IL CUORE DI RENATO BARTESAGHI SI È FERMATO A CÀ RUNCASCH

Con lui scompare prematuramente un protagonista, pioniere dell'informatica

Con Renato Bartesaghi scompare un protagonista.

Nato a Scarpatetti 65 anni fa. Padre leggendario, Mosé, con le sue foto un po' come quelle del Fernando Fanoni, scampoli confortanti di un tempo che fu. Gli 80 anni con i figli. Dove? Su allo Stelvio, ma non in auto bensì in bicicletta. Famiglia di tradizione, di impegno per gli altri come dimostrano la sorella Giuliana e il fratello Roberto. Giovanissimo al CreditoValtellinese che allora aveva davanti l'aggettivo "Piccolo", sparito solo molto tempo dopo una volta vinte le resistenze della Banca d'Italia. Allora, se ricordiamo bene, la banca, come più o meno anche l'altro Istituto valtellinese, aveva in tutto 16 sportelli dislocati nei maggiori tra i 78 Comuni della provincia. Quando Renato se ne andò, per un certo tempo ricoprendo un incarico collaterale, mi disse per prima cosa incontrandolo da ex "sono arrivato che c'erano 16 sportelli, me ne vado che ce ne sono più di 400". Aveva subito intuito il futuro informatico. "Basta" - diceva - "spostare le persone. Bisogna spostare le informazioni". E nel primo momento di un certo entusiasmo generale verso le cosiddette nuove tecnologie ammoniva di fare attenzione, "il basic non è l'informatica", andando quindi alla lavagna a illustrare il ragionamento con i suoi schemi. Pioniere certamente. Nel 1973 capitò da me in ragione della carica che ricoprivo sapendomi interessatissimo all'innovazione in atto. Con lui manager dell'IBM a Sondrio per la banca. C'era una proposta di informatizzazione della Valle. Rimase sconcertato quando, espresso tutto il mio entusiasmo, dissi che non c'erano possibilità concrete di portare avanti il progetto. Sorpresissimo che proprio io non sposassi l'idea. Mi diede ragione qualche tempo dopo quando saltò un disegno provinciale allora in fase avanzata perché il dato, generale, di fondo è che l'innovazione deve fare i conti con la terribile "resistenza al cambiamento" che se si vuole arrivare al risultato non deve essere fronteggiata ma aggirata. Quella occasione ed altre, specie del quinquennio in cui fu assessore - naturalmente a personale, organizzazione e ASM -, furono da lui sintetizzate, il giorno del 75° anniversario della banca, all'Hotel Posta dicendo al Gotha finanziario presente di avere imparato di più, ai fini del suo lavoro, dall'esperienza fatta come pubblico amministratore che nel tempo precedente. E in effetti gli elementi da tenere ben presenti sono"resistenza al cambiamento", problema del consenso, aggiramento delle difficoltà. Certo, anche decisionismo però, come dice la formuletta, q.b., quanto basta e senza abusarne.

Aveva capito il punto centrale quand'era in Giunta, una Giunta monocolore che guidavo senza maggioranza (17 su 40) per l'impossibilità di trovare una soluzione politica. Altri, che quindi manifestavano il loro disagio, non avevano capito, lui sì, che certi rallentamenti a decisione nella sostanza assunta erano essenziali per portare in porto la scelta quando invece forzare i tempi - omettiamo esempi recenti - spesso porta o ad affossare o a ritardare grandemente la realizzazione. Assessore alle aziende municipalizzate propose, e subito provvedemmo, di passare la diseconomica e non efficiente gestione diretta dell'acquedotto all'ASM, ma non si accontentò di questo inventando una esemplare tariffazione a fasce, prima in Italia. Il suo decisionismo - il consigliere comunale avv. Giugni lo chiamava amabilmente "l'assessore stakanovista" - veniva fuori talvolta in Consiglio Comunale quando capitava che il dibattito dilagasse su questioni sostanzialmente insignificanti, sino al punto, una sera, di costringere tutti sino a notte non fonda ma profondissima perché "noi siano qui per amministrare i problemi della città. Sono andate due ore per temi politici astratti, nessun rinvio, le due ore dobbiamo recuperarle".

In banca aveva inventato il centro EDP, poi diventato branca autonoma con Bankadati, società per azioni, e con quello aveva creato le premesse per lo sviluppo dell'Istituto ed ovviamente anche per la sua personale ascesa. In sodalizio forte con Giovanni Decensi, cementato anche da una vicenda assembleare, stabilitisi nel tempo nella plancia di comando arrivò alla Direzione Generale e fu Amministratore delegato oltre a ricoprire una serie di altri incarichi collaterali. C'é un fatterello, marginale ma significativo in tempi non certo "informatici" in quanto era finito sulla prima pagina di tutti i giornali nazionali. La banca aveva vinto la tesoreria dell'Ospedale con l'astronomico tasso attivo del 27% e un tasso passivo basso. Gliene chiesi la ragione e mi rispose sorridendo che avendo tutti i dati, in quanto tesoriere uscente, elaborate tutte le simulazioni possibili, il risultato in ogni caso era positivo per la banca, oltre naturalmente al vantaggio di immagine. Gli obiettai che anche dall'altra parte si potevano fare le simulazioni con il vantaggio della scelta dei tempi dell'emissione di mandati e reversali. Risata e "se ci fossi stati tu avrei pensato a qualcosa di diverso…!". Sempre in ebollizione, sempre teso in avanti, carattere non facile, come sanno tutti quelli che lo hanno conosciuto, e modi anche bruschi, motore però di un'intraprendenza continua tesa al massimo rendimento.

Lasciato il suo lavoro si era immerso nel progetto del polo tecnologico, discutendone, approfondendo, disponibilissimo - testimonianza diretta - ad accogliere suggerimenti e proposte per "un polo non per una operazione immobiliare" sino ad arrivare al varo di Politec, nella forma e con le modalità giuste, per poi tirarsi indietro quando l'iniziativa aveva cominciato ad andare avanti con le sue gambe. Tirarsi indietro non vuol dire però allontanarsi dal problema, tutt'altro.

Si è fermato inopinatamente a Cà Runcasch, nella zona di Campagneda, sotto il Pizzo Scalino, zona splendida per lo sci-alpinismo. Il suo cuore lo ha tradito mentre era in piena attività, di altro tipo ma sempre attività, alle 15.30 dell'ultimo giorno della Merla 2009. Un modo di lasciarci che ha reso più malinconico ancora il sentimento di tristezza. Ai familiari un abbraccio.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Dalla provincia