DAL SENATO SI' ALLE ARANCIATE SENZA ARANCE!
E dai, e dai, e dai, alla fine gli euroburosauri ce l'hanno fatta. Almeno al Senato, sperando che alla Camera prevalga il buon senso. Di che si tratta? Dell'aranciata. Dal 1961 in Italia vige la regola, per legge, che il succo di arancia deve essere almeno il 12%. L'Europa ha aggiunto alle sue perle - quelle ben descritte da Tremonti nel suo libro "Rischi fatali" - l'abolizione di questi limiti. In altri termini si potrebbe fare una "bibita al gusto di arancia" senza che un solo frutto sia mai stati usato. Vino senza uva. Cioccolata senza cacao. Pane industriale. In compenso le mille diavolerie dei regolamenti (solo nel numero della Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee del 30 marzo, nona di questo mese, ce ne sono 16) e delle direttive che escono a getto continuo. Pare che l'unica cosa che non siano ancora riusciti a risolvere sia la modifica delle forma delle uova, da tondeggianti a parallelepipedo per maggiore facilità d'imballaggio. Su questo aspetto pare infatti ci sia una forte opposizione delle galline.
L'art.21 della Legge Comunitaria che ogni anno recepisce nel nostro ordinamento le direttive di Bruxelles: abroga la legge del 1961 che prescrive tassativamente un minimo del 12% di succo d'arancia. Coldiretti furibonda perché con la chimica al posto del succo verrebbe meno un consumo di un milione e 200.000 quintali di arance all'anno.
Noi comprendiamo questa posizione e siamo solidali ma ancor più importante ci sembra il 'vulnus' che si fa alla gente comune che sicuramente predilige un'aranciata con tanto di succo vivo a quella senza succo e quindi con la chimica. I consumatori devono poter dire la loro. I produttori seri, quelli fedeli, qualsiasi cosa succede, alla naturalità dell'aranciata, prevedano, uguale per tutti, un'etichetta con scritto in grande: ARANCIATA DI VERA ARANCIA.
CCCVa