UN NO ALLA PENA DI MORTE !
Gary Graham condannato a 17 anni in Texas nel 1981 e giustiziato nel 2000 per rapina di un supermarket e omicidio di Bobby Lambert.
Accusato inizialmente per la testimonianza di una donna, Bernadine Skillern, che disse di aver visto il volto dell'assassino per qualche secondo dal parabrezza della sua auto da una distanza di diverse decine di metri, discolpato da due impiegati del supermarket che dissero di aver visto meglio e per più tempo il volto del killer, che non era quello di Graham. I due, però, non vennero mai chiamati a testimoniare al processo e non vennero mai interrogati neppure dall'avvocato incaricato di difendere Gary.
Tre dei giurati che votarono per la condanna a morte di Graham in seguito dissero che, se fossero state interrogate queste persone e mostrate queste prove d'innocenza, non avrebbero mai votato per farlo morire.
Quello innanzi è solo uno degli innumerevoli esempi di morte capitale dubbia, di un innocente, o presunto tale, terminato sul braccio della morte per aver forse ucciso una persona, o solo per convenienza, per trovare un colpevole e dimostrare che la macchina della giustizia funziona.
Iniezione letale, sedia elettrica, fucilazione, impiccagione, camera a gas, i volti della morte hanno varie sfaccettature e a leggere l'elenco ci si chiede come possa ancora esistere nel 2007 così tanta inciviltà.
Kenneth Foster avrebbe potuto divenire il nuovo e più recente caso di morte sospetta. Sospetta per una legge texana anomala e alquanto discussa, la Law of Parties, che, estendendo la responsabilità penale anche ai complici, avrebbe spedito Foster nelle mani del boia per la sua complicità in un omicidio.
Un sospiro di sollievo è arrivato alla notizia della commutazione della pena in ergastolo annunciata dal governatore del Texas, Rick Perry.
Gli appelli provenienti da ogni parte del mondo questa volta non sono caduti nel vuoto. In prima linea si era schierata anche l'Italia, la cui battaglia contro la pena di morte sarà premiata a settembre con una moratoria mondiale contro la pena capitale presso l'Assemblea Generale dell'Onu che, secondo le previsioni dell'associazione "Nessuno tocchi Caino", dovrebbe terminare con 106-108 voti favorevoli.
Si tratta della maggioranza dei 192 paesi membri delle Nazioni Unite, che non dovrebbero incontrare particolari ostacoli, considerando che i voti contrari si dovrebbero aggirare tra i 61 e i 68, gli indecisi tra i 16 e i 18, mentre i paesi indecisi dovrebbero essere 7.
Dati confortanti, confermati dalla Farnesina e rafforzati dall'evoluzione in materia giudiziaria avvenuta negli ultimi anni che ha condotto 91 paesi membri ad abolire la pena di morte, 8 a divenire abolizionisti per crimini ordinari, 5 ad attuare una moratoria e 39 a non eseguire sentenze capitali da dieci anni.
La strada verso l'eliminazione totale della pena capitale è però ancora in salita, come dimostra il Rapporto 2007 presentato da "Nessuno tocchi Caino" che parla di 5.564 esecuzioni nell'ultimo anno e mezzo, delle quali 8 contro minorenni. Il triste primato spetta alla Cina, con l'89% delle esecuzioni, a seguire Iran e Pakistan. Alla pena capitale si aggiungono torture, amputazioni, fustigazioni, legittimate dalla Sharia, la legge vigente nei paesi di fede mussulmana.
Spesso il confine tra indizio e prova è assai labile e se si è neri, poveri, omosessuali o appartenenti a particolari comunità religiose le possibilità di finire nelle mani del boia raddoppiano.
Sono ancora molti, troppi, i paesi e le persone favorevoli alla pena di morte, ma resta un quesito aperto: può un uomo togliere ciò che non gli appartiene, la vita, ad un altro? Se per una vecchia legge che risponde al motto "occhio per occhio", dente per dentela risposta è sì, sorge spontaneo un ulteriore quesito: così facendo non è che ci si abbassa al livello del colpevole e ci si trasforma in assassini? Senza se e senza ma e senza appigliarsi ad alcun motto, qui la risposta può essere soltanto una.
Angelo Sandri