua, supportata da due bravissimi chitarristi. La cantante, che è corista nella formazione "Bossi" di Morbegno, è oggi una apprezzata interprete solista che non disdegna neppure le sperimentazioni più ardite e che sta facendo parlare di sé negli ambienti cantautorali di spessore. Per chiudere la rassegna dei musicisti, va dato merito a Lorenzo Baruffaldi, dalla sua "nicchia" nella corte del Portech, di aver mostrato le grandi doti della fisarmonica, promuovendo anche l'associazione valtellinese di cui è presidente, che promuove questo strumento. E' stata notata anche la fugace, ma sempre apprezzata, partecipazione di Sergio Della Bosca, il "decano" dei fisarmonicisti sondriesi, un uomo che racchiude la storia della musica per questo strumento in città.