FINALMENTE IL "TESTO UNICO SULLA SICUREZZA"

Ci vorranno ancora alcuni mesi, e il governo sembra aver provveduto in merito, prima che diventi completamente operativo il testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Era ora che anche l'Italia si attrezzasse con una legge puntuale e severa su una problematica sociale che di giorno in giorno è sempre più grave perché funestata da episodi infelici e letali. Morire di e sul lavoro è diventato un sinistro tam tam quotidiano che interpella sempre più le coscienze, oltre che le rispettive responsabilità, di imprenditori istituzioni, sindacati e lavoratori.

Il testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro è una vera e propria riforma e come tutte le leggi di riforma deve essere conosciuta, applicata e soprattutto deve essere gestita. I punti fondamentali della nuova legge non sono le sanzioni e gli obblighi, comunque molto importanti, ma sono i doveri imposti dalla cultura di prevenzione dei rischi, della quale è impregnato tutto il testo.

E questi doveri, questa cultura, non devono essere ritenuti erroneamente appannaggio solo dell'imprenditore o dell'istituzione preposta al controllo, ma devono diventare patrimonio conoscitivo e culturale di tutti i lavoratori e dei loro legittimi rappresentanti.

Ci sono una infinità di motivi cui vale la pena di spendersi nell'acquisire questa nuova cultura.

Primo fra tutti la difesa e il rispetto della vita, la propria e quella dei propri famigliari. Vedove e orfani spesso sono i residui in sofferenza della irresponsabilità o della sottovalutazione della cultura di prevenzione del de cuios. La vita è il bene più prezioso che abbiamo, che ci è stato donato da Dio attraverso un atto d'amore dei nostri genitori, pertanto noi abbiamo il dovere di curarla, preservarla, difenderla e tutelarla con lo stesso amore, avvalendoci di tutti gli strumenti che la società civile ci mette a disposizione: nel caso specifico il Testo Unico per la Sicurezza.

In secondo luogo il rispetto della legge (delle regole). Tale rispetto deve escludere a priori ogni e qualsiasi sotterfugio e pretesto per eluderla o per mitigarla attraverso la scorciatoia del pressappochismo. Men che meno il rispetto della legge deve diventare merce di scambio o di baratto palese o coatto con chicchessia, per denaro o per altri pseudo privilegi. Il rispetto delle regole (della legge), riguarda tutti indistintamente e quando ciascuno di noi viene a conoscenza, oppure osserva direttamente, o diventa vittima di violazioni della legge, ha il dovere sacrosanto di denunciare con immediatezza all'autorità competente chi commette l'abuso, indipendentemente dal ruolo che ricopre e dalle responsabilità che gli sono proprie.

In terzo luogo gli altissimi costi. Al di la dei costi puramente umani che non sono per nulla da sottovalutare (il costo della propria vita, le sofferenze affettive dei propri famigliari e amici, la perdita di professionalità acquisite magari con anni di studio, eccetera), nel 2007, che ha pure registrato una diminuzione di casi infortunistici globali, la spesa sostenuta dall'INAIL per indennizzi è stata pari a 45 miliardi e 445 milioni di euro (oltre 90mila miliardi delle vecchie Lire), il 3,21% del PIL. Una spesa enorme che, oltre a pesare sulle casse dello stato, pesano anche sulle coscienze di tante persone direttamente o indirettamente responsabili.

Ecco perché si rende necessaria e perentoria una presa di coscienza collettiva sul problema della prevenzione. Prevenire costa assai meno che curare. Con una forte azione preventiva si salvano tante vite umane, si migliora la qualità della vita e si risparmiano tante risorse da destinare a nuovi e importanti investimenti per la crescita e lo sviluppo ordinato del Paese.

I sindacati locali, la CISL in particolare, l'Unione Industriali, Associazioni di categoria assieme agli Organi di Controllo Istituzionali, dovrebbero spendersi attivamente e da subito, nel campo della informazione e soprattutto della formazione delle RSU e dei lavoratori, al fine di rendere effettivamente operativa la nuova legge nell'interesse di tutta la società. Questi stessi organismi lo dovrebbero fare semplicemente per offrire alla Società civile un esempio eclatante di inversione di tendenza, rispetto ad un vecchio vezzo che vorrebbe gli Italiani poco osservanti delle leggi, esaltando nei fatti il rispetto delle regole in funzione del bene comune.

Aprile 2008 Valerio Dalle Grave

Valerio Dalle Grave
Giustizia