IL VALZER DEI PREZZI ANCHE A SONDRIO.- I SIGNIFICATIVI INTERVENTI DELLA COOP E DEL DR. TIRELLI (IPERAL). - MULTINAZIONALI (GOLIA) E VALZER DEI PREZZI. MA I CONSUMATORI (DAVIDE) HANNO LA LORO FIONDA, PURCHÉ LA USINO
Crisi reale e fattori psicologici
Nelle crisi economiche - e siamo in una delle peggiori - più gravi ancora dei fattori sostanziali di crisi sono i fattori aggiuntivi d'ordine psicologico. Sono quelli caratterizzati dal "rinvio".
Oggi si parla molto della "quarta settimana" sintetizzando così i problemi di una parte non piccola della società italiana il cui reddito fisso, da lavoro o da pensione, non riesce più a far fronte alle esigenze elementari di vita. A questo si aggiunge che è intaccata anche la capacità di spesa di frange del cosiddetto "ceto medio" con i lembi della cisi che minacciano anche ulteriori frange. Detto questo, tema ricorrente di questi tempi, sta il fatto che resta in ogni caso al di sopra della soglia la maggioranza delle famiglie italiane. Si annida qui il pericolo maggiore, una sorta di virus, quello, appunto del "rinvio".
Il contagio si estende, vien meno la sicurezza, cresce l'incertezza, s'insinuano i dubbi. In qualcuno la crisi finanziaria ha lasciato una traccia profonda con i risparmi investiti in Borsa oggi svalutati. Anche qui c'é grano e loglio. Se qualcuno irretito dalle sirene dei rendimenti-plus si era buttato nei titoli USA oggi spazzatura è un conto. Pare però che in proposito il nostro Paese sia abbastanza defilato. Se altri però hanno investito in titoli seri - è il caso delle nostre banche - e oggi debbono registrare, non per loro default ma per "borsite" diffusa, minusvalenze il problema è diverso. Si sa cioè, o quantomeno i più avvertiti sanno, che è questione di tempo, che una volta superata la crisi le cose si riassesteranno a favore della serietà e a spese di quell'avventura che aveva fatto credere che si potesse creare ricchezza dal nulla o col sistema classico della manipolazione o con quello moderno del virtuale eretto a sostituto del reale.
Lo tsunami finanziario previsto da Tremonti
Solo 131 giorni fa il Ministro dell'Economia, concittadino illustre, Giulio Tremonti aveva dichiarato - conserviamo il documento - "siamo alla vigilia del crollo". Valanga di critiche. Addirittura sbeffeggiato in TV da politici pur autorevoli.
- In poche settimane uno tsunami planetario ha sepolto questi presuntuosi critici dando ragione a chi non solo ha visto giusto ma avendo visto giusto si è mosso per tempo. Grande vantaggio per il nostro Paese che, per fare un esempio, non ha visto il Parlamento paralizzato nelle discussioni sulla Finanziaria da settembre alla vigilia di Natale come succedeva tutti gli anni (fra l'altro con il risultato di appesantirne l'esito).
- In poche settimane è successo di tutto con il rischio incombente di un nuovo 1929.
In poche settimane si sono rizzati i capelli a tanta gente che ha cominciato a fare i conti. Chi bene e chi meno bene.
- In poche settimane la massaia ha visto la metamorfosi dei cartellini dei prezzi sempre meno invitanti, sempre più ostili e non quelli del tartufo o del caviale di cui a lei non importava e non importa nulla, ma quelli del pane, del burro, della pasta e via dicendo.
La dapprima sconcertata e poi spaventata massaia ha rischiato di fare come il Marvin Sellers del racconto di Mark Reynolds, scritto nel 1974, "Effetto valanga" ricordato nell'articolo "Crisi ed altre storie" di Maurizio Frizziero pubblicato sul n. 33 del 30 novembre u.s. e il cui indirizzo, per chi volesse leggerlo, riportiamo in calce (x).
