Il tempo dell'indietrezza: considerazioni sulla memoria
Quando parliamo di “memoria” le nostre riflessioni
convergono più che sugli aspetti positivi ,il ricordare, su
quelli a cui attribuiamo un significato negativo cioè il
dimenticare, vivendolo come un difetto. In realtà, nei
dovuti modi e contesti ,è importante sia il ricordare che il
dimenticare. A suffragare questa affermazione ci viene in
aiuto la mitologia greca ricordandoci che Mnemosine, la
Memoria appunto, figlia della Terra e del Cielo, unitasi a
Giove generò le Muse che ci donano “ l’oblio dei mali e il
sollievo degli affanni”. Seguendo questo filone, la Memoria
rappresenta un antidoto all’oblio inteso come dimenticanza
,come esito del trascorrere del tempo per cui la dimensione
della memoria è quella del passato ed anzi spostando il
passato nel presente abolisce la barriera che separa gli
uomini ed i fatti di oggi da quelli di ieri e permette così
di “vincere il tempo”
La Memoria è dunque la capacità di apprendere , di
conservare e di rendere poi attuali gli stati psicologici
trascorsi, riconoscendoli come tali ed collocandoli
nell’ordine della successione cronologica.
Posiamo avere vari tipi di memoria: immediata, di
fissazione, di rievocazione, motoria, spontanea e quella
volontaria.
La memoria può andare incontro a turbe quantitative tipo
amnesie di fissazione , frequenti a seguito di traumi
cranici, tumori cerebrali o intossicazioni da determinate
sostanze come l’alcool o tipo amnesie di evocazione, che ,a
seconda della estensione , possono essere massive, lacunari,
elettive, retrogradi, A volte assistiamo anche ad un eccesso
di capacità di memoria, denominata ipermnesia, che non
sempre è positiva ,potendo costituire per il nostro pensiero
una specie di zavorra. Altre turbe possono riguardare la
qualità della memoria, configurandosi così le illusioni dei
ricordi e le allucinazioni dei ricordi.
In sede clinica si procede ad esaminare la funzione della
memoria ponendo domande che sondano l’appropriatezza dei
ricordi recenti o di quelli più lontani nonchè la
correttezza della cronologia del ricordo.
Relativamente alle basi neurofisiologiche e biochimiche
della memoria in seguito alle recentissime innovazioni
tecnologiche fornite dalle tomografia ad emissione di
positroni con le quali possiamo esaminare e documentare in
tempo reale il “formarsi del pensiero” si è visto che le
cellule nervose producono determinate sostanze e si attivano
aree cerebrali particolari deputate alla formazione di treni
di molecole che sono come le pagine di un libro in cui
conservare i ricordi. Se intervengono fattori che disturbano
la produzione di queste sostanze, non si forma la molecola
del ricordo.
Ecco dunque la terapia per combattere i deficit della
memoria terapia che comprende sia specifici farmaci attivi
nella formazione di queste molecole sia l ‘uso dello stimolo
a ricordare, procedimento indispensabile per sviluppare le
cellule deputate a immagazzinare i ricordi.
Un punto di contatto importante si ha con l’osservare che
nella depressione diminuiscono ,tra le altre sostanze
cerebrali, anche quelle deputate al ricordo per cui una vita
il più possibile serena aiuta sia l’umore che la memoria.
Edgardo Sandrini
GdS - 30 III 05 - www.gazzettadisondrio.it