DOPO TARANTO (ILVA: RAUS!, IN ITALIANO VIA, IN GERGO: FUORI DAI PIEDI!) E SE VOI FOSTE MONSIEUR DUPONT INVESTIRESTE IN ITALIA? 12.7.20.55
Mettetevi nei panni di Monsieur Dupont. Ha una società brillamte per utili e per prospettive. Si é messo in mente di aèprire uno stabilimento in Italia per una serie di caratteristiche produttive che un signor studio ha messo in luce.
Avete fatto tutti i passi. Un Consorzio di grandi banche d'affari internazionali, come usa in questi casi, ha garantito l'ossigeno indispensabile ossia i soldi. Tutto é pronto ma...
Ma una donna-magistrato, neanche un organismo collegiale, a Taranto chiude, di fatto, con gli stabilmenti il centrio dell'acciaio italiano. E dicono a Monsieur Dupont che poco tempo fa un giudice, non un collegio, ha deciso di far pagare a Berlusconi 800 milioni di €uro per l'affare Mondadori.
Se foste Monsier Dupont, o il collega iglese Smith, o quello spagnolo Garcia, o quello russo Sveitikov, o altri ancora, cosa fareste?
Rimarreste della stessa opinione o la cambiereste?
Morale: come si fa da un lato a esortare investitori stranieri a venire in Italia e poi sull'altro piatto della bilancia trovarsi di fronte a situazioni come quella dell'ILVA di Taranto?
Chiudiamola. L'acciaio che ci serve lo possiamo comprare in Cina chye produce circa 500 milioni di tonnellate di acciaio annue pari a un miliardo di tonnellate di anidride carbonica. Là non ci sono magistrati come la signora Patrizia... Con il 19% della popolazione mondiale, la Cina attualmente consuma il 49% del carbone, il 59% del cemento e dell'acciaio e produce circa il 51% delle emissioni di carbone per l'industria dell'acciaio.
I cinesi già oggi respirano gas con qualche traccia di ossigeno. Affare loro. L'importante é chiudere i nostri stabilimenti. E la gente a spasso? Behn dove ci sono gli stabilimenti si facciano tanti giardini con tante panchine e gli ex lavoratori vadano là a passare serene giornate.
Amarilli