Giustizia. L'ergastolo. Dal 2001

GIUSTIZIA: L'ERGASTOLO

Non si può non essere contrari alla pena di morte, innanzitutto per ragioni di umanità, se vogliamo di quell’intraducibile parola latina che non ha il corrispettivo nella nostra lingua, “pietas”.
Si dice però che anche l’ergastolo è simile alla pena di morte e si discute della sua abolizione. Si pensa molto a chi è meritatamente dentro, ai suoi familiari fuori, e e non si pensa a chi i propri cari non può vederli neppure periodicamente - come succede per chi è in carcere - perché la mano omicida li ha spediti sottoterra anzitempo.
La ragione sostanziale che sta alla base della volontà di taluni di abolire l’ergastolo,, così come viene addotta, è che la pena deve essere non solo espiazione ma anche redenzione. Su questa affermazione di principio pienamente d’accordo, pur non dimenticando che la pena deve essere anche monito, e quindi prevenzione. Non occorre però l’abolizione dell'ergastolo per la redenzione. Già oggi esiste un Istituto giuridico che può evitare all’ergastolano di finire i suoi giorni in carcere, cosa peraltro divenuta assai rara: la Grazia, facoltà del Presidente della Repubblica, previo un certo iter, e qualora ne esistano le condizioni. Se ne modifichino pure i termini e le possibilità di accedervi da parte del condannato al carcere a vita che si è dimostrato redento. In questo caso l’obiettivo sarebbe raggiunto ma non si compirebbe una vera e propria ingiustizia nei confronti delle vittime. Fermo restando il principio dell’innocenza sino a condanna, casi efferati saliti alla ribalta, come il serial-killer di Genova, come quelli relativi a violenza e omicidi di bambini, magari anche sciolti nell’acido, come quelli concernenti delitti atroci (il caso della suora di Chiavenna non è che l’ultimo), come stragi e simili, debbono avere una sola prospettiva.
Un secondo aspetto molto grave sotto il profilo democratico: qualche anno fa grosso modo 3 italiani su 4 abbiamo votato in un referendum contro l’abolizione dell’ergastolo. Non è che la pubblica opinione abbia mutato atteggiamento. Forse, sentendo la gente, la percentuale è addirittura salita. Cosa possono pensare quei 3 italiani su 4 che vedono così disatteso il loro pronunciamento proprio dalla Istituzione-principe, la massima espressione del sistema democratico, fra i tre poteri quella di maggiore pregnanza? Certo, il Parlamento deve avere anche una funzione trainante, di guida, ma i macchinisti della locomotiva devono, nel trainare i vagoni, fare attenzione che non si rompa il gancio di traino.
Non è tema da polemica politica. Questo è tema umanissimo ma che deve esercitarsi a 360 gradi, attenti sicuramente ai problemi di chi è in galera ed in particolare di chi la galera ha mutato e restituito alla dimensione umana, ma attenti anche, sia consentito, a quelli che sono fuori, ed anche ai loro espressi orientamenti.

da "La Gazzetta di Sondrio", Editoriale del 6 marzo 2001 (pubblicazione, per curioso inciso, avvenuta alle 8 e 49).
Come si vede taluni temi non perdono mai attualità.

a.f.

 

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