X SENTENZA DE L'AQUILA, INAUDITA PER LE CONSEGUENZE, MA IL VERO RESPONSABILE E'….

In altro articolo si esaminano le conseguenze della sentenza de L'Aquila con la quale il giudice Marco Billi è andato oltre la richiesta del Pubblico Ministero Picuti, condannando tutti a sei anni di reclusione, all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e a versare una provvisionale di 7,8 milioni di €uro a favore di 56 parti civili. Sentenza che ha fatto dire a Thomas Jordan, il più famoso sismologo americano, responsabile del Centro terremoti per il Sud della California, che nel 2009 presiedette il panel di esperti nominato dal Governo Italiano dopo il sisma abruzzese, "ill processo è stato celebrato all'Aquila da un pubblico ministero e un giudice entrambi di quella città: un chiaro conflitto d'interessi. Il sistema giudiziario americano non avrebbe mai consentito a scienziati che lavorano per il bene pubblico di essere processati e giudicati da individui coinvolti personalmente nella tragedia ….".

La sentenze é inaudita per le conseguenze che ci saranno anche in una zona come la nostra non sismica. Vediamo quali tecnici in caso di problemi idrogeologici daranno l'OK ad usare certe strade, a far rientrare la gente nelle case e via dicendo. C'é un precedente, per fortuna non tragico, ma ugualmete significativo. Un bel po' di anni fa sotto la spinta, anche politicamente strumentalizzata, di ambientalisti che ritenevano non si dovesse asportare materiale dai fiumi, toccò all'allora ingegnere capo del Genio Civile di vedersi arrivare una comunicazione giudiziaria. Risultato, ovvio e inevitabile,: nessuna autorizzazione ulteriore ad estrarre materiale. Si era arrivati al punto che in una provincia come la nostra mancavano gli inerti tanto che le imprese si stavano accordando per l'utilizzo, più costoso, del materiale in alveo del Tartano. Per fortuna l'idiozia di una simile opposizione, clamorosamente del resto emersa in ocassione della calamità del 1987, non tardò a emergere. Intanto però le conseguenze c'erano state. Ci sarebbero altri casi ma l'intento di questo nostro scritto é un altro.

La responsabiklità sta nel manico. Giusta o ingiusta che sia questa, come altre, condanna - ma la cosa non cambia in presenza di assoluzione - il cittadino qualunque, quello che di codici e di pandette non sa nulla resta allibito nel vedere che su questioni della mkassima importanza a decidere ci sta una persona sola. Abbia pure un cervello da fare invidia a Einstein quella persona non é un robot asetticamente impermeabile a condizionamenti derivanti da cattiva digestione, litigi muliebri, sovraccarico di lavoro e quant'altro, comprese posizioni personali anche inconsapevolmete radicate. Non ci risulta infatti che ai giudici monocratici, una volta a loro assegnata tale funzione, il CSM provveda a fornire strumenti taumaturgici a prova di qualunque dei condizionamenti citati.

Tre casi. Uno il caso aquilano. Un altro il Lodo Mondadori che aveva portato un giudice, uno solo, a decidere a chi spettava una cifra di circa 750 milioni di €uro. Si dirà che poi c'é stata la Corte d'appello ecc. ma intanto suoi effetti una decisiionev del genere, sia pure interlocutoria, li produce. Altro caso quello dell'ILVA di Taranto dove un PM ha preso decisioni - e non entriamo nella valutazione se giuste o ingiuste anche perché ci si dovrebbe chiedere come mai la Magistratura si é svegliata solo ora pur essendo l'azione penale 'obbligatoria' - che pesantemente incidono sulla produzione e sul lavoro. Anche qui, vero che ci sono le fasi successive, di garanzia, ma il quadro non cambia. Aggiungasi infatti che, giusta o ingiusta che sia, la decisione di un giudice monocratico, ora che arriva alla fine richiede anni e dunque inevitabili conseguenze pesanti.

Nel 1998 venne soppressa la figura del pretore introducendo la figura del giudice monocratico con la differenza che il primo aveva un ambito di competenza limitato, cosa che non ha, come abbiamo visto, il secondo. Con tutto il rispetto dei magistrati il ritorno alla collegialità con limitazione dell'ambito di tale figura, si impone Il vero responsabile non é quindi nel capoluogo abruzzese ma in due sedi romane, Monte Citorio e Palazzo Madama. Provvedano a rimediare.

GdS

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