Imperturbabili certi commentatori delle cose di Borsa. Ogni TG a spiegarci che la perdita del 7 o 8 per cento era da imputare a questa o quella decisione della Federal Riserve piuttosto che ai dati della produzione industriale ecc. ecc. Il giorno dopo altra perdita e altre ragioni ancora. Poi all'improvviso risalita vistosa. Ma come? Le ragioni dei giorni prima sparite? E sempre così. Continuano ancora adesso. Basti pensare che questi esseri ad un certo punto ci avevano spiegato che l'aumento vertiginoso del petrolio era dovuto alla riduzione delle scorte degli USA. Forse qualcuno può pensare che la discesa sia poi dovuta al reintegro delle scorte fatto pagando il petrolio 140 o 150 dollari al barile?!?!?
COSA SERIA: non dare minimamente retta a questi dilettanti allo sbaraglio.
L' impennata dei prezzi
In poche settimane si è profilata una crisi dei consumi in una con una impennata dei prezzi per non parlare poi dell'effetto Cina già in precedenza presente con ricadute sul settore produttivo nazionale.
Pane, pasta, burro ma insieme tante altre cose. Andando oltre il breve periodo mentre ci sono prodotti stranamente rimasti tali e quali nel prezzo altri hanno avuto misteriose impennate. Per fare un solo esempio come è possibile che la fesa di tacchino, in fette, sia aumentata in un paio d'anni circa del 50%? O, per altro verso, come è possibile che un kg di una certa qualità di pane costi più di un kg di una certa qualità di carne?
Tutti ne parlano ma non in coro per cui la discussione diventa uno sconclusionato chiacchiericcio.
Due voci fuori dal coro, da questo inconcludente coro: Coop e il dr. Tirelli.
Le pagine della Coop il primo novembre
Scende in campo la Coop. Tira fuori il portafoglio, compra dai quotidiani pagine e pubblica il primo novembre, giorno dei Santi, la seguente nota:
"NON ACCETTIAMO AUMENTI INGIUSTICATI DEI PREZZI 1.11.08 QN ecc.
Il prezzo delle materie prime ,come grano, mais,farine,orzo,latte, semi oleosi ,ma anche petrolio e derivati, alluminio, e' DIMINUITO e sta SCENDENDO ancora.
Ci saremmo aspettati che anche le INDUSTRIE facessero altrettanto.Non e' successo!!
In molti settori, sopratutto ad opera delle industrie multinazionali, ci troviamo invece di fronte a richieste di AUMENTI dal 4 fino al 8%, su prodotti importanti per la spesa delle famiglie Italiane.
Richieste INGIUSTIFICATE ED INCOMPATIBILI con la necessità di contenere i prezzi e favorire i consumi in un momento di grave crisi; si corre il rischio , dopo l'ondata di crescita dei prezzi di inizio 2008, di un'ulteriore CRESCITA DELL'INFLAZIONE nel 2009. Per questo, Coop non accetterà richieste ingiustificate di aumento dei prezzi. Lo diciamo apertamente e pubblicamente
Se le richieste dovessero persistere, Coop reagirà di conseguenza e con determinazione, informandone i 6.700.000 soci consumatori. Siamo convinti che tutte le imprese responsabili dovrebbero impegnarsi in azioni concrete per recuperare fiducia e rispondere alle attese di difesa del potere d'acquisto dei consumatori.
Questo si aspetta oggi la gente: segnali forti di attenzione e di aiuto per affrontare e superare le difficoltà. Coop fa la sua parte e chiede alle industrie di marca di fare la loro, nell'interesse dei cittadini e del Paese.
Il commento de "Il Sole 24 Ore"
Il quotidiano finanziario della Confindustria così commenta l'iniziativa delle Coop:
"Pochi scherzi. La Coop non ci sta a far da capro espiatorio di quel bizzarro fenomeno al quale stiamo assistendo: certo, calano i prezzi delle materie prime, però aumentano (anziché calare) quelli dei prodotti di marca sugli scaffali dei supermarket.
