SCRIVE AMAREGGIATA IL SINDACO DI BORMIO. CON PIENA RAGIONE E CON LA NOSTRA SOLIDARIETA'

Caro Direttore,

vede, il problema sottolineato da Alessandrini è proprio sacrosanto: quello degli strilloni fuori dalle edicole che sono la base "bibliografica" delle chiacchiere da bar.

All'interno del quotidiano si minimizza e si smentisce....non importa, non è interessante. L'importante è il "mostro" da prima pagina, che aggrava la posizione di chi scrive, perchè lo fa manifestamente a scopo di lucro, alla domenica, quando è importante vendere più copie.

Ma di questo si occuperà il magistrato.

Vorrei farle notare però anche questo: nelle nostre località turistiche hanno l'abitudine di trascorrere i loro fine settimana molte persone che risiedono fuori provincia, ma che mi conoscono come docente universitario e professionista.

Non le dico le telefonate! "Allora, ma cosa è successo? " E gli sguardi incuriositi da parte dei miei colleghi di Ateneo, i quali, non avendo letto nulla, hanno solo saputo che i giornali della mia provincia parlano di indagini a mio nome.

Questo, per quanto mi riguarda, cittadino prestato temporaneamente alla amministrazione di un comune e che per serietà ha lasciato gli incarichi elettivi accademici, è il fatto più grave. Il mio nome nel luogo di lavoro infangato senza alcun fondamento. Dopo trent'anni passati per costruire la mia credibilità, riconosciutami anche a livello nazionale -dove sono coordinatore dei docenti universitari del mio gruppo scientifico- un meschino titolo di un cacciatore di copie da vendere e dover tornare da capo.

L'amministrazione comunale può essere molto frustrante e difficile se portata avanti per fare l'interesse dei cittadini e non per il proprio personale tornaconto...e questo passi! Ma subire qualcosa che andrà ben oltre il mio temporaneo impegno "sociale" è davvero troppo!

E. Ferro Tradati

Sindaco di Bormio

In ogni giornale che ho diretto ho cercato di far capire ai collaboratori che non esiste soltanto "il diritto di cronaca" ma contestualmente il dovere etico. Non si può prescindere dal pensare anche alle conseguenze che la pubblicazione di una notizia può comportare. L'esempio più calzante quello dei suicidi, notizia che un tempo per ragione etica non si pubblicava per via del rischio dell'effetto "imitazione" ed anche per rispetto dei familiari. C'è però anche un altro esempio: il dovere di rettifica con pari risalto rispetto al testo in precedenza pubblicato, non solo perché lo dice la legge, peraltro grandemente disattesa, ma soprattutto perché non si può lasciare nei lettori impressioni sbagliate dovute appunto ad una prima pubblicazione imprecisa od erronea.

Oggi il dio (d minuscola) scoop domina.

Abbiamo la fortuna in Valle di essere in pochi, di conoscerci e quindi episodi censurabili come quello che l'ha riguardata (finire sui giornali per quello che può essere considerato il nulla totale con successiva marcia indietro sì ma non di pari rilievo e non di sicuro sulle locandine esterne alle edicole) finiscono come debbono finire, nel cestino del pettegolezzo e delle pizzoccherate (da "pizzocchere" in veneziano, quelle che hanno una loro "Corte", ossia una piccola piazza). Il tempo è infatti galantuomo.

La solidarietà al Sindaco di Bormio è conseguentemente piena e convinta. A lei e a quanti vengono a trovarsi in situazioni simili magari anche senza sapere il perché e senza che poi si riesca a trovare la talpa di turno.

a,f,

Giustizia