1 20 GIUSTIZIA: L'ALTRA FACCIA DEL PROBLEMA

Processo 'breve' e magistrati mancanti nelle sedi invece di maggior bisogno

Processi lunghi

Nei giorni scorsi due casi emblematici e sotto diversi punti di vista. Lasciando perdere le considerazioni di carattere politico, che pure hanno la loro imponenza, vediamo invece la lunghezza dei processi.

1) Mannino. Ci sono voluti quasi 20 anni perché l'ex Ministro Mannino, allora uno dei 'giovani politici emergenti', DC naturalmente, venisse riconosciuto pienamente innocente. Costi giganteschi. Sia in denaro visto che gli avvocati e le spese del processo ne richiedono parecchio, sia soprattutto sul piano personale e morale per non parlare poi di quel lungo periodo passato in galera.

2) Sindaco di Subiaco e collaboratori, naturalmente DC. Quasi una ventina d'anni anche per loro per arrivare al processo di primo grado! C'era stata la prescrizione, accettata da altri, ma loro sei non ne hanno voluto sapere. Innocenti hanno voluto andare a processo perché la Giustizia riconoscesse la loro piena innocenza dopo anni di sofferenze e, anche in questo caso, di galera facile.

Sono solo due dei tantissimi esempi di una situazione che non è però la stessa dappertutto. A Sondrio le cose girano bene come diverse indagini hanno dimostrato. Così in tante altre sedi e non necessariamente solo al nord. Poi ci sono quelle dove la cosa migliore da fare è mettersi le mani nei capelli. Perché? Lo vedremo qui avanti.

Magistrati mancanti

Mancano magistrati, si dice. In numeri assoluti non è così vero. In Italia ce ne sono circa 9.000. Siamo al livello della Francia e più della Gran Bretagna.

- Le sedi disagiate. Il problema non è però quello dei numeri assoluti o del numero di procedimenti per giudice, obiettivamente da noi più alto soprattutto nel civile. Il problema è che nelle sei disagiate non ci vuole andare nessuno, come il recente caso del flop nonostante l'offerta di emolumenti da nababbo per chi fosse stato disposto ad accettare tali sedi e non a vita ma massimo un triennio. Dato che le cosiddette sedi disagiate sono quelle ove si ha a che fare con mafia, 'ndrangheta, camorra, il Governo e il Parlamento avevano opportunamente impedito che lì si mandassero i neo-magistrati. Come si fa a mandare un giovane, magari 25enne, per bravo che possa essere, anche da 110 e lode all'università e brillantissimo al concorso in Magistratura, a governare procedimenti di grande complessità che richiedono oltre che competenza solida esperienza e maturità di giudizio? Da mesi l'Associazione Nazionale Magistrati si batte contro questa norma, posizione che è unicamente corporativa. Chiunque fosse magistrato sarebbe infatti probabilmente contrario perché potrebbe capitare a chiunque - come è per Prefetti, Questori e tante altre figure - di essere trasferito d'ufficio, in questo caso sempre però dal CSM. Qui però c'è una questione di priorità. Prima viene l'interesse generale della Giustizia, poi l'interesse particolare degli operatori di Giustizia.

Adesso ci hanno messo una toppa. C'è stato l'accordo per una deroga al divieto. I neo-magistati potranno andare in trincea ma a determinate condizioni compresa quella che il loro operato dovrà essere convalidato per iscritto dal Procuratore della Repubblica.

- Nuova linfa. Mancano magistrati, ne occorrono di più. In questi giorni ci è capitato di leggere sulla Gazzetta Ufficiale un bando per 380 posti in Magistratura. Allora non è vero, come taluni sostengono, che lo Stato mom assume! Ne è però venuta fuori un'altra del tutto sorprendente. Il Ministro Alfano ha rivelato come un recente bando per 500 posti è andato buco a metà per il ridotto numero di idonei. Con tutti i laureati in giurisprudenza che ci sono, con i benefici economici che la carriera riserva, tale flop richiederebbe un approfondito esame, anche sociologico.

Processo breve. Processo veramente 'breve'?

Sappiamo che l'Europa sta per bacchettare l'Italia, dopo averla richiamata più volte, per la lunghezza dei processi. E' quindi dovere del Parlamento provvedere. Se non ci fosse di mezzo la polemica su Berlusconi si tratta di un provvedimento che in due o tre mesi sarebbe stato già adottato e con largo consenso. Questo premesso andiamo però ai contenuti. Per reati che prevedono pene sino a 10 anni l'art. 3 ter della PdL approvata dal Senato ed ora alla Camera prevede: "Non sono considerati irragionevoli, nel computo del periodo di cui al comma 3, i periodi che non eccedono la

durata di due anni per il primo grado, di due anni per il grado di appello e di ulteriori due anni per il giudizio di legittimità, nonché di un altro anno per ogni successivo grado di giudizio nel caso di giudizio di rinvio. Il giudice, in applicazione dei parametri di cui al comma 2, può aumentare fino alla metà i termini di cui al presente comma".

CI VOGLIONO DUNQUE ALMENO SEI ANNI (DIECI PER I REATI PIU' GRAVI) per mandare in prescrizione un processo. SEI ANNI! E questo sarebbe un processo 'breve'? Diciamo pure che - meglio di niente! - anche questo va bene ma diciamo anche che essere contro, per chi è contro nel merito e non per il discorso di e su Berlusconi, vuol dire essere fuori di testa. Vale per il penale, vale a maggior ragione per il civile nel quale capita, e forse anche spesso, che quanto chi si è costituito in giudizio si vede dare ragione oltre al danno si ritrova con le beffe in quanto il tempo trascorso ha modificato magari le cose al punto che la vittoria resta un dato morale e basta.

Dietrofront

Sintomatico e forse la prima volta che accade. Che il segretario dell'Anm, Giuseppe Cascini abbia accusato il processo breve di "portare alla resa lo Stato di fronte alla criminalità" è cosa inaudita. Montesquieu con la sua distinzione dei poteri dovrebbe essere ben noto ad un magistrato, a maggior ragione se investito di carica e responsabilità rilevanti. Tanto inaudita da far tentare al Presidente dell'ANM un salvataggio in corner dichiarando che i loro cono contributi 'di natura tecnica', quando in realtà la politicizzazione è cosa di evidenza palmare.

Alle cinque della sera

Siamo comunque, con Garcia Lorca, alle cinque della sera. Dopo un altro po' di fuochi artificiali per via delle regionali in arrivo la riforma questa volta partirà. La base c'è, ed é la proposta Violante accettata come base anche dalla maggioranza. Non ci starà Di Pietro e il suo quasi vice e futuro concorrente De Magistris con l'appoggio esterno di Grillo, un po' in ribasso da quando è venuto fuori il suo reddito, ma non cambierà le cose. Sarebbe una ventata salutare anche perché probabilmente la parte largamente maggioritaria dei magistrati, quella che oggi tace ma non è sostanzialmente sulle posizioni di alcuni, o estremisti o in qualche misura politicizzati, potrebbe avere la sua occasione, che sarebbe l'interesse del Paese.

GdS

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