Con il dito puntato sulle multinazionali (Procter & Gamble, Danone, Lactalis, Nestlè) e sulla loro richiesta di aumenti (dal 4 all'8%, si va dai detersivi ai latticini alla birra) la Coop si è decisa al grande passo, far pubblicare a pagamento una lettera aperta alle industrie di marca denunciando le loro richieste di aumento considerate «ingiustificate e incompatibili con la necessità di contenere i prezzi e favorire i consumi in un momento di grave crisi".
Il giornale pubblica le valutazioni del loro Presidente Tassinari che, ricordato l'annuncio del calo delle materie prime fin da luglio scorso, ritiene ingiustificati gli aumenti dei prezzi 'perchè quelli di grano, mais, farine, orzo, latte, semi oleosi, ma anche petrolio e derivati e alluminio, stanno scendendo ancora. Coop ha già abbassato i prezzi di pasta, farina, burro, latte Uht, yogurt venduti con il proprio marchio. Ci saremmo aspettati che anche le industrie avessero fatto altrettanto, il che non è successo. Siamo scesi del 10%, addirittura Coop Firenze del 20%. Coop - dice - non scherza e informa che ' i nostri marchi Coop che negli ultimi mesi hanno fatto registrare un aumento del 14% nelle vendite a scapito di quelli delle multinazionali' ma formula un sospetto e cioè che le multinazionali, in sofferenza all'estero, specie negli Stati Uniti, vogliano far pagare il conto al mercato italiano, considerato addirittura in grado di assorbire ulteriori aumenti di prezzo".
Due giorni prima il dr. Tirelli (Iperal)…
Due giorni prima, il 30 ottobre, era pesantemente entrato in argomento il Presidente di Iperal spa (275.151.869 €uro di fatturato nel 2007). Evidente la sua preoccupazione. Duplice, a nostro avviso: da un lato per la situazione generale, dall'altro per farla capire bene ai clienti in una con, di fatto, una richiesta di fiducia corroborata da iniziative concrete attuate e in attuazione a favore dei consumatori. Un passo importante, anche se parziale. Un messaggio di tal fatta avrebbe avuto bisogno di raggiungere 'l'universo', (detto in senso tecnico, ovvero la generalità delle famiglie, ovvero almeno il quadruplo di quelle effettivamente raggiunte. E questo non solo per l'ovvio interesse di Iperal ma anche per la questione di carattere generale posta da Coop e anche dal dr. Tirelli ("…gli effetti distorsivi delle speculazioni…").
La nota del dr. Tirelli del 30.10:
"La corsa dei prezzi è iniziata l'anno scorso ed è stata inarrestabile. Gli aumenti su prodotti quali latte, uova, burro, pane, pasta, carne di vitello, fino al 45%, hanno comportato il rialzo dei prezzi di tutti i derivati. I consumatori se ne sono accorti e hanno premiato Iperal per le iniziative attivate: sconti, promozioni e offerte speciali hanno consentito alle famiglie di continuare ad acquistare i prodotti preferiti, senza doversi privare dei beni di prima necessità né delle prime scelte.
"Far fronte alla crisi si può - sottolinea il presidente del Gruppo Iperal Antonio Tirelli - la nostra azione: il ribasso. Stiamo diminuendo i nostri prezzi di vendita anticipando i reali abbassamenti da parte dei fornitori per tornare a dare il valore effettivo ai prodotti, contenendo gli effetti distorsivi delle speculazioni e tutelando il potere d'acquisto delle famiglie. Le esigenze sono cambiate e auspico che tutti i settori operino sinergicamente per ridare fiducia ai consumatori".
La grande distribuzione rappresenta infatti il punto di arrivo di un processo organizzativo centralizzato del comparto del commercio. L'evoluzione di questo importante settore del terziario non riguarda soltanto la dimensione e la tipologia dei punti vendita, ma soprattutto il ruolo che la GDO ha assunto nei rapporti con i fornitori e con gli stessi consumatori che rende possibile l'attivazione di un'attenta politica commerciale capace di contribuire a contenere l'inflazione: la GDO registra un dato di inflazione alimentare del 2% inferiore rispetto alla media nazionale.
