4 30 MARCO TRAVAGLIO: NON FARE AGLI ALTRI QUEL CHE NON VUOI SIA FATTO A TE
Ci è scappato di andare su Wikipedia, 29 aprile 2010, alla voce 'Marco Travaglio', il fustigatore nella e della trasmissione di Santoro, novello Catone il censore. Non ne ha per tutti. Ne ha soprattutto con Berlusconi, il centro destra e via dicendo.
Quello che impressiona scorrendo tale voce è il suo curriculum giudiziario. Lo pubblichiamo tal quale lasciando ai lettori le valutazioni.
IL "CURRICULUM GIUDIZIARIO" DI TRAVAGLIO
- Processi per diffamazione
Nel corso della sua carriera giornalistica è stato più volte querelato o citato in giudizio per quanto da lui scritto o dichiarato, ma nessun procedimento penale si è finora concluso con una sentenza definitiva di condanna.[39] A seguito di alcuni è stato instaurato un processo nel quale è stato assolto. In altri processi sono state pronunciate, in primo grado o in appello, sentenze di condanna. In un caso il procedimento si è concluso per remissione della querela. Di seguito sono descritti alcuni dei procedimenti più significativi che lo hanno coinvolto:
Sentenze di condanna [modifica]
* Nel 2000 è stato condannato in sede civile,[40][41] dopo essere stato citato in giudizio da Cesare Previti a causa di un articolo sull'Indipendente, al risarcimento del danno quantificato in 79 milioni di lire.[42][43]
* Il 4 giugno 2004 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile a un totale di 85.000 euro (più 31.000 euro di spese processuali) per un errore di omonimia contenuto nel libro «La Repubblica delle banane» scritto assieme a Peter Gomez e pubblicato nel 2001. In esso, a pagina 537, si descriveva «Fallica Giuseppe detto Pippo, neo deputato Forza Italia in Sicilia», «Commerciante palermitano, braccio destro di Gianfranco Miccicché... condannato dal Tribunale di Milano a 15 mesi per false fatture di Publitalia. E subito promosso deputato nel collegio di Palermo Settecannoli». L'errore era poi stato trasposto anche su L'Espresso, il Venerdì di Repubblica e La Rinascita della Sinistra, per cui la condanna in solido, oltreché la Editori Riuniti, è stata estesa anche al gruppo Editoriale L'Espresso. [44]
* Il 5 aprile 2005 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme all'allora direttore dell'Unità Furio Colombo, al pagamento di 12.000 euro più 4.000 di spese processuali a Fedele Confalonieri (Mediaset) dopo averne associato il nome ad alcune indagini per ricettazione e riciclaggio, reati per i quali, invece, non era risultato inquisito.[45]
* Il 20 febbraio 2008 il Tribunale di Torino in sede civile lo ha condannato a risarcire Fedele Confalonieri e Mediaset con 26.000 euro, a causa dell'articolo "Piazzale Loreto? Magari"[46] pubblicato nella rubrica Uliwood Party su l'Unità il 16 luglio 2006.[47] La sentenza è di primo grado e Travaglio ha dichiarato di stare preparando l'appello.[48]
* Nel giugno 2008 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme al direttore dell'Unità Antonio Padellaro e a Nuova Iniziativa Editoriale, al pagamento di 12.000 euro più 6.000 di spese processuali per aver descritto la giornalista del TG1 Susanna Petruni come personaggio servile verso il potere e parziale nei suoi resoconti politici: «La pubblicazione», si leggeva nella sentenza, «difetta del requisito della continenza espressiva e pertanto ha contenuto diffamatorio».[45]
* Nel gennaio 2010 la Corte d'Appello penale di Roma lo ha condannato a 1000 euro di multa per il reato di diffamazione aggravato dall'uso del mezzo della stampa, ai danni di Cesare Previti[49]. Il reato, secondo il giudice monocratico, sarebbe stato commesso mediante l'articolo Patto scellerato tra mafia e Forza Italia pubblicato sull'Espresso il 3 ottobre 2002.[50] La sentenza d'appello riforma la condanna dell'ottobre 2008 in primo grado inflitta al giornalista ad 8 mesi di reclusione e 100 euro di multa[51]. In sede civile, a causa del predetto reato, Travaglio era stato condannato in primo grado, in solido con l'allora direttore della rivista Daniela Hamaui, al pagamento di 20.000 euro a titolo di risarcimento del danno in favore della vittima del reato, Cesare Previti[52].
* Il 28 aprile 2009 è stato condannato in primo grado dal Tribunale penale di Roma per il reato di diffamazione ai danni dell'allora direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce, perpetrato mediante un articolo pubblicato su L'Unità dell'11 maggio 2007.[53][54]
* Il 21 ottobre 2009 è stato condannato in Cassazione (Terza sezione civile, sentenza 22190) al risarcimento di 5.000 euro nei confronti del giudice Filippo Verde che era stato definito «più volte inquisito e condannato» nel libro Il manuale del perfetto inquisito, affermazioni giudicate diffamatorie dalla Corte in quanto riferite «in maniera incompleta e sostanzialmente alterata» visto il «mancato riferimento alla sentenza di prescrizione o, comunque, la mancata puntualizzazione del carattere non definitivo della sentenza di condanna, suscitando nel lettore l'idea che la condanna fosse definitiva (se non addirittura l'idea di una pluralità di condanne)».[55]
PROCEDIMENTI ESTINTI PER REMISSIONE DELLA QUERELA
* Dal 2004 è stato oggetto di un procedimento penale per il reato di diffamazione aggravata dal mezzo della stampa, a seguito degli articoli M'illumino d'incenso e Zitti e Vespa, pubblicati sul quotidiano l'Unità nei giorni 12 marzo e 6 maggio di quello stesso anno. Il procedimento ai danni del giornalista si è concluso nel 2008 dopo che la persona offesa, il giornalista Antonio Socci, ha deciso di rimettere la querela[56] a seguito delle scuse pubbliche di Travaglio.[57]
SENTENZE FAVOREVOLI
* Dopo aver scritto assieme a Elio Veltri il libro L'odore dei soldi era stato citato in giudizio da Silvio Berlusconi per diffamazione; il tribunale civile ha stabilito che il libro non è diffamatorio ed ha condannato Berlusconi a pagare le spese processuali.[58]
* In seguito all'intervista nel programma Satyricon del comico Daniele Luttazzi è stata avviata un'azione civile da parte di Mediaset contro Travaglio, la RAI e i direttori Carlo Freccero e Bibi Ballandi per diffamazione. Nel 2005 la causa è stata vinta da Travaglio mentre Mediaset è stata condannata a pagare le spese processuali.[59]
* Nel 2005 Cesare Previti ha citato in giudizio Travaglio per una presunta diffamazione nei suoi confronti e nei confronti di Silvio Berlusconi nell'articolo comparso nella rubrica Bananas de l'Unità il 19 aprile 2005. Nel 2007 il tribunale civile di Roma ha rigettato la domanda di Previti e lo ha condannato a rifondere le spese processuali.[60]
* Il 6 febbraio 2009 Travaglio, Lucio Caracciolo e Paolo Flores D'Arcais ottengono dal Tribunale di Roma il risarcimento dei danni per la causa per diffamazione intentagli dall'onorevole Cesare De Piccoli, per via di un intervento di Marco Travaglio al convegno Proposte per un arcobaleno di pulizia morale, tenutosi a Roma il 14 gennaio 2006 e anche per l'articolo I sommersi ed i salvati, pubblicato su Micromega del marzo 2006, in cui si rivelava che De Piccoli sarebbe stato in possesso di conti in Svizzera, sui quali gli sarebbe stata accreditata una somma di duecento milioni di lire da parte della FIAT.[61]
* Nel maggio 2009 la Cassazione conferma un proscioglimento sancito l'11 dicembre 2008 dal GIP di Roma, relativo ad un'indagine per presunta diffamazione ai danni di Fabrizio Del Noce, attraverso la pubblicazione di un articolo su l'Unità del 6 marzo 2007,[62][63] condannando il querelante al pagamento delle spese processuali e a 1500 euro di ammenda.[64]
* Il 9 dicembre 2009 il gip di Roma ha disposto l'archiviazione della causa per diffamazione a mezzo stampa intentata da Cesare Geronzi contro Marco Travaglio,[65] accusato di aver «fornito un'immagine del querelante come persona responsabile di molteplici reati» travalicando «ogni limite nella corretta informazione» e ponendo in essere un pesante attacco «mediante la prospettazione di notizie in parte false e in parte maliziosamente rappresentative», nel suo intervento alla trasmissione AnnoZero del 1º novembre 2007, nella puntata Arrivano i mostri.[66]
* Il 10 dicembre 2009 il tribunale civile di Torino ha condannato Vittorio Sgarbi a pagare un risarcimento di 30.000 euro per ingiurie nei confronti di Marco Travaglio nella puntata di 'AnnoZero' del 1 maggio del 2008. Il giudice ha anche stabilito la pubblicazione della sentenza su 'Repubblica' e 'La Stampa'[67].
E ORA IL MATCH CON SCHIFANI
E ora si aggiunge l'azione civile del sen. Schifani che ha richiesto a lui e Padellaro 720.000 €uro. I due hanno reagito dicendo che Schifani avrebbe dovuto querelare e non fare l'azione civile, azione che peraltro nei giorni precedenti il loro giornale aveva pienamente giustificato (chiaro il perché. I perdenti erano giornalisti de 'Il Giornale…).
Chi si ritiene diffamato, secondo queste pretese, dovrebbe scegliere la via che l'accusato di diffamazione preferisce! Comprensibile. Andando sul penale mille ghirigori sono possibili. Sul civile no. In questo caso o la diffamazione c'è o non c'é. Se il giudice ritiene che vi sia arriva la condanna e il dovuto pagamento, come la prima serie di casi dianzi riportati dimostra.
E IN TV?
Ma se uno ha preso condanne su condanne com'è possibile che venga a pontificare dal pulpito di Santoro?
Ai posteri l'ardua sentenza?
Luca Alessandrini