Corruzione, bollettino di guerra. Copiamo l'Islam

E' un bollettino di guerra. Ogni tre giorni notizie di arresti per corruzione. Nella trasmissione de La 7 Coffee break di stamane, 16 marzo, due tesi. Una di rincarare le pene. L'altra che più che di rincari c'è bisogno di applicazioni. Modestamente noi siamo sempre stati e continuiamo ad esserlo, di altra tesi. Visto che la legislazione italiana, e la sua applicazione, non sono in grado di varare disincentivi, di produrre antidoti occorre saltare la barricata e introdurre nella legislazione di casa nostra pene diverse che sostituiscano, o anche integrino, quelle ora previste: taglio della mano o del piede (senza diritto a pensione di invalidità), frustate.
A Venezia erano in funzione specie di bocche della verità (come da immagine) per le “denontie segrete”. Era un mezzo per fornire informazioni che senza l'anonimato non sarebbero state ottenute. Chi avrebbe potuto presentare denuncia “contra i nobili che fanno angarie”? Chi “contra i contrabandieri de tabaco”? Chi contro gli evasori fiscali? E non si trattava di delazioni, o quantomeno veniva evitato il loro rischio con istruttorie rigorosissime. Le pene commisurate ai delitti. Non c'era solo la punizione ma anche e soprattutto la prevenzione. Gran parte degli incarichi pubblici aveva durata breve, anche di soli sei mesi. A parte il vantaggio di avere una conoscenza sempre più ampia della pubblica amministrazione passando da un settore all'altro la prevenzione di atti di corruzione o simili stava nella stessa brevità di permanenza in un incarico.
Ci sarebbe da imparare e da legiferare – visto che il Governo se ne sta occupando – di conseguenza. Risolutivo sarebbe prevedere per chi ruba nella o alla pubblica amministrazione processo per direttissima, appello per direttissima, Cassazione per direttissima e in questo periodo detenzione preventiva per evitare la tentazione di fare come Battisti, di andarsene così in qualche Stato ospitale.
Amarilli

Giustizia