Iperal si è messo dalla parte dei consumatori, ha fatto i conti con loro, ha visto che le famiglie oggi fanno più fatica e ha agito optando per la convenienza, promuovendo un'azione di ribasso generalizzato rispetto ai prezzi di mercato che soltanto un'azienda affermata sul mercato, forte e organizzata, può attuare. I consumatori hanno riconosciuto l'impegno dell'azienda a tutela della loro capacità di spesa e la risposta è stata determinante e con sempre maggiore fiducia entrano nei punti vendita. Iperal oggi sta svolgendo una funzione di calmiere, offrendo il pane a 2,90 euro al chilo, contro i 3,40 richiesti dal mercato, e la pasta di semola Barilla a 1,39 euro al chilo, anziché 1,63. Un assortimento sempre maggiore di prodotti a prezzo contenuto, con i marchi dell'insegna Iperal in grado assicurare la qualità delle marche leader a oltre il 30% in meno.
Alle preoccupazioni dei consumatori, Iperal ha risposto con i fatti, nella logica più semplice, quella dei numeri. Un linguaggio universale: pane e pasta venduti a un prezzo inferiore del 15% rispetto ai costi di mercato. E promozioni e offerte speciali su centinaia di prodotti. Iperal oggi più che mai vuole dimostrare la sua attenzione al consumatore, ripagandone la fiducia attraverso una comunicazione chiara e trasparente. L'obiettivo finale rimane la soddisfazione del cliente attuata proteggendo il potere d'acquisto delle famiglie e dei clienti fedeli, assecondando necessità e bisogni.
"Il nostro impegno - spiega Valter Vangelisti, direttore acquisti e mercati del Gruppo Iperal - è di riposizionare le principali categorie merceologiche. Per attuarlo effettuiamo un monitoraggio attento e costante sui prezzi di mercato di oltre 6.000 prodotti per definirli nell'ottica della massima convenienza per il consumatore. I prezzi dei nostri iperstore sono mediamente più bassi del 5% e quelli dei supermercati del Gruppo del 2% rispetto al mercato". Una particolare attenzione viene prestata ai cosiddetti prodotti leader quali pane, pasta, latte e derivati, monitorati ogni 15 giorni.
"Nei carrelli trovano sempre più spazio i prodotti poveri, aumenta la pasta e diminuisce la carne. Ciò ci impone una sempre maggiore attenzione al potere d'acquisto del consumatore, ma non deve avvenire a scapito della qualità, per questo Iperal ha coniato lo slogan "QUALITA' AL GIUSTO PREZZO", declinandolo in particolare nel settore dei freschi - sottolinea Vangelisti -. Nel settore ortofrutta gli acquisti centralizzati direttamente dal produttore ci consentono di attuare una politica commerciale dove il prezzo è molto più conveniente di quello di mercato. La selezione dei fornitori, il controllo del prodotto direttamente presso l'azienda di produzione ci permettono di offrire al cliente frutta e verdura di qualità, sempre freschi tutti i giorni, a prezzi convenienti. La merce arriva ogni sera entro la mezzanotte presso il centro di Andalo Valtellino e il nostro lavoro comincia: dopo un attento controllo, frutta e verdura vengono distribuite durante la notte ai nostri punti vendita per essere esposte sui banchi il mattino. Iperal assicura qualità, servizio e convenienza rispettoso più che mai delle esigenze delle famiglie."
