L'AUMENTO DEI PREZZI, LA GENTE, IL MODO DI RISPARMIARE, LE COOP, IL DR. TIRELLI (IPERAL), IL SOLE 24 ORE, I DETTAGLIANTI, MA CI SIAMO ANCHE NOI
Da un lato c'é la crisi economica, figlia soprattutto, sebbene non solo, della crisi finanziaria e di una speculazione alimentata dal colossale volume del circolante, circa 24 volte il PIL mondiale, con gli aumenti di prezzo, per alcuni generi addirittura vertiginosi.
Dall'altro lato gli stimoli, anche dello stesso Presidente del Consiglio "a consumare". Se é vero che per comprare occorre avere i soldi, cosa difficile per molti nella quarta settimana del mese, è anche vero che in situazioni deflazionistiche, per noi più di stag.flation, con i temi economici costantemente in copertina la propensione all'acquisto rallenta anche da parte di chi non ha particolari problemi. Forte è l'influsso e il condizionamento psicologico che alimenta l'incertezza e spinge alla cautela.
Di fatto si manifesta un arretramento. Cresce la clientela dei discount, cala la qualità degli acquisti, si selezionano i prodotti. Ci sono però abitudini che non cambiano, tema che tratteremo più avanti, dopo una brave analisi di contesto per la quale assumiamo a competente riferimento tre soggetti: le Coop, il dr. Tirelli (Iperal), Il Sole 24 Ore.
1) Le Coop
Il giorno dei Santi usciva sulla stampa nazionale una pagina a pagamento che riportiamo:
"NON ACCETTIAMO AUMENTI INGIUSTICATI DEI PREZZI 1.11.08 QN ecc.
Il prezzo delle materie prime ,come grano, mais,farine,orzo,latte, semi oleosi ,ma anche petrolio e derivati, alluminio, e' DIMINUITO e sta SCENDENDO ancora.
Ci saremmo aspettati che anche le INDUSTRIE facessero altrettanto. Non é successo!!
In molti settori, sopratutto ad opera delle industrie multinazionali, ci troviamo invece di fronte a richieste di AUMENTI dal 4 fino al 8%, su prodotti importanti per la spesa delle famiglie Italiane.
Richieste INGIUSTIFICATE ED INCOMPATIBILI con la necessita' di contenere i prezzi e favorire i consumi in un momento di grave crisi; si corre il rischio , dopo l'ondata di crescita dei prezzi di inizio 2008, di un'ulteriore CRESCITA DELL'INFLAZIONE nel 2009. Per questo, Coop non accetterà richieste ingiustificate di aumento dei prezzi. Lo diciamo apertamente e pubblicamente
Se le richieste dovessero persistere, Coop reagirà di conseguenza e con determinazione, informandone i 6.700.000 soci consumatori. Siamo convinti che tutte le imprese responsabili dovrebbero impegnarsi in azioni concrete per recuperare fiducia e rispondere alle attese di difesa del potere d'acquisto dei consumatori.
Questo si aspetta oggi la gente: segnali forti di attenzione e di aiuto per affrontare e superare le difficoltà. Coop fa la sua parte e chiede alle industrie di marca di fare la loro, nell'interesse dei cittadini e del Paese.
2.1) Il dr. Tirelli (Iperal), messaggio del 1.11
Due giorni prima era uscito un primo messaggio del dr. Antonio Tirelli (Iperal)
"UN NUOVO RUOLO PER LA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA - Il presidente di Iperal Tirelli: "Dobbiamo ridare il valore effettivo ai prodotti
La corsa dei prezzi è iniziata l'anno scorso ed è stata inarrestabile. Gli aumenti su prodotti quali latte, uova, burro, pane, pasta, carne di vitello, fino al 45%, hanno comportato il rialzo dei prezzi di tutti i derivati. I consumatori se ne sono accorti e hanno premiato Iperal per le iniziative attivate: sconti, promozioni e offerte speciali hanno consentito alle famiglie di continuare ad acquistare i prodotti preferiti, senza doversi privare dei beni di prima necessità né delle prime scelte.
