DICO : LASCIATECI IN PACS

Dibattito aperto

La polemica è divampata subito: Benedetto XVI ha puntualizzato il pensiero cattolico sulla famiglia e si è assistito allo straccio delle vesti. Chi sostiene che mai, da Pio IX in qua, la chiesa ha osato interferire in affari dello stato italiano con tale virulenza; chi sbraita sostenendo l’autonomia dei cattolici; chi si appella alla coscienza e chi ipotizza scioperi e cortei.

Il mondo politico (ma ce n’è uno?) è andato in subbuglio e sono cominciati i cori di opinione su giornali e talk show. Questo fino a quando il fatto non sarà più di moda. Poi ne verrà un altro.

Parliamo, l’avrete inteso, di PACS che sono diventati DICO.

Io dico, scusate il bisticcio, due sole cose.

La prima: è dovere di uno stato badare al bene dei cittadini. Sappiamo bene che in Italia, da anni, vi sono persone di sesso diverso o dello stesso sesso che convivono. Le prime non vogliono neppure contrarre matrimonio civile (per le ragioni più diverse che non stiamo ad elencare), le seconde non hanno una tutela giuridica per le normali regole di convivenza sociale quali l’assistenza al convivente malato, la reversibilità della pensione, la prosecuzione di un contratto d’affitto, ecc.

Questo governo ritiene che fra le priorità vi sia anche questa: normare le situazioni di convivenze di fatto. Il parere di chi scrive è che non sia una priorità da inserire nell’agenda di un governo che ha qualche mese di vita, ma sappiamo anche che l’armata Brancaleone che ha vinto lo scorso anno deve tenere conto di tante anime che accendono tanti fuochi. Ciò detto, constatiamo che la legge è arrivata in parlamento. Probabilmente passerà e tutti saranno felici e contenti. Forse non passerà con i voti della attuale maggioranza, ma ci sarà qualcuno che darà una mano dalla minoranza. Comunque passerà. Basta. Lo stato italiano anche in questo ha una sua disciplina. Termino la prima parte dicendo che ho letto con attenzione il testo e mi sa molto di raffazzonato e di improvvisato a più mani. Ma lo commenterò altrove.

La seconda cosa: è dovere di ogni pastore delle chiese guidare il gregge. Non ho sentito voci particolari levarsi in proposito di PACS e DICO dai fratelli ebrei, protestanti in genere, anglicani. Ho sentito la voce del papa e del presidente della CEI (che continua a rimanermi antipatico) che hanno detto cose ovvie: il matrimonio è unico ed indissolubile, l’omosessualità è peccato, la famiglia è il fondamento di una sana istituzione sociale. Cioè: hanno detto cose che ogni cattolico sa. Può non condividerle, può scegliere di non praticarle, può criticarle, ma da sempre la dottrina cattolica è questa. Da sempre perché Gesù ha detto:”Non avete letto che il Creatore dell’uomo, da principio, li fece maschio e femmina?...perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due diverranno una carne sola?...chi lascia la sua donna, eccetto il caso di concubinato (mè epì pornèia, in greco), commette adulterio”. Lo stesso Gesù che ha detto:”Voglio la misericordia e non il sacrificio, non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” e ha esortato l’adultera ad andare in pace e non peccare più, ha detto proprio quelle cose scritte sopra. Anche allora vi fu chi disse che interferiva nella legge dello stato ebraico (dovette giustificarsi e dire che non avrebbe tolto né uni iota, né un’apice, perché non venne per abolire, ma per portare a compimento) e alla fine fu crocifisso per questo. Anche allora, come oggi, quando qualcuno dice qualcosa di diverso dal pensare comune, è ostracizzato.

Da cattolico abbastanza critico nei confronti di questa gerarchia (in particolare quella italiana) dico che se fossi un parlamentare voterei la legge sui DICO (se mi riuscisse cercherei di migliorarla in parlamento), ma non alzerei la voce sulle esternazioni papali o cardinalizie. Non accuserei il papa di ingerenza, non mi appellerei al Concordato (che abolirei) e non farei di tutto per intimidire chi la pensa diversamente da me. Cioè DICO: lasciateci in PACS!

Ernesto Miragoli

Ernesto Miragoli
Giustizia