Il dr. Tirelli (Iperal) torna alla carica il 13 novembre
Passano due settimane e il dr. Tirelli torna alla carica in modo significativo e, a nostro avviso, in modo efficace sia pure con la stessa riserva, ai fini generali oltre che privati, per la insufficiente diffusione e quindi senza dispiegare appieno questa efficacia.. La nota:
PASTA AL GIUSTO PREZZO: IPERAL BLOCCA I RINCARI IMMOTIVATI. TIRELLI: "CONTENIAMO I MARGINI PER TUTELARE I NOSTRI CLIENTI"
Dai campi alla tavola, dal grano alla pasta, dalla produzione agricola al consumo c'è un margine sufficiente per recuperare i costi, nonostante ciò, in questi ultimi mesi, si è assistito alla corsa all'insù dei prezzi che non si è mai arrestata in presenza di ribassi anche consistenti della materia prima. Oggi il grano costa come nel 1993, ma il consumatore non ne ha in alcun modo beneficiato. Le associazioni dei consumatori hanno denunciato proprio in queste settimane il comportamento ambiguo di grossisti e intermediari che hanno riversato sui consumatori le conseguenze della crisi congiunturale che stiamo attraversando. Ma c'è chi è andato oltre le prese di posizione e le proteste, agendo direttamente sui prezzi di vendita, anche a scapito dei propri margini di guadagno.
E' il caso di Iperal che, a partire dal 2005, ha contenuto il rincaro di oltre il 32% del prezzo medio della pasta entro il 10% rifiutandosi di sottostare alle regole imposte dalle aziende di produzione. "Si tratta di beni di prima necessità che rappresentano la prima voce di spesa per le famiglie, soprattutto in un periodo difficile qual è quello che stiamo attraversando - spiega il presidente del Gruppo Iperal Antonio Tirelli -, per questo motivo abbiamo sempre prestato una particolare attenzione al prezzo della pasta, rinunciando anche ai nostri margini. Oggi vendiamo la pasta Barilla a 1,39 euro al chilo contro l'1,63 imposto dal mercato: circa il 15% in meno. E' un segnale importante, la prova tangibile della nostra vicinanza alle famiglie che già si trovano costrette a rinunce a causa della riduzione progressiva del loro potere d'acquisto". I consumatori vengono informati di questo consistente ribasso attraverso le brochure e i cartelli posizionati sugli scaffali che indicano a chiare lettere: PREZZO RIBASSATO. La riduzione praticata da Iperal sulla pasta ha consentito ai consumatori di non cambiare le abitudini e di continuare ad acquistare il marchio a cui sono più legati, senza che si assistesse a un significativo calo delle vendite. "Sostenere il mercato durante la crisi è fondamentale - sottolinea Valter Vangelisti, direttore acquisti e mercati del Gruppo Iperal -, perché soltanto facendo ripartire i consumi si potrà rivitalizzare l'intero ciclo economico, consentendo alle aziende di produrre. Ma in questo nostro intento come Grande Distribuzione Organizzata ci scontriamo con l'industria di marca che impone il prezzo, incurante dell'effetto che produrrà sui consumatori. Invece noi crediamo che questi ultimi debbano essere tutelati, senza essere costretti a cambiare le loro abitudini alimentari a causa della politica della grande industria. Noi, al contrario, misuriamo ogni giorno l'effetto dei rincari e cerchiamo di contrastarlo con operazioni mirate, affinché il peso della crisi non ricada tutto sui consumatori".
Multinazionali e consumatori: Davide e Golia
Multinazionali e consumatori: Davide e Golia. A ranghi invertiti. Il Golia-Multinazionali emerge chiarissimo negli interventi riportati. Addirittura nel commento de 'Il Sole 24 Ore' il Presidente della Coop Tassinari va oltre ipotizzando "che le multinazionali, in sofferenza all'estero, specie negli Stati Uniti, vogliano far pagare il conto al mercato italiano, considerato addirittura in grado di assorbire ulteriori aumenti di prezzo".
Davide aveva solo una fionda. I consumatori ne hanno 6,7 milioni quelli di Tassinari e una quarantina gli altri (bimbi, inabili, suore di clausura esclusi).
La nostra fionda
Una fionda per la verità ci sarebbe se le 17 associazioni dei consumatori, quelle riconosciute nell'apposito albo al Ministero dello Sviluppo (xx) capissero che su alcune cose ci sarebbe da fare un fronte comune. Negli USA sono 70 milioni gli iscritti, in Italia forse un milione e perdippiù quel milione diviso. La Coop minaccia di schierare i suoi 6.700.000 contro le multinazionali e a ragion veduta? A quelli aggiungiamo non il milione ma tutti i consumatori per un diritto di "rappresentanza erga omnes". E magari anche per altre cose a cominciare dalla trasparenza delle etichette.
Le etichette. Chi va a far la spesa in genere non ha occhi di falco o occhi telescopici né si porta dietro la lente per scoprire cosa c'è scritto, spesso in corpo tipografico micro e talora in contrasto di colori - per esempio la stampa in nero su fondo rosso carico -. Ovviamente se c'è uno slogan che magnifica il prodotto quello è stampato con carattere triplo rispetto agli altri.
L'esempio dell'acqua minerale (per inciso mercato schizofrenico con stranezze come quelle all'Iperal da un lato e in qualche discount dall'altro). Abbiamo già fatto altre volte un esempio con una certa acqua minerale che viene imbottigliata in provincia di Venezia, a 24 km da Piazzale Roma, dove le uniche salite sono i ponticelli su qualche fosso. Per carità, liberissimi tutti di bere quello che vogliono, di preferire quell'acqua in scatola (chiamiamo così le bottiglie di plastica) che viene dalla pianura a quella purissima che invece arriva dai rubinetti di casa nostra da fonti a 2000 metri e che costa cinque o seicento volte di meno. Da una serie di interviste fatte a suo tempo ad acquirenti di tale acqua all'uscita delle casse di un supermercato era emerso che quasi nessuno sapeva da dove venisse. Molti erano per l'Italia centrale, altri per la bergamasca, nessuno con la risposta giusta. Fosse scritto, come dovrebbe essere, in modo da favorire la lettura si saprebbe cosa si compra.
L'esempio delle minestre. Altro esempio in fatto di trasparenza. Prendiamo le buste di minestre liofilizzate. Anche qui in corpo tipografico micro c'è scritto "Distribuito da Knorr Corso Europa 24 20010 Inveruno" con a fianco logo di Uniliver.. A me cittadino consumatore non interessa punto chi distribuisce (può interessare soltanto nel caso ove vi sia qualcosa che non va). Mi interessa chi prepara il prodotto e dove perché deciso di comprare o no in base anche a questo aspetto. La prima domanda che nasce è se la normativa consente una tale dizione. Se non lo consentisse è problema della Magistratura, cui porremo il quesito. Ammettiamo che tutto sia a norma. Negli USA chiedessero le Associazioni dei consumatori una cosa del genere la otterrebbero subito per evitare un braccio di ferro che non piace neanche alle maggiori aziende Tornando ai prezzi il mercato italiano non è in grado di assorbire ulteriori aumenti perché nel nostro Paese magari si dorme anche, a lungo, ma se ci si sveglia…
Alla prossima
Torneremo in argomento non appena completato il monitoraggio di alcuni prodotti alimentari (e sottoprodotti) che dai primi dati ci rivelano una 'oscillazione' dei prezzi che va da uno a due secondo i luoghi di vendita.
Per il CCCVa: Alberto Frizziero
(x) http://www.gazzettadisondrio.it/18889-crisi_ed_altre_storie___i_profeti_...
(xx) ACU - ADICONSUM- ADOC - ADUSBEF - ALTROCONSUMO - ASSOUTENTI - CENTRO TUTELA CONSUMATORI E UTENTI BOLZANO - CITTADINANZATTIVA - CODACONS - CODICI - CONFCONSUMATORI - FEDERCONSUMATORI - LA CASA DEL CONSUMATORE - LEGA CONSUMATORI - MOVIMENTO CONSUMATORI - MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO - UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI
CCCVa