"Far fronte alla crisi si può - sottolinea il presidente del Gruppo Iperal Antonio Tirelli - la nostra azione: il ribasso. Stiamo diminuendo i nostri prezzi di vendita anticipando i reali abbassamenti da parte dei fornitori per tornare a dare il valore effettivo ai prodotti, contenendo gli effetti distorsivi delle speculazioni e tutelando il potere d'acquisto delle famiglie. Le esigenze sono cambiate e auspico che tutti i settori operino sinergicamente per ridare fiducia ai consumatori".
La grande distribuzione rappresenta infatti il punto di arrivo di un processo organizzativo centralizzato del comparto del commercio. L'evoluzione di questo importante settore del terziario non riguarda soltanto la dimensione e la tipologia dei punti vendita, ma soprattutto il ruolo che la GDO ha assunto nei rapporti con i fornitori e con gli stessi consumatori che rende possibile l'attivazione di un'attenta politica commerciale capace di contribuire a contenere l'inflazione: la GDO registra un dato di inflazione alimentare del 2% inferiore rispetto alla media nazionale.
Iperal si è messo dalla parte dei consumatori, ha fatto i conti con loro, ha visto che le famiglie oggi fanno più fatica e ha agito optando per la convenienza, promuovendo un'azione di ribasso generalizzato rispetto ai prezzi di mercato che soltanto un'azienda affermata sul mercato, forte e organizzata, può attuare. I consumatori hanno riconosciuto l'impegno dell'azienda a tutela della loro capacità di spesa e la risposta è stata determinante e con sempre maggiore fiducia entrano nei punti vendita. Iperal oggi sta svolgendo una funzione di calmiere, offrendo il pane a 2,90 euro al chilo, contro i 3,40 richiesti dal mercato, e la pasta di semola Barilla a 1,39 euro al chilo, anziché 1,63. Un assortimento sempre maggiore di prodotti a prezzo contenuto, con i marchi dell'insegna Iperal in grado assicurare la qualità delle marche leader a oltre il 30% in meno.
Alle preoccupazioni dei consumatori, Iperal ha risposto con i fatti, nella logica più semplice, quella dei numeri. Un linguaggio universale: pane e pasta venduti a un prezzo inferiore del 15% rispetto ai costi di mercato. E promozioni e offerte speciali su centinaia di prodotti. Iperal oggi più che mai vuole dimostrare la sua attenzione al consumatore, ripagandone la fiducia attraverso una comunicazione chiara e trasparente. L'obiettivo finale rimane la soddisfazione del cliente attuata proteggendo il potere d'acquisto delle famiglie e dei clienti fedeli, assecondando necessità e bisogni.
"Il nostro impegno - spiega Valter Vangelisti, direttore acquisti e mercati del Gruppo Iperal - è di riposizionare le principali categorie merceologiche. Per attuarlo effettuiamo un monitoraggio attento e costante sui prezzi di mercato di oltre 6.000 prodotti per definirli nell'ottica della massima convenienza per il consumatore. I prezzi dei nostri iperstore sono mediamente più bassi del 5% e quelli dei supermercati del Gruppo del 2% rispetto al mercato". Una particolare attenzione viene prestata ai cosiddetti prodotti leader quali pane, pasta, latte e derivati, monitorati ogni 15 giorni.
"Nei carrelli trovano sempre più spazio i prodotti poveri, aumenta la pasta e diminuisce la carne. Ciò ci impone una sempre maggiore attenzione al potere d'acquisto del consumatore, ma non deve avvenire a scapito della qualità, per questo Iperal ha coniato lo slogan "QUALITA' AL GIUSTO PREZZO", declinandolo in particolare nel settore dei freschi - sottolinea Vangelisti -. Nel settore ortofrutta gli acquisti centralizzati direttamente dal produttore ci consentono di attuare una politica commerciale dove il prezzo è molto più conveniente di quello di mercato. La selezione dei fornitori, il controllo del prodotto direttamente presso l'azienda di produzione ci permettono di offrire al cliente frutta e verdura di qualità, sempre freschi tutti i giorni, a prezzi convenienti. La merce arriva ogni sera entro la mezzanotte presso il centro di Andalo Valtellino e il nostro lavoro comincia: dopo un attento controllo, frutta e verdura vengono distribuite durante la notte ai nostri punti vendita per essere esposte sui banchi il mattino. Iperal assicura qualità, servizio e convenienza rispettoso più che mai delle esigenze delle famiglie."
2.2) Il dr. Tirelli (Iperal), messaggio del 13.11
Pochi giorni dopo, il giorno 13, esce un secondo messaggio (sebbene sia questo che il precedente, pur significativi, avrebbero avuto bisogno di una reception molto più vasta per risultare efficaci) che insiste sulla stessa tematica. Il testo:
"PASTA AL GIUSTO PREZZO: IPERAL BLOCCA I RINCARI IMMOTIVATI - TIRELLI: "CONTENIAMO I MARGINI PER TUTELARE I NOSTRI CLIENTI
Dai campi alla tavola, dal grano alla pasta, dalla produzione agricola al consumo c'è un margine sufficiente per recuperare i costi, nonostante ciò, in questi ultimi mesi, si è assistito alla corsa all'insù dei prezzi che non si è mai arrestata in presenza di ribassi anche consistenti della materia prima. Oggi il grano costa come nel 1993, ma il consumatore non ne ha in alcun modo beneficiato. Le associazioni dei consumatori hanno denunciato proprio in queste settimane il comportamento ambiguo di grossisti e intermediari che hanno riversato sui consumatori le conseguenze della crisi congiunturale che stiamo attraversando. Ma c'è chi è andato oltre le prese di posizione e le proteste, agendo direttamente sui prezzi di vendita, anche a scapito dei propri margini di guadagno. E' il caso di Iperal che, a partire dal 2005, ha contenuto il rincaro di oltre il 32% del prezzo medio della pasta entro il 10% rifiutandosi di sottostare alle regole imposte dalle aziende di produzione. "Si tratta di beni di prima necessità che rappresentano la prima voce di spesa per le famiglie, soprattutto in un periodo difficile qual è quello che stiamo attraversando - spiega il presidente del Gruppo Iperal Antonio Tirelli -, per questo motivo abbiamo sempre prestato una particolare attenzione al prezzo della pasta, rinunciando anche ai nostri margini. Oggi vendiamo la pasta Barilla a 1,39 euro al chilo contro l'1,63 imposto dal mercato: circa il 15% in meno. E' un segnale importante, la prova tangibile della nostra vicinanza alle famiglie che già si trovano costrette a rinunce a causa della riduzione progressiva del loro potere d'acquisto". I consumatori vengono informati di questo consistente ribasso attraverso le brochure e i cartelli posizionati sugli scaffali che indicano a chiare lettere: PREZZO RIBASSATO. La riduzione praticata da Iperal sulla pasta ha consentito ai consumatori di non cambiare le abitudini e di continuare ad acquistare il marchio a cui sono più legati, senza che si assistesse a un significativo calo delle vendite. "Sostenere il mercato durante la crisi è fondamentale - sottolinea Valter Vangelisti, direttore acquisti e mercati del Gruppo Iperal -, perché soltanto facendo ripartire i consumi si potrà rivitalizzare l'intero ciclo economico, consentendo alle aziende di produrre. Ma in questo nostro intento come Grande Distribuzione Organizzata ci scontriamo con l'industria di marca che impone il prezzo, incurante dell'effetto che produrrà sui consumatori. Invece noi crediamo che questi ultimi debbano essere tutelati, senza essere costretti a cambiare le loro abitudini alimentari a causa della politica della grande industria. Noi, al contrario, misuriamo ogni giorno l'effetto dei rincari e cerchiamo di contrastarlo con operazioni mirate, affinché il peso della crisi non ricada tutto sui consumatori".
3) Il Sole 24 Ore
Il quotidiano finanziario della Confindustria così commenta l'iniziativa delle Coop:
"Pochi scherzi. La Coop non ci sta a far da capro espiatorio di quel bizzarro fenomeno al quale stiamo assistendo: certo, calano i prezzi delle materie prime, però aumentano (anzichè calare) quelli dei prodotti di marca sugli scaffali dei supermarket.
Con il dito puntato sulle multinazionali (Procter & Gamble, Danone, Lactalis, Nestlè) e sulla loro richiesta di aumenti (dal 4 all'8%, si va dai detersivi ai latticini alla birra) la Coop si è decisa al grande passo, far pubblicare a pagamento una lettera aperta alle industrie di marca denunciando le loro richieste di aumento considerate «ingiustificate e incompatibili con la necessità di contenere i prezzi e favorire i consumi in un momento di grave crisi".
Il giornale pubblica le valutazioni del loro Presidente Tassinari che, ricordato l'annuncio del calo delle materie prime fin da luglio scorso, ritiene ingiustificati gli aumenti dei prezzi 'perchè quelli di grano, mais, farine, orzo, latte, semi oleosi, ma anche petrolio e derivati e alluminio, stanno scendendo ancora. Coop ha già abbassato i prezzi di pasta, farina, burro, latte Uht, yogurt venduti con il proprio marchio. Ci saremmo aspettati che anche le industrie avessero fatto altrettanto, il che non è successo. Siamo scesi del 10%, addirittura Coop Firenze del 20%. Coop - dice - non scherza e informa che ' i nostri marchi Coop che negli ultimi mesi hanno fatto registrare un aumento del 14% nelle vendite a scapito di quelli delle multinazionali' ma formula un sospetto e cioé che le multinazionali, in sofferenza all'estero, specie negli Stati Uniti, vogliano far pagare il conto al mercato italiano, considerato addirittura in grado di assorbire ulteriori aumenti di prezzo".
4) I dettaglianti
Difficile fare una sintesi, soprattutto per la varietà delle categorie merceologiche ma anche delle singole situazioni. Si ha una sensazione diffusa di malessere, non profondo, e semmai articolato. Non è serio pronunciarsi proprio per insufficienza di dati attendibili.
5) Noi. La gente, l'aumento dei prezzi, il modo di risparmiare
Il tempo passa, le abitudini cambiano anche per i consumi. Siamo andati ad analizzare una campagna Iperal di parecchi anni fa in quanto ha dato la possibilità di un confronto omogeneo per alcuni prodotti, e ci sono parecchie sorprese, in su e in giù. Abbiamo però rinunciato ad andare oltre perché, tutto sommato, alla gente non interessano le retrospettive ma le situazioni contingenti e soprattutto il modo di risparmiare, per certi versi il modo per NON risparmiare.
Recentemente il CCCVa (Comitato Cittadini Consumatori Valtellina) ha fatto un test offrendo ai lettori la possibilità di concreti risparmi nell'uso dei cellulari. Ce ne sono più di 80 milioni in Italia, e questo la dice già lunga, ma poi c'è non l'uso ma l'abuso diffuso. Un tempo non era così perché arriva la bolletta, ci si spaventava, si stava attenti. Adesso con le carte telefoniche il controllo di quanto si spende diventa evanescente e lo spreco domina, al punto da vedere chi usa il telefonino per chiamare un fisso, pur avendo il suo di fisso a disposizione, solo per evitare di fare il numero, chiamando con un tasto o col vocale. Anche per test diretti appare paradossale constatare come il problema del risparmio sul cellulare interessa poco o niente. Ora facciamo l'esempio dell'acqua minerale
5.1) L'acqua minerale. Quanta
L'Italia ha il primato mondiale di consumo di acqua minerale.
Nel 2006 da 189 fonti - 304 le marche di acqua minerale- sono venuti, e imbottigliati, 12,2 miliardi di litri, 11,250 consumati in Italia con una media di 194 litri a testa. Un dato importante per quanto diremo dopo: il 65% è di acque lisce naturali, il 20% di acque frizzanti e il 15% di acque leggermente frizzanti. Da notare che metà dei consumi sono al nord, metà al centro-sud, importante anche questo. Il 60% è venduto dalla grande distribuzione (iper, super, superettes e discount)..
Legambiente ricorda che per la sola produzione delle bottiglie, sono state utilizzate 350 mila tonnellate di polietilene tereftalato (PET), con un consumo di 665 mila tonnellate di petrolio e un'emissione di gas serra di circa 910 mila tonnellate di CO2. E solo un terzo circa delle bottiglie di plastica utilizzate sono state raccolte in maniera differenziata e destinate al riciclaggio.
