SCONTATO REQUIEM PER IL TRAFORO DELLA MESOLCINA. I COMMENTI. LE DATE PER I TRAFORI
E' finita come scontato. Il tunnel tra Valchiavenna e Mesolcina "sfuma" come titola Montagna org mentre La Regione Ticino titola addirittura "Requiem per una galleria mai nata". Gli svizzeri, quelli che nei periodici comunicati dalla Valchiavenna concordavano con buone possibilità di convincere Cantone e Governo Federale hanno detto che non se ne parla proprio. E si trattava solo di fare uno studio di fattibilità per il quale peraltro da Lugano erano arrivati 10.000 franchi.
Si è visto che "gli svizzeri favorevoli" erano quattro gatti persino incapaci di convincere i 37 Granconsiglieri della Regione Mesolcina. A parte i nomi che fanno pensare a chi legge a chissà quali istituzioni la Regione è una specie di mini-Comunità Montana con 9 Comuni e con una popolazione complessiva di un quartiere di Sondrio (6800 abitanti) mentre i Granconsiglieri non sono altro che i delegati all'assemblea della Regione che ha sede nel principale Comune, Rovereto, di 2338 abitanti di cui 392 stranieri. Prima di ulteriori commenti vediamo chi, al di là delle Alpi avrebbe dovuto essere il nostro interlocutore.
La Valle Mesolcina
La Val Mesolcina o semplicemente Mesolcina, è una regione del Grigioni italiano a Sud delle Alpi confinante a Est con l'Italia, a Sud e Ovest con il Canton Ticino e a Nord con la regione tedescofona del Canton Grigioni.
La valle Mesolcina conta circa 6800 abitanti (nel 2004) suddivisi in 9 comuni. La valle è suddivisa in due circoli.
* Circolo di Roveredo che comprende i comuni di San Vittore, Roveredo, Grono, Leggia e Cama.
* Circolo di Mesocco che comprende Sorte, Lostallo, Soazza, Mesocco e San Bernardino.
La valle Mesolcina è pure un importante asse di transito nord-sud, infatti è l'unica alternativa al Gottardo in inverno (in estate si aggiunge il Lucomagno) per passare in via diretta dal Ticino all'Europa tedescofona. Il fiume che percorre la valle nascendo alle pendici del San Bernardino si chiama Moesa che a sua volta va ad affluire nel fiume Ticino all'altezza del comune di Arbedo-Castione. Il distretto di Moesa comprende anche la Valle Calanca
Piedi per terra
Nelle vicende di attraversamento alpino interessanti la Valchiavenna non ci sono mai stati i piedi per terra. Enfasi per il traforo stradale dello Spluga quanto erano gli stessi svizzeri a dirci quale ragione li doveva portare a preferire un traforo con l'Italia quando avevano tutto l'interesse di farselo in casa. E difatti hanno realizzato il San Bernardino che collega nei due versanti territori svizzeri.
L'enfasi allora si è spostata sul traforo ferroviario e sul progetto Maternini. 40 e rotti km di tunnel ma poi da fare ex novo il raccordo con Lecco, gran parte in galleria. Roba ben oltre il ponte sullo Stretto di Messina!
Ci si è spostati allora sulla Mesolcina. Se si tratta di inserirlo nella programmazione lombarda per lasciare aperta una porta ad una possibile realizzazione a metà secolo è un conto, ma se addirittura non si convince la maggioranza di 6.800 abitanti dall'altra parte c'è anche da cancellare l'ipotesi 2050 e passare definitivamente la pratica all'archivio storico.
Non essere riusciti neppure a inserire nell'Interreg la possibilità di un primo studio la dice lunga anche sull'isolamento dei pochi della Mesolcina che credevano in questa soluzione.
Leggiamo ora un paio di commenti.
Da "La Regione Ticino":
Requiem per una galleria mai nata
L'idea del traforo ferroviario tra la Mesolcina e la Valchiavenna pare definitivamente naufragata La Regione ha respinto l'eventualità di farsi promotrice dello studio del tunnel: mancano i presupposti
L'idea di un tunnel ferrovia¬rio per il trasporto di merci e veicoli dalla Mesolcina alla Val¬chiavenna con aggancio a nord all'Alptransit e a sud alla linea Valtellina-Lecco-Milano pare definitivamente tramontata. Di recente la Regione Mesol¬cina ha escluso l'eventualità di farsi promotrice e coordinatri¬ce di uno studio per verificare l'opportunità nonché la fattibi¬lità tecnica e economica del traforo attorno al quale si ragio¬na da decenni. L'opera negli ul¬timi anni aveva suscitato inte¬resse anche da parte italiana e ticinese. La Provincia di Lecco e quella di Como se ne erano fat¬te carico inserendola nei loro piani territoriali e rivolgendosi alla Regione Lombardia affin¬ché sottoponesse la questione a Roma. Da parte sua il Consiglio di Stato, tramite il Dipartimen¬to del territorio, lo scorso otto¬bre aveva garantito un contri¬buto ticinese allo studio di fatti¬bilità di 10 mila franchi. La gal¬leria, negli intendimenti dei suoi sostenitori elvetici, oltre a facilitare gli spostamenti tra le quattro valli grigionitaliane e i collegamenti dell'intera Svizze¬ra italiana, avrebbe rappresen¬tano uno sbocco alternativo sul¬l'asse est-ovest per parte dei tre¬ni circolanti sulla Nuova tra¬sversale ferroviaria alpina del San Gottardo che avrebbero così potuto evitare il nodo Como-Milano. L'Alta Lombar¬dia lo riteneva invece interes¬sante soprattutto intravedendo¬vi la possibilità da un lato di evitare l'isolamento dell'alta Valtellina in caso di eventi si¬mili all'alluvione del 1987 e dal¬l'altro di collegarsi a una delle grandi direttrici del traffico fer¬roviario tra il nord e il sud Eu¬ropa. Ma non se ne farà nulla. A farsi promotrice della valu¬tazione tecnica e finanziaria dell'idea, come atteso dalle altre Regioni coinvolte e confermato dal governo retico, avrebbe do¬vuto essere la Regione Mesolci¬na che di recente ha però esclu¬so l'eventualità di inserire il tunnel tra i suoi progetti. Sotto¬posta la questione ai sindaci e ai granconsiglieri della valle, il Comitato presieduto da Guido Censi è giunto a concludere che non sussistano i presupposti per dare avvio al progetto che avrebbe potuto inserirsi fra le iniziative transfrontaliere fi¬nanziate tramite il programma Interreg. Un parere ribadito di recente al Gruppo tunnel ferro¬viario attivo in alta Mesolcina che da anni coltiva e promuove l'idea del tunnel intravedendo¬vi un notevole potenziale turi¬stico e economico. Negli scorsi mesi i suoi membri hanno ten¬tato di indurre l'Esecutivo re¬gionale a rivedere la sua posi¬zione, ma in vano. All'inizio di questo mese la Regione Mesol¬cina ha ribadito il suo niet. La comunicazione informa della decisione in forma lapidaria. Sona come il requiem per un'i¬dea mai decollata davvero. Neanche nel Moesano, malgra¬do figuri inserita tra i progetti contemplati dal masterplan re¬gionale, il documento elaborato dall'Ormo che indicava i pro¬getti del futuro sviluppo del Moesano.
DIEM - La Regione Ticino
Da "Montagna TV":
Valchiavenna, sfuma il traforo oltreconfine
SONDRIO -- Quel tunnel non s'ha da fare. Sembra essere definitivamente sfumato il progetto della galleria ferroviaria che avrebbe dovuto collegare la Valchiavenna alla svizzera Mesolcina. Le autorità elvetiche infatti, hanno sentenziato che non sussistono i presupposti per dare avvio ai lavori di costruzione del nuovo traforo. Con grande dispiacere della Provincia di Sondrio, che da anni studiava l'ipotesi di un nuovo collegamento per il trasporto delle merci.
Doveva essere un asse di collegamento alternativo, una nuova galleria ferroviaria per agevolare il trasporto di merci e mezzi sull'asse Mesolcina-Valchiavenna. Ma il progetto, fortemente voluto dalla Provincia di Sondrio, a quanto pare non si farà.
Le autorità svizzere infatti hanno escluso l'eventualità di farsi promotrice e coordinatrice di uno studio di fattibilità tecnica e economica del traforo. Alla base del rifiuto del Comitato elvetico, ci sarebbe la valutazione dei sindaci e dei granconsiglieri della Valle oltre confine della mancanza di presupposti necessari a dare il via al progetto.
Grande delusione dunque tra le fila sondriesi, che da anni lavorano allo studio del tunnel. Il traforo infatti avrebbe collegato la Valchiavenna, e l'intera provincia, a nord con la linea ferroviaria ad alta velocità dell'Alptransit, che mette in colegamento il San Gottardo e il Lotschberg, e a sud con la linea Valtellina-Lecco-Milano.
Valentina d'Angella (da Montagna TV)
Fine dei trafori?
La verità è che l'unica possibilità che c'era riguardava solo l'altro versante della provincia. Il Mortirolo, trampolino di lancio per lo Stelvio, era giunto addirittura al bando, finanziato, del pre-foro il che significa che se non vi fosse stata in provincia una cecità quasi collettiva oggi il tunnel sarebbe in funzione addirittura anche con collegamento ferroviario metrico con Edolo. Lo Stelvio, da parte sua, era arrivato a un buon punto quando il compianto Aldo Oberti, Presidente della Società dei Trafori e consigliere regionale era riuscito a convincere il potentissimo leader bavarese, e poi cancelliere, Strauss, di prestigio tale da convincere i tedescofili della Val Venosta. Scomparso prematuramente Oberti mentre il Piemonte procedeva con i trafori e il Veneto preparava il traforo di base del Brennero, oggi in avanzata dirittura la Lombardia si disinteressava al problema e in Valle tuonavano contro gli ambientalisti (che però non se la prendevano con la centrale del Braulio in pieno Parco dello Stelvio…) e quanti dicevano che prima bisognava pensare alla 38 non riuscendo a capire che lo Stelvio l'avrebbe accelerata
Intanto nella Strada della Rinascita si è fatta l'ultima galleria che si è sviluppata per ben 7916 metri, lunghezza maggiore del progettato traforo con imbocco a Madonna dei Monti che quindi, anche nelle sue caratteristiche, risulta ridimensionato rispetto alle impressioni che ne avevano in molti per la sua lunghezza!
Realisticamente, a Statale 38 sistemata (diciamo intorno al 2030 con la realizzazione delle tratte mancanti Tartano-Sassella e Montagna-Villa di Tirano) lo Stelvio, non per veicoli pesanti, si imporrà da solo in una logica di programmazione europea ed interregionale.
Non sarà così per la ferrovia Tirano-Bormio ma potrebbe esserci invece, per allora, qualche novità con il collegamento di Livigno alla rete ferroviaria della retica.
GdS