INTERCETTAZIONI (E TUTTO IL RESTO) CI VOGLIONO MA ANCHE SEVERISSIME PENE PER LE TALPE

Il dato etico - La pubblica tutela - Usare tutto - I no, i ma, i se… - I si, fate pure - Attenzione però - Il vostro dovere, il nostro diritto - Colpa dei giornalisti? - Se non dei giornalisti colpa di chi? Della donna delle pulizie? - Il dr. Borrelli

Grandi polemiche a livello nazionale per la questione delle intercettazioni telefoniche, in particolare per l'annunciato proposito del Governo di ridurle pur mantenendole per tutti i reati più gravi. La posizione del Governo - nei dettagli da precisarsi in sede di Consiglio dei Ministri - pare decisamente orientata per la riduzione e per due diverse ragioni. Da un lato la ritenuta eccessiva ingerenza nella privacy dei cittadini. Siamo anche a trenta volte il volume delle intercettazioni rispetto a Francia ed altri Stati europei. Dall'altro i costi, ormai giunti ad assorbire un terzo dell'intero bilancio della Giustizia italiana. I magistrati attraverso il loro Sindacato obiettano che le intercettazioni sono essenziali. E via di questo passo.

Il dato etico

C'è un dato etico di fondo che deve essere considerato: l'equilibrio che deve esserci nella penetrazione negli spazi privati e le esigenza di tutela pubblica. E' evidente sotto il primo profilo che intercettando alcune persone può saltare fuori di tutto con riguardo ad altre persone che non c'entrano per nulla nelle indagini, persone che magari finiscono sui giornali con casi di complicazioni (magari anche …familiari!).

La pubblica tutela

La società odierna è estremamente complessa. Al crescere della complessità aumenta la fragilità e quindi la possibilità che malintenzionati agiscano con un sufficiente grado di impunità in base al settimo comandamento-bis quello che dopo il VII° "Non rubare" recita "Farla franca".

La pubblica tutela da parte delle Forze dell'Ordine e della Magistratura si esercita in due modi: con la repressione e con la prevenzione.

Entrambi questi due modi si giovano positivamente delle intercettazioni telefoniche, di quelle ambientali, delle microspie, delle telecamere, dei microfoni direzionali, di mille diavolerie elettroniche che manco ci sogniamo, delle impronte digitali, del DNA, di chissà cos'altro ancora.

Usare tutto

Per battere la malavita, per stanare i delinquenti, per scoraggiare gli aspiranti va usato tutto l'armamentario di cui sopra. Con juicio naturalmente perché gli strumenti devono essere proporzionati al problema sul tavolo. Se girano ladri di galline non si mobiliterà una compagnia di Carabinieri, il satellite e quant'altro!

I no, i ma, i se…

Siamo in un Paese che è il migliore del mondo ma è fatto alla sua maniera. Nei principi tutti decisi, nell'attuazione di questi principi ecco i no, i ma, i se… Un esempio istruttivo. Una dozzina di anni fa un giovanissimo consigliere comunale di Sondrio con lo stesso cognome del sottoscritto, a fronte di un brutto e penoso incidente che era successo in Via Vanoni, propose in Consiglio la messa in opera di alcune telecamere. Non ne aveva parlato con il padre, il sottoscritto, e quindi non sapeva che un'altra dozzina di anni prima, da Sindaco, aveva cercato di attuare, primo caso in Italia, un sistema TV per il controllo del traffico in città (non si concluse perché i tempi non erano maturi). La proposta del consigliere Claudio Frizziero ebbe un diluvio di critiche dalla maggioranza guidata, come ora, dal Sindaco Molteni e un'indifferenza completa da parte della minoranza. Ci sono voluti anni per far capire che non si va lontano con la resistenza al cambiamento e che l'innovazione, prima o poi, la spunta. Se poi, come in questo caso, è uno svantaggio per i cittadini…

I si, fate pure

La nostra risposta è SI, FATE PURE. Ascoltate le nostre telefonate. Non ho nessun problema. Guardate dove sono o sono stato. So benissimo che se seguite la traccia del mio cellulare sapete benissimo a che ora venerdì scorso sono partito da Sondrio, a che ora sono passato da Berbenno, Ardenno e così via fino a Firenze. Sapete dove sono di albergo. Sapete che sabato mattina sono andato a palazzo Vecchio e, controllando gli altri cellulari, con chi ho partecipato alla solenne cerimonia. E se ci fosse qualcuno che ha preferito prendere sottobraccio una gentile donzella andandosene alle Cascine, saprete anche questo. Non parliamo poi di teleriprese, di esame labiale per sapere cosa ci siamo detti, di esame della tazzina del bar dove ho bevuto il caffè per prelevare quello che serve per fare una foto-DNA. Eccetera.

