Unicuique suum (2): BERLUSCONI, OVVERO LE CINQUE DELLA SERA DOPO IL CONGRESSO DEL PdL
Silvio Berlusconi è, come dicono i suoi coscritti, della classe migliore. E citano la fonte di questa definizione: l'€uro. Quando si è trattato di stabilire il rapporto con la lira, fissato l'ordine di grandezza c'era da arrivare alla cifra esatta. Ci volevano anche i centesimi per abituare la gente e quindi venne scelto un numero significativo: il 27, giorno di paga secondo la tradizione. Poi il numero più importante, e qui fu, sottolineano sempre i coscritti, fu facile: bastò prendere la miglior classe mai esistita, il 1936. Singolare, in proposito, che la sua discesa in campo sbarrò di fatto la strada per la guida del Governo, fino allora in discesa, ad Achille Occhetto, suo coscritto e più anziano, si fa per dire, di poco più di sei mesi
Il Liceo lo fa dai Salesiani, che il mestiere di educatori lo sanno fare bene (a Sondrio lo si sa per esperienza diretta di molti) e poi va non alla Cattolica ma alla Statale, a Giurisprudenza dove se la prende comoda facendo anche il venditore a domicilio e persino in coppia con il fedelissimo Fedele Gonfalonieri l'animatore nelle crociere! Ci mette dunque sette anni a laurearsi in legge ma però lo fa meritandosi la lode e una borsa di studio per la qualità della tesi sulla pubblicità. Si dà subito da fare appena laureato in diverse iniziative imprenditoriali nelle quali emerge, come si suol dire, il suo bernoccolo per gli affari.
Il suo impero la TV.
Ma come c'è arrivato? Partendo dal niente o quali, e persino anche da Sondrio.
L'antefatto: fondata Edilnord dal ventisettenne avvocato mancato - ovviamente dopo la laurea non eserciterà - parte con una prima iniziativa in quel di Brugherio per circa 400.000 metri cubi anche se il periodo non è propizio per il mercato immobiliare. Al di là dei mutamenti societari quello che conta è che parte Milano 2, maxi quartiere a Segrate su un'area di oltre 70 ettari, vera e propria città satellite. La TV parte proprio di qua perché il quartiere prevedeva anche una televisione interna, via cavo, Telemilanocavo di uno dei pionieri in questo campo, Giacomo Properzi. Qualcuno ricorderà la battaglia di Telebiella, i pesanti interventi del Governo, le battaglie giudiziarie, l'OK della Corte Costituzionale per le trasmissioni via cavo nel 1974 e poi anche quelle via etere nel 1976 seppur solo "in ambito locale". Due anni dopo Berlusconi compra la TV di Properzi e la chiama Telemilano 58. e fonda anche Fininvest, holding del suo Gruppo. Comincia a comprare emittenti locali che nel frattempo erano nate un po' dappertutto. Compra anche Televaltellina con inserimento graduale. Il palinsesto infatti per una parte resta locale, per il resto è fissato dalla proprietà. Non ci sono ponti radio ma le trasmissioni da mandare in onda arrivano su cassetta, le ingombranti u-matic. Si può procedere però solo in ambito locale e qui la fantasia trova la soluzione. I programmi sono gli stessi a Sondrio come a Monfalcone o Rivisondoli ma la messa in onda non è simultanea. Se il programma dei nati stanchi a Milano va in onda alle 20.30 a Sondrio ci va alle 20.32, a Monfalcone alle 20.31, a Rivisondoli alle 20.29 e così via. Il parto principale era infatti avvenuto a marzo del 1981 quando Telemilano, Tele Torino, Tele Emilia Romagna, A&G Television (Genova), VideoVeneto si fondono dando vita a Canale 5. Un cammino strepitoso. Lo stesso anno, contrario il Governo, prima trasmissione in diretta via satellite, concesso dalla RAI, sia pure solo per la Lombardia.
Si aggiungono a Canale 5 due fratelli, Italia uno (1982) e Rete 4 (1984). Nella situazione giuridica molto fluida - solo nel '90 arriverà la Legge Mammì che di fatto prenderà atto dell'esistente) Berlusconi prospera.
Novità nella pubblicità
Basta vedere cosa succede nel settore della pubblicità. Sino al giorno prima la concessionaria della RAI, la SIPRA, andava sul velluto. Era lì ad aspettare i clienti la cui domanda era sempre superiore al tetto temporale ammesso. Un monopolio disincentivante. All'improvviso arriva il concorrente, ed è già una brutta gatta da pelare ma c'è di peggio. Il concorrente inventa il sistema del cambio-merce. Ti faccio la pubblicità, non mi paghi e mi dai tuoi prodotti in cambio. Un successone. A Sondrio Bruno Piasini, che collabora con il Gruppo, fa vedere il catalogo dei beni disponibili. C'è di tutto. In SIPRA non sono attrezzati per la concorrenza, men che meno per la formula del cambio merce. Quando arriverà il con valligiano Paolo Moro come direttore generale e amministratore delegato troverà a bilancio di tutto, persino una quantità enorme di carta igienica che ha richiesto l'affitto di un magazzino per contenerla.
Soldi
90° fra i ricchi del mondo. Come facciano a fare queste classifiche non si sa. Questo è il dato
A latere c'è di tutto, dall'editoria alle assicurazioni, persino la Standa per non parlare del Milan.
In quel tempo, siamo 15 anni fa, c'erano due aspetti obiettivamente pesanti. Sul piano finanziario pesava maledettamente il complesso dei debiti del Gruppo stimato in oltre 7.000 miliardi. Sul piano politico i suoi rapporti con il CAF ma in particolare con Bettino Craxi non gli avevano procurato simpatie. Entrambe queste cose determinarono un domani abbastanza fosco.
La politica
Torniamo in quei momenti tenendo conto che tangentopoli ha ammazzato i socialisti e falcidiato i democristiani mentre una botta è arrivata persino su la Malfa, caldeggiato in certi ambienti nazionali ed anche dall'Economist. Giuridicamente immune il PCI, poi DS, si prepara al ruolo di salvatore della Patria. Le cose sono così in discesa che il segretario Occhetto va persino a Londra alla City, di fatto per preventivamente accreditarsi in un Occidente ancora fortemente anticomunista.
Per taluni Berlusconi si muove solo per salvare le sue aziende. Pera latri per salvare politicamente il Paese. C'è dell'uno e dell'altro. In effetti ci sono almeno due prese di posizione pubbliche e molto private perché i moderato facciano qualcosa. Punta su Segni, molto popolare, e su Martinazzoli, incline sì al pessimismo ma inattaccabile sotto il profilo dell'onestà personale, come Segni del resto. Cerca di stimolare altri ma la DC in quel momento ha perso la sinderesi. In parte per le compromissioni in tangentopoli ma in larga parte perché la vicenda ha paralizzato gli onesti che continuano ad essere la stragrande maggioranza.
Le elezioni stanno avvicinandosi e non c'è un interlocutore da contrapporre ad Occhetto. Berlusconi rompe gli indugi e chiama a Villa S. Martino in Arcore una sessantina di imprenditori, il Gotha nazionale, compresi alcuni che poi nel tempo saranno sul versante di centro-sinistra. Il dado è tratto. Ci credono in pochi, qualsiasi analista ritenendo che in meno di una decina di settimane non si possa cambiare il corso delle cose.
Il corso delle cose però cambia. Il risultato elettorale incredibilmente smentisce i tanti pessimisti anche con l'apporto di una Lega che spopola al nord.
Un milione di posti di lavoro il principale slogan ma poi l'immagine di chi si è fatto da sé e vuole portare nello Stato la stessa efficienza che c'è nel privato.
Durò poco.
Dal 10 di maggio al 22 dicembre (dimissioni) e al 17 gennaio 1995 (passaggio di consegne a Dini) ma già a novembre la situazione era compromessa. Significativo quanto successo a Napoli: mentre Berlusconi presiedeva la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata gli telefonano e poi consegnano un avviso di garanzia - che qualche bello spirito dica che invece si tratta di un avviso a comparire cambia poco - in quanto la Procura di Milano lo sta indagando per concorso in corruzione.
Qualcuno ha voluto dire che la strepitosa sollecitudine nella consegna sia stato motivato dal fatto che si era saputo che il Corriere della Sera avrebbe pubblicato, come fece il giorno 22, la notizia in prima pagina. Sia come sia si è trattato di una pagina non soltanto vergognosa che criminale in quanto contro l'interesse nazionale. Una cosa del genere che succede proprio mentre ci sono lì i grandi del mondo ha una diffusione planetaria e concorre con mafia e altre cose al discredito dell'intero Paese. Naturalmente l'inchiesta interna della procura milanese su come fosse avvenuta la fuga di notizie e il passaggio da Palazzo di Giustizia alla redazione del Corriere non ha approdato a niente. Che in tutti gli innumerevoli casi di "fuga" di notizie, di violazioni del segreto istruttorio, come teorizzò questo giornale, ci fosse, guarda un po', lo zampino delle donne delle pulizie?
Chiaro che questo evento qualche conseguenza l'ha avuta. C'era però un altro dato.
Così le cose
Il 27 marzo c'era stato un patto di acciaio tra Berlusconi e Bossi che aveva portato la Lega nella stanza dei bottoni. Il previsto arrivo di Maroni al Viminale, il più "romano" dei Ministeri, aveva messo in agitazione tutti anche se poi, neanche passato un mese, l'impressione negativa era svanita. In effetti allora, ed anche ora, l'on. Maroni si è dimostrato uno dei più efficaci Ministri dell'Interno. Un patto politico non aveva fatto i conti con due pure importanti aspetti. Da un lato per la Lega era difficile passare da una condizione di "movimento", in particolare proprio "anti-romano". Dall'altro c'era lui, Berlusconi, abituato ai suoi Consigli di Amministrazione, al decisionismo delle e nelle SpA ma non avvezzo - qualche volta ancora oggi - alla tessitura delle decisioni che la politica richiede. Tempi inutili, secondo qualcuno, e magari talvolta lo sono anche. E' un fatto però che spesso le scorciatoie si rivelano fallaci. I motivi-contro vanno dipanati subito perché poi inizia la discesa. Chi vuole anticipare la discesa spesso si trova a finire fuori strada alla prima curva pronunciata. Bossi non era soddisfatto e lo aveva manifestato un paio di volte. Quando il Presidente Berlusconi ha voluto andare subito in discesa, si trattava del Consiglio di Amministrazione della RAI, Bossi ha detto basta anche se è vero il rapporto teso di quel tempo con il Quirinale.
L'on. D'Alema aveva allora apprezzato il fatto che a Palazzo Chigi ci fosse stato il rinnovo dell'arredamento a spese sue, di Berlusconi, anche se - aveva detto -, lo aveva preparato per i successori. Aveva indovinato nel breve, sbagliando nel medio e lungo periodo…
Era venuto dopo Alcide De Gasperi Giuseppe Pella Amintore Fanfani Mario Scelba Antonio Segni Adone Zoli Fernando Tambroni Giovanni Leone Aldo Moro Mariano Rumor Emilio Colombo Giulio Andreotti Francesco Cossiga Arnaldo Forlani Giovanni Spadolini Bettino Craxi Giovanni Goria Ciriaco De Mita Giuliano Amato Carlo Azeglio Ciampi. L'avrebbero seguito Lamberto Dini, Romano Prodi e Massimo D'Alema, primo comunista o post-comunista che dir si voglia a guidare il Governo, Giuliano Amato ma poi l'11 giugno 2001 giurava il Berlusconi due seguito dal Berlusconi 3 ma il 17 maggio 2006 doveva passare le consegne a Romano Prodi. Attaccato da tutte le parti, in perenne contrasto con la Magistratura, o meglio con alcuni suoi settori, in un contesto internazionale pesante, con alcuni problemi anche di coalizione, ormai veniva dato declinante. Le elezioni del 9 e 10 avrebbero segnato la svolta non solo per il previsto passaggio del testimone dal centro-destra al centro-sinistra ma anche, di fatto, da Berlusconi a… A chi?
Via Berlusconi, chi? Ma…
Difficile alla vigilia fare previsioni anche se da un lato scalpitavano i seguaci di Fini e dall'altro l'entrata in lista per il Senato di Formigoni era un segnale di candidatura.
E qui è venuto fuori il combattente. Constatazione di tanti, anche a sinistra. Con un cipiglio incredibile si è immerso nella campagna elettorale, ha gettato nella mischia ogni risorsa, anche in termini di promesse. E' arrivato ad un pelo dalla clamorosa affermazione alla Camera dove il maggioritario ha dato al centro-sinistra un largo scarto rispetto all'opposizione nonostante il lieve scarto di percentuale. Ha avuto il 49,9% contro il 49,2 al Senato dove però ha pesato spesso il voto dei senatori a vita.
P P uguale A Prodi (vittoria di) Pirro
La sintesi è facile: vittoria di Prodi vittoria di Pirro non soltanto per i numeri in Parlamento ma anche per l'eterogeneità della coalizione con le conseguenti ricadute sull'attività di governo, anche locale. Emblematica l'immagine di Napoli e della Campania sotto cumuli di rifiuti con spese ingentissime e risultati assenti.
Profezia di D'Alema smentita la seconda volta: ritorno a Palazzo Chigi facendo, così pare, tesoro delle lezioni passate, anche con le sue periodiche eccezioni, come ad esempio le sue battute fuori ordinanza.
Sono solo alcuni flash. Su di lui sono state scritte miliardi di parole. La squadra non di avversari ma di veri e propri nemici è guidata da Di Pietro ma ha tanti emuli, da grillo a Travaglio, a Nanni Moretti ecc. ecc.
Gli argomenti di ogni tipo, da quelli giudiziari per finire al conflitto di interesse.
L'essenza politica
Invece di spendere un altro po' di pagine conviene fissare un punto che è l'essenza politica.
Finora c'è stato IL PARTITO DEL LEADER, con i suo vantaggi, ad esempio in fatto di decisionismo, ma con i suoi limiti. Il Partito del leader per sua natura non si basa su una vita interna, su congressi periferici e poi quello centrale, è piramidale. E così capita, uno dei primi "scentri", che una sicurissima vittoria al Comune di Verona diventa una pesante sconfitta perché il proconsole regionale di turno non ne vuol sapere del candidato locale favoritissimo e impone il suo che è sì veronese di nascita, ma quello e basta visto che abita in altro capoluogo veneto. E così capita che ancora oggi, a distanza di anni, Forza Italia non abbia quel radicamento politico diffuso che è essenziale per quanto riguarda le Amministrazioni locali.
E' di tempo fa un'analisi, neutrale, che postulava per il bene del Paese oltre che di Berlusconi, la necessità che la situazione cambiasse: DA PARTITO DEL LEADER A LEADER DI PARTITO. Un cambio sostanziale.
Adesso è arrivato il PdL che è in via di assestamento in previsione del suo primo Congresso.
Ogni altra parola sarebbe buttata via. Aspettiamo questo Congresso per capirne di più, anche per il Quirinale, la cui scadenza naturale è ancora lontana.
Epidicus (2)