DEPUTATI COME GLI ALTRI CITTADINI MA DAI CASI PAPA E TEDESCO DUE SEGNALI MOLTO GRAVI 11 7 20 02
L'on. Papa è dietro le sbarre. Lo ha chiesto la Procura, la Camera ha detto SI, è giusto che il deputato finisca dentro.
L'on. Tedesco è libero. La Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari, il Senato ha detto NO.
Questi i fatti. Ora il commento.
Cittadini come gli altri
Tutti dicono 'niente casta', i parlamentari sono cittadini come gli altri e quindi come gli altri devono essere trattati. Non è proprio così in quanto, per fare un esempio, il deputato deve essere libero di esprimersi senza subire condizionamenti nell'espressione del pensiero politico. Devono, certo, essere uguali agli altri se incorrono in reati, o in ipotesi di reato, diciamo 'di carattere ordinario'. Liberi invece di esprimersi come vogliono (d'altronde non è così anche nei Palazzi di Giustizia?).
Sancito questo principio recepiamo e analizziamo i due segnali, molo gravi, che ci vengono dai casi Papa e Tedesco.
Il voto in Parlamento
Il voto sia alla Camera che al Senato, ancorché di segno avverso, confermano il dato di fondo. Quando c'è da esaminare, per poi pronunciarsi, situazioni 'delicate' concernenti parlamentari il voto non è affatto 'pro veritate' ma risulta strumentale, politicamente inquinato. Camera e Senato non hanno affatto valutato se l'arresto dei due parlamentari fosse una misura da applicarsi secondo richieste delle Procure. Hanno agito secondo la contingenza politica del momento, anzi secondo la contingenza politico-polemica del momento.
Tolto il diritto di voto
L'on. Papa ha chiesto di essere destinato al carcere di Roma per poter partecipare alle votazioni alla Camera. Il GIP ha risposto negativamente. Teniamo conto che il problema non si pone per il voto in Commissione in quanto il regolamento consente la sostituzione con altro del medesimo gruppo parlamentare. Il problema si pone per le votazioni in aula. Un parlamentare impedito ad esercitare il suo diritto di voto può, per quanto in linea teorica, comportare alterazione dei risultati.
La bufala del pool di Mani Pulite
Un problema che si pone non solo per il Parlamento ma per tutti i consessi elettivi. Il guaio è che si pone, certe volte, con effetti irrimediabili. L'esempio più vistoso è quello del consigliere regionale Giuseppe Adiamoli che aveva due torti. Il primo quello di essere il capogruppo DC in Consiglio Regionale, il secondo di essere stato designato alla Presidenza della Regione Lombardia succedendo all'ing. Giovenzana. Pochi giorni prima della seduta che lo avrebbe portato al vertice, il 24 novembre del 1992 veniva arrestato con l'accusa di violazione della legge sul finanziamento ai partiti e concorso in corruzione. La clamorosa bufala del pool di Mani Pulite costò allo Stato i soldi che la Corte di Appello di Milano decise per riparazione per "ingiusta detenzione" essendo stata riconosciuta la sua completa innocenza (fra l'altro le stesse ipotesi di reato ci sembravano alquanto 'evanescenti'… l'assoluzione. Questo è niente.
Il condizionamento politico
Non si tratta solo di aver messo in galera un innocente. C'è stata, di fatto, una vistosa interferenza di carattere politico. Adiamoli, da persona seria quale era e quale è, proclamata la sua innocenza si è dimesso da consigliere regionale (a innocenza riconosciuta ha generosamente dichiarato di "sperare fortemente che l'errore sia stato commesso in buona fede", cioè senza intento politico. A quel punto la Presidenza della Regione è passata dalla DC al PCI.
Esigenza di provvedere
Va eliminata la possibilità che decisioni della Magistratura condizionino Istituzioni e vita politica. Non ci riferiamo alle decisioni risolutive, quelle delle sentenze passate in giudicato ma alla fase inquisitoria. Nella Magistratura amministrativa esiste l'istituto della sospensione per evitare che venga pregiudicato l'esito finale per cui uno sì vince ma i buoi sono scappati dalla stalla.
A casa gli inquisiti. Follia
C'è chi sostiene che un politico, un amministratore se inquisito deve dimettersi. Follia. In un Paese come il nostro non è affatto difficile costruire scenari tali per colpire qualche avversario che magari dà fastidio. La calunnia …con quel che segue. L'inquisito si dimette. Passa del tempo, non ore né giorni o settimane. Viene riconosciuto totalmente estraneo ai fatti. Intanto però si è dimesso, sono cambiate le cose e via dicendo. Né va bene la cosiddetta auto-sospensione. Una soluzione però c'é.
La soluzione
Esiste in altri Paesi la figura del 'sostituto'. L'on. Papa e l'on. Tedesco (facciamo come se vi fosse stato lo stesso comportamento nei due rami del Parlamento e non vi fosse stato il soccorso 'segreto' che, come da nostra previsione, lo ha salvato) vengono arrestati. Il centro-destra alla Camera e il centro-sinistra al Senato perdono un rappresentante. Non è giusto. Interviene il sostituto, figura da regolamentarsi del resto in conformità a quanto si fa altrove.
Caso verificato
C'è un precedente. Ignorato perché si sa che le buone notizie non fanno notizia. Negli anni settanta il Comune di Novate Mezzola in provincia di Sondrio era amministrato dalla sinistra con 8 consiglieri su 15. DC all'opposione con sette consiglieri. Muore il Sindaco. Allora non c'era la possibilità di sostituzione. Sette a sette e quindi elezioni alle porte. La DC decide di rispettare il verdetto popolare che ha dato alla sinistra il Comune. Ogni Consiglio, a turno, non partecipa alla seduta un consigliere di opposizione. 7-6 dunque e verdetto popolare rispettato.
Caso clamoroso, frutto di esemplare esercizio della democrazia.
Ma c'era la DC…
Ma queste cose le faceva solo la DC…
Se ne é perso il ricordo!
Magistrati
Si parla di riforma della giustizia. Ne parlino. Una norma, condivisa da (quasi) tutti, a partire dal Presidente Napolitano, è quella che deve regolare la scelta politica di un magistrato. Come cittadino ha tutto il diritto di candidarsi e competere alle elezioni. A due condizioni. La prima di essere alla pari con gli altri e quindi di non candidarsi nella zona in cui ha operato ed opera con un bagaglio di conoscenze riservate che potrebbero fornire un vantaggio rispetto ad altri. La seconda che al termine del mandato parlamentare gli sia inibito di tornare a fare un lavoro attivo. Torni, se ritiene, negli incarichi amministrativi, in funzioni parallele. Pio desiderio naturalmente visto che la riforma della giustizia sembra l'araba fenice. All'incontrario. La fenice rinasce sempre dalle proprie ceneri. La riforma diventa cenere ogni volta che nasce.
GdS