FATE PURE. Senza di questo sarebbe tutto più facile per i delinquenti.

Attenzione però

Attenzione però. A voi il diritto di usare tutti i marchingegni di questo mondo, di fare la TAC alla vita privata di chiunque, di spogliare ciascuno di noi. A voi, inquirenti a vario titolo, con i diritti anche i doveri.

Il vostro dovere, il nostro diritto

Quali doveri? Quello fondamentale: il riserbo. E' delittuoso anche il pubblicare sui giornali fatti privati di persone che magari con le inchieste non c'entrano per nulla ma anche cose (ad esempio intercettazioni telefoniche) che riguardano inquisiti perché non hanno la possibilità di replica, di precisazione, di chiarimento se non a posteriori quando magari il danno è fatto.

Colpa dei giornalisti?

Colpa dei giornalisti? Qualche volta sì. Altre no, anche perché il mestiere del giornalista - sia pure con alcuni limiti che non sempre vengono rispettati e con un dovere di rettifica in genere rispettato, se va bene, solo in parte - è quelle di andare a caccia di notizie.

Se non dei giornalisti colpa di chi? Della donna delle pulizie?

Se non dei giornalisti colpa di chi? Della donna delle pulizie? Si chiederà cosa c'entra la donna delle pulizie. C'entra, non fisicamente, ma paradossalmente. Quando per lungo tempo a mani Pulite in azione capitava il lunedì di leggere su qualche rivista l'interrogatorio integrale del sabato, lungamente spremendo le meningi abbiamo elaborato una suggestiva teoria sulle responsabilità di questa valanga di notizie riservate in fuga. Colpevoli i due o tre sostituti Procuratori titolari dell'inchiesta? Nossignori. Oltre a tutto qualche volta la pubblicazione aveva contraccolpi negativi sulle inchieste. Cancellieri? Ma scherziamo? Impiegati d'ordine o dattilografe? Il solo pensarlo avrebbe comportato una rivoluzione sindacale. Polizia giudiziaria? Beh, la saggezza popolare ci dice di scherzare coi fanti ma di lasciare stare i santi. Altri? E chi? Ma allora da dove potevano arrivare ai giornalisti, anzi a certi giornalisti, le notizie, meglio ancora i documenti? Chi restava? La donna delle pulizie che facendo ordine trovava il falcone sul tavolo, lo apriva, capiva al volo quali fossero gli articoli del Codice penale di maggior rilievo, i lineamenti giurisprudenziali, l'interesse giornalistico finendo quindi a fotocopiare le due o tre pagine sulle 500 del falcone, quelle in definitiva che contavano…

Donne delle pulizie dunque talpe sopraffine?

No evidentemente, ma come paradosso non male.

Il dr. Borrelli e l'obbligatorietà dell'azione penale

Abbiamo ascoltato allora più di una volta il Procuratore della repubblica di Milano parlare in TV dell'obbligatorietà dell'azione penale. Lo abbiamo, non molte volte ma qualcuna sì, lamentare la fuga di notizie dopo qualche pubblicazione, diciamo, "impropria".

Per centinaia di fughe di notizie avrebbe dovuto esserci altrettante centinaia di volta, proprio per la citata obbligatorietà dell'azione penale, l'apertura di una inchiesta con pochi avvisi di garanzia visto e considerato che le persone a possibile conoscenza, o accesso, degli atti erano una ristretta e ben definita cerchia. Come mai questa obbligatorietà dell'azione penale non è stata esercitata?

Non è ricorso storico a sé stante, ma strumenti di proposta per il domani.

Fate pure ma a una rigorosissima condizione

Quanto sopra per porre una rigorosissima condizione alla nostra licenza di "FATE PURE". Intercettate (magari se possibile risparmiando qualche soldo visto quanto si spende oggi), usate di tutte le diavolerie di questo mondo, entrate nella nostra vita privata ma guai se tollerate che queste cose escano prima del tempo per i veri indagati e doppio guai se vanno sui giornali cose che riguardano chi con le indagini non c'entra per niente. Pene severissime, processi per direttissima, rispetto delle norme sulla stampa sul dovere di rettifica

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Giustizia