5.2 L'acqua minerale. Le ragioni
Quali sono le ragioni di un simile uso in Italia, il doppio rispetto all'Europa e al Nord-America, 50 volte quello dell'Asia? C'è chi dice che l'acqua del rubinetto non si può bere. Talvolta è vero per ragioni organolettiche, o magari perché il cloro si sente e come. Talvolta, raro oggi, capita che ciclici episodi di inquinamento mettano sul chi vive i cittadini che quindi si cautelano bevendo acqua minerale. Poi ci sono, tanti, quelli che dicono che è questioni di gusti. Piace cioè l'acqua gasata. Il dato importante di cui sopra smentisce questo ricorrente refrain visto che il 65% del consumo è di acqua liscia, di acqua morta. L'abitudine all'acqua in scatola attraversa poi tutti i ceti sociali. Basta stare vicino alle casse dei supermercati per notarlo.
5.3 L'acqua minerale. I costi e il risparmio ottenibile
Noi abbiamo fatto un calcolo originale. Prendiamo un piccolo bacino di cittadini, quello dei visitatori de "La Gazzetta di Sondrio". Sono alcune - tante per la verità e il dato è certificato - migliaia per ogni numero di giornale. Statisticamente supponiamo che la metà consumi acqua minerale, loro e rispettive famiglie. Ipotesi: ci danno retta. Passano al rubinetto. Per i valtellinesi non c'è nessun problema visto quale acqua abbiamo, sostanzialmente simile a quelle delle tre acque minerali che sgorgano in provincia. Certo, per Don Abbiati nel Bangladesh sostituire l'acqua minerale (se l'avesse) con quella del rubinetto (posto che ci sia) sarebbe un problema. Per qualche altro lettore in giro per l'Italia anche. La maggior parte potrebbe farlo.
Quanto sarebbe il risparmio? ALMENO 100.000 €URO AL MESE DA UN PICCOLO MICROCOSMO QUALE PUÒ ESSERE LA METÀ DEI NOSTRI LETTORI! IL CHE SIGNIFICA CHE 100.000 €URO POTREBBERO ESSERE DESTINATI, E QUINDI NON SOTTRATTI, AD ALTRI CONSUMI PRIORITARI.
5.4 Ma l'acqua minerale prodotta in provincia?
Ma così facendo potremmo nuocere alle aziende, e quindi all'occupazione, che operano in provincia (Levissima, Bernina e Frisia)?
Neppure questo. Ci si collochi vicino alle casse dei vari iper e supermercati. Oltre Iperal: Pellicano, LD, LIDL, Di Meglio, Sigma, Punt Market. Si vedrà la gente uscire con i blocchi da sei bottiglie con i nomi più strani. Anche quella con caratteristiche uniche, visto che preferire in Valtellina l'acqua che viene dalla provincia di Venezia, Scorzé, a 16 metri sul livello del mare pagandola centinaia di volte rispetto a quella che ci arriva magari da 2000 metri, freschissima, è il colmo.
Siamo la gallina dalle uova d'oro.
Tra le imprese commercializzate in Italia la S. Pellegrino (gruppo Nestlè, leader mondiale per l'acqua), la San Benedetto (gruppo Danone, secondo posto) e la Co.Ge.Di Italacqua coprono da sole i tre quarti del mercato italiano. La Nestlè possiede più di 260 marche d'acqua minerale in tutto il mondo tra cui figurano Vittel, Contro, Perrier, San Pellegrino, Levissima, Panna, San Bernardo, Pejo, Recoaro. La Danone possiede invece tra le altre la Ferrarelle, San Benedetto, Guizza, Vitasnella, Boario, Fonte viva ecc. Nestlè vorrebbe acquistare l'acquedotto pugliese, il più grande d'Europa. Speriamo che non siano così imbecilli da venderglielo.
5.5 Almeno l'acqua minerale prodotta in provincia?
Se poi c'è chi, come sarà, che si lamenta dei prezzi ma spreca i suoi soldi bevendo acqua in scatola al posto di quella freschissima del rubinetto, e peggio che la nicotina senza di quell'acqua va in astinenza, ebbene, in tal caso beva lo nostre acque, magati Bernina e Frisia che non sono colonizzate dalle multinazionali…
6) Imitare le Coop
Tornando al tema generale, imitare le Coop. Le multinazionali vogliono fare i fatti loro? Non ci sono solo loro sul mercato
x il CCCVa Alberto Frizziero