TRAGEDIA D'ABRUZZO: SETTE PUNTI

Ne scrivono, ne parlano, giustamente, tutti.

Non occorre che spendiamo molte parole. Scriviamo, sostanzialmente, solo una specie di indice lasciando ai lettori, voce per voce, di completare l'argomento.

1) Il primo punto è dedicato alla gente d'Abruzzo. L'abbiamo detto e scritto subito. La grande dignità di chi ha perso persone care, di chi ha perso la casa, spesso frutto dei sacrifici di una vita, talvolta con tante rate del mutuo ancora da pagare, di chi ha visto il crollo della sua azienda, del suo negozio, del suo posto di lavoro.

Un dolore contenuto. Una grande pena che traspare ma non dilaga. L'abbiamo detto e scritto subito aggiungendo come il comportamento dei terremotati oggi ricordi quello, composto, dignitoso, dei Valtellinesi alluvionati nel 1987.

2) Il secondo punto è dedicato ai soccorsi. Straordinari, nonostante che quello che doveva essere il ponte di comando delle operazioni, la Prefettura, fosse un cumulo di macerie. In Valtellina siamo passati attraverso due grandi calamità, quella del 1983 e quella del 1987, oltre ad episodi minori. Abbiamo alle spalle le esperienze, rilevanti, del Friuli nel 1976 e dell'Irpinia nel 1980. Tempestività ed efficienza connotarono i valtellinesi sia in casa che fuori. Citiamo a mo' d'esempio il sisma del 1980. Questo avvenne alle 19,34 del 23 novembre ma le prime notizie furono date - era domenica… - da un telegiornale intorno alle 23. Un crollo a Napoli, alcune segnalazioni che però risalivano l'Italia. Quanto basta perché chi scrive, allora Sindaco del capoluogo, chiamasse il Presidente della CRI Vigo concordando di trovarsi la mattina per decidere il da farsi l'evento sembrando, come fu, rilevante. Partì poi una colonna, autosufficiente in tutto, gettoni telefonici compresi (pare strana la citazione ma non lo è visto che in giro per l'Otalia i telefoni c'erano ma non si potevano usare per mancanza di gettoni…). Una colonna organizzatissima e con presenze fino a 160 persone alimentate da rifornimenti che particano da Sondrio. La colonna Sondrio era data laggiù seconda solo a quella specie di panzerdivisionen che era giunta dalla Germania. Ricordato questo va detto che i primi momenti, che possono durare anche giorni, sono di organizzazione. Si pensi solo, aspetto particolare ma significativo, al numero ingente di soccorritori che devono anche mangiare, lavarsi, riposare e quindi essere sistemati in qualche modo. Si pensi alle priorità che fanno certamente passare in 32° piano quella del dottore che lamentava che a mezzogiorno - udite, udite - nessuno aveva portato le bottigliette d'acqua. Si pensi alla stessa conoscenza dei luoghi, indispensabile. Solo qualche ruga----- (autocensura) ha avuto da dire ma si sa che in ogni circostanza qualche ruga----- dive esserci.

3) Se Dio vuole, salvo qualche piccola avvisaglia di qualche mini-personaggio, la polemica politica non ha avuto spazio. Di Santoro s'è scritto per cui, lo compatiscano, come facciamo noi. Pover'uomo…

4) Consiglio dei Ministri a L'Aquila. Ottima iniziativa come del resto era già capitato a Napoli. Il leader del PD ha parlato di passerella ma questa volta ha sbagliato come forse gli hanno fatto notare anche esponenti del suo partito. Anche qui un esempio attingendo al bagaglio dei ricordi della calamità di Tresenda. Il Ministro dell'Interno Rognoni, accomiatandosi si rivolse al Prefetto con una frase significativa. Tradotto in linguaggio corrente il messaggio era "Prefetto marci pure, ha la mia copertura". E il dr. Ricci lo prese in parola contribuendo al positivo andamento delle cose. Ci sono mille situazioni e mille complicazioni. A Tresenda furono inagibili i due ponti sull'Adda. Per andare all'Aprica i mezzi leggeri dovevano fare il giro o da Stazzona o da Carona. I mezzi pesanti un giro impressionante via Lecco-Bergamo. Rapidissima la Provincia a predisporre il progetto mandato in Regione per via dei Beni Ambientali. Toccò a chi scrive, incontrando casualmente l'assessore competente Ricotti chiedergli conto. Non ne sapeva nulla. Il ponte era in fila burocratica rispetto a centinaia di pratichette aspettando il suo turno (e poi sapemmo che il punto era come doveva essere fatto il parapetto). Mi telefonò l'indomani per dirmi che la questione era risolta. Di complicazioni, di interpretazioni, di rigidità e via dicendo in questi momenti ce ne sono a iosa. Quando c'è un impegno particolare delle Istituzioni con una loro presenza attenta la macchina funziona. In questa logica, oltre a quella di dare conforto alla gente, va bene, anzi benissimo, il Consiglio dei Ministri laggiù.

5) La ricostruzione. Il Presidente del Consiglio ha detto che vuole la gente nelle case prima dell'autunno. E' quello che abbiamo continuato a dire e scrivere anche in questa occasione, fornendo a molti un elemento incontrovertibile e cioè il fatto che nel 1987 in Valtellina le case le abbiamo fatte in tre mesi coniugando rapidità, costo contenuto e qualità come oggi, a 21 anni e oltre dalla costruzione, chiunque può verificare.

6) Le eventuali responsabilità, a parte quelle giudiziarie. Se qualche progettista non ha rispettato le norme antisismiche come minimo deve essere sospeso dall'albo con facoltà di riammissione solo se passa un anno all'università a studiare. Se qualche costruttore non ha rispettato il progetto o in sede di esecuzione ha tirato via, al minimo gli si sospenda l'attività. Se qualcuno che doveva controllare non lo ha fatto, paghi.

Detto questo va però ricordato come il compianto prof. Pedeferri, numero uno in questo campo, si era dimostrato preoccupato - e ne abbiamo scritto più volte - della tenuta del cemento armato con situazioni pesanti dove c'è la salsedine ma non solo. Erano 70 gli anni della siglia di attenzione per i viadotti. L'abbiamo ridotta anche a venti, ci diceva. Il terremoto odierno potrebbe essere occasione per approfondire queste tematiche a livello tecnico-scientifico ma non accademicamente bensì fornendo strumenti di valutazione e indicazioni operative ai tecnici che operano a livello periferico.

7) L'auspicio, crediamo di tutti, è che lo spirito di calda partecipazione e di viva solidarietà che si è determinato in quasi tutta la comunità nazionale, possa portare i tempi più rapidi rispetto ai precedenti episodi sismici a riportare se non alla normalità per la quale inevitabilmente qualche anno ci vorrà quantomeno a condizione di sufficiente ripresa, in tutti i campi.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali