Terribile. Cristiani come carne da macello. Asia Bibi: la Regione rompe colpevoli silenzi occidentali

Presidente Alessandro Fermi: “La Lombardia pronta ad accogliere Asia Bibi” - Solidarietà unanime del Consiglio regionale alla giovane donna cattolica pakistana e ferma condanna della pena di morte

Milano, 23 ottobre 2018 – “La Lombardia è pronta ad accogliere e dare ospitalità ad Asia Bibi”. Lo afferma il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia Alessandro Fermi, che in chiusura dei lavori odierni di Consiglio regionale, in accordo con gli altri componenti dell’Ufficio di Presidenza (i Vice Presidenti Francesca Brianza e Carlo Borghetti e i Consiglieri Segretari Giovanni Malanchini e Dario Violi), ha riunito i capigruppo consiliari e condiviso con loro un documento unanime in cui il Consiglio regionale lombardo ribadisce con forza il proprio no alla pena di morte ed esprime piena solidarietà ad Asia Bibi, la giovane donna cattolica condannata a morte in Pakistan con l’accusa di aver offeso l’Islam.

“Qualora la decisione finale dei giudici pakistani dovesse accogliere le richieste dei fondamentalisti islamici, e condannare a morte Asia Bibi, sul Pakistan resterà una macchia indelebile difficile da cancellare e che non potrà non avere inevitabili ripercussioni a livello internazionale –sottolinea il Presidente Fermi -. Se Asia invece verrà liberata, dovrà comunque lasciare il Pakistan insieme ai suoi familiari per evitare le inevitabili ritorsioni dei fondamentalisti islamici: in tal caso –conclude Fermi- la nostra istituzione regionale è pronta a fare tutto ciò che sarà necessario per accoglierla e garantirle ospitalità sul territorio lombardo”.
Il documento promosso dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e condiviso dai Presidenti dei Gruppi consiliari stigmatizza infine il silenzio dei Paesi occidentali su questa vicenda, lamentando la necessità che i Governi nazionali e l’Unione Europea prendano una posizione chiara e forte a sostegno di Asia Bibi, condannando al tempo stesso le azioni violente di repressione del dissenso politico e religioso ancora in vigore in molti Paesi stranieri.

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