LA MONTAGNA E I SUOI CARNEFICI
"……non dobbiamo mai dimenticare che la terra è di Dio, pur se posta nelle mani dell'uomo perché la governi. E' necessaria, in proposito, un'autentica svolta culturale: dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse occorre "convertirsi alla amministrazione responsabile dei beni che il creato ci offre.
Le montagne sono capaci da sempre di affascinare l'animo umano, tanto da essere considerate nella Bibbia un luogo privilegiato per l'incontro con Dio. Esse diventano in tal modo il simbolo dell'elevazione dell'uomo al Creatore.
Le montagne tuttavia non sono solo luogo di riposo e di vacanze: per tante persone esse sono l'ambiente della quotidiana fatica, affrontata non di rado nella solitudine e nell'isolamento. Le montagne costituiscono un patrimonio di tutti e da tutti vanno rispettate, amate e attentamente salvaguardate. Si tratta, infatti, di un bene comune, la cui integrità è preziosa per l'intera umanità"
Così scriveva l'11 novembre del 2002 Papa Giovanni Paolo II° nel messaggio per la giornata del ringraziamento.
A distanza di sei anni, su questi argomenti la Chiesa ha fatto notevoli passi in avanti, almeno leggendo le note e i documenti della gerarchia. Infatti è recente (1 settembre 2008) il documento-appello redatto allo Stelvio, tra il Vescovo di Como Mons. Coletti, quello di Trento Mons. Bressan e quello di Bolzano-Bressanone Mons. Josef Matzneller, dal titolo "Nuova sobrietà per abitare la terra". Dello stesso tenore sono altresì i documenti diffusi da diversi prelati e dalla Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana.
Un recente documento di Legambiete denuncia che negli ultimi 15 anni (dal 1990 al 2005), in Italia sono spariti 3 milioni di ettari di superfici libere. Di queste, almeno 2 milioni di ettari erano terreni agricoli (un'area grande come il Veneto). Spariscono i suoli agricoli assieme ai contadini e nessuno sembra accorgersene. Si compiono scempi di terreno fertile per costruire capannoni industriali, o villette a schiera, o scatoloni di cemento con scritto vendesi/affittasi da riempire spesso con prodotti fabbricati fuori dai confini (magazzinaggio), o per stoccare prodotti scaduti da riciclare dopo aver cambiato le etichette e cosi via. Il tutto avviene in un assordante silenzio da parte delle istituzioni, quando addirittura non siano le istituzioni medesime a promuoverne le iniziative. Non si capirebbe altrimenti come mai le campagne elettorali di molti comuni siano prevalentemente improntate su programmi edilizi.
Un territorio altrettanto martoriato e vilipeso è quello montano. E qui la cosa diventa ancora più seria e allarmante. Tanto abbiamo detto e fatto in passato affinché tutto il territorio della provincia fosse riconosciuto zona montana. Di fatto lo è e va bene. Che non va assolutamente bene è la sistematica distruzione del fondo valle. Centinaia di ettari (per intenderci forse è meglio parlare di migliaia di pertiche) di terreni agricoli sono stati ingoiati da famelici amanti del cemento e di ignobili speculatori spesso favoriti da compiacenti amministratori pubblici, che, oltre a distruggere terreni produttivi, hanno sporcato quanto era di più bello delle nostre valli. E mentre si procede alla carneficina del fondo valle, si trascura la manutenzione della montagna. Ad ogni apparire di una nuvola scura si proclama lo stato d'allerta e si pensa che il problema sia risolto. Poi scendono le frane, ci sono gli allagamenti, si blocca la viabilità e si scopre (come è successo recentemente a Berbenno) che gli amministratori di quel comune hanno permesso di cementificare un notevole tratto di terreno di fondo valle senza preoccuparsi di trovare uno sfogo verso il fiume per un torrentello che scende dalla montagna. Insomma si continua a consumare e distruggere territorio e il nostro ecosistema senza preoccuparsi dei danni irreversibili prodotti da questo modo di procedere. E' urgente invertire la rotta!: a livello provinciale, regionale e nazionale. Ma per cambiare è necessario uscire dal torpore e dalla pigrizia mentale che ci ha ridotti a spettatori impotenti anziché a protagonisti delle scelte che ci interessano. Le quali dovrebbero interessare il bene comune e non quello di parte. Mi pare che questo sia il senso dell'appello lanciato dal Papa e da numerosi Vescovi italiani. Amen
Valerio Dalle Grave