DE MAGISTRIS NON CI PIACE, INDIPENDENTEMENTE DAL MERITO DELLA QUESTIONE

De Magistris, il magistrato che ha fornito queste settimane a stampa e TV abbondante materiale per occupare colonne e palinsesti non ci piace. Non ci piace né come persona né come magistrato. E qui non c’entra il merito. E’ invalso un ben strano criterio nella società contemporanea. C’è un’equazione di costante applicazione: si stabilisce un principio, giusto, lo si applica e chi non condivide il modo di applicarlo lo si taccia di nemico dei sacri principi. Nel nostro caso l’equazione è stra-evidente. Io sto conducendo un’inchiesta sui potenti, mi contestano e quindi vuol dire che si vuole insabbiare l’inchiesta. Fossimo dei panni del Procuratore Generale reggente che ha avocato a sé l’inchiesta quereleremmo il giovane e focoso sostituto procuratore. Infatti dire, come i giornali riferiscono abbia detto, che finisce l’ijndipendenza della magistratura significa dubitare della Procura generale che invece l’inchiesta potrebbe essere in grado di svolgerla almeno quanto De Magistris. Sicuramente in modo più silenzioso e più rispettoso della delicatezza della funzione svolta. Curiosamente da notare che la norma che ha consentito l’avocazione non è del Governo Berlusconi e del Guardasigilli Castelli ma del Governo Prodi cui pertanto sarebbero diretti gli strali. Sul merito non entriamo se non, più avanti, sulle conseguenze e sul principio di responsabilità.

Il suo nome è un programma: Luigi che viene dai Maestri. Se in famiglia erano, appunto, dei Maestri, come il patronimico indica, l’ultimo virgulto di cotal famiglia non ha certo seguito le orme dei padri. Un Maestro, in particolare del diritto e quale sia il suo ruolo se inquirente o giudicante, deve avere contezza piena della delicatezza di quello che fa. E sono tre i punti fermi che deve avere tutti riconducibili al principio di responsabilità; equilibrio, riservatezza, spirito critico.

Diventare sostituto procuratore non equivale acquisire il dono dell’infallibilità nella logica del tutto-dovuto e se qualcuno dissente è contro la giustizia o addirittura colluso con i rei (supposti sino a iter giudiziario concluso). C’è poi da ricordare che chi deve giudicare i suoi atti se conformi o meno all’etica ma soprattutto alle norme vigenti è il Consiglio Superiore della Magistratura. Giudizio in casa dunque. Che forse ne abbia paura? Da Santoro, esempio illustre di faziosità intelligente, bravissimo a mettere in croce chi vuole lui, solo però certuni e non certi altri, è andato per prendere i suoi applausi da una platea schierata come si dice abbia fatto nelle settimane scorse dalle sue parti, TV e stampa. Noi abbiamo l’esempio opposto. In tre casi vistosi, assassinio della suora, rapimento del giovane Dassogno, bimbo ucciso sulla pista ciclabile, ineccepibili non solo le inchieste ma anche e soprattutto il comportamento degli inquirenti, divenuti ciarlieri solo a operazioni felicemente concluse, e anche in tali occasioni con parsimonia.

Questa è la figura del magistrato che ci piace, l’opposto dei De Magistris di turno.

GdS

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Giustizia