Il prezzo del petrolio alle stelle? Lo avevamo scritto il 28 gennaio 2003 anche con una previsione di 80 $ al barile. Occorre difendersi

di GdS


Il 28 gennaio 2003
prevedevamo il petrolio a 80 dollari il barile

Da "La Gazzetta di Sondrio" del 28 gennaio 2003

Con il Papa contro la guerra in Irak di "Gazzetta di
Sondrio"

I COSTI DELLA GUERRA

Quanto costerà la guerra? Il costo maggiore sarà quello in
vite umane, dell'una o dell'altra parte. Poi i costi
economici che gli analisti fanno dipendere dalla durata del
conflitto. In ordine di grandezza comunque si parla di
100.000 miliardi di vecchie lire, un dato superiore quindi
al PIL di gran parte dei Paesi del mondo.

Questi i costi diretti. E quelli indiretti? Gli analisti
prevedono che il petrolio vada a 40$ al barile. Qualcuno, in
relazione alla durata della guerra, ritiene che possa salire
perfino a 80$ al barile.

Le conclusioni sono evidenti, specie per un Paese come il
nostro, petrolio-dipendente al massimo dopo l'abbandono del
nucleare. E se poi le cose non andassero così lisce come si
dice?

28 I 03"

Non avevamo affatto sbagliato

Lo stalcio di cui sopra fa parte di una serie di articoli
pubblicati prima della guerra in Irak (contro la guerra, ma
“da amici degli USA”, e sulla linea di Giovanni Paolo
secondo) nei quali avevamo indicato quali sarebbero state le
conseguenze dopo che l’arrogante presunzione antieuropea di
Rumsfel l’aveva spuntata affidando la soluzione del
problema-Saddam a missili e bombe cosiddette intelligenti.
Siccome di intelligenza in missili, bombe et similia non
riusciamo affatto a trovarne, e siccome non basta vincere la
guerra sul campo ma anche quella del dopo quando le armi
tacciono il risultato è stato quello che è stato.

Non bastano i soldi, l'elettronica, la tecnologia. Occorre
anche la cultura. E così Saddam e i suoi neutralizzati ma,
per usare il giusto termine, il “casino” è diventato
spropositato.

Pensavamo che fra le tante cose indovinate, meglio dire
“previste”, dal nostro giornale ce ne fosse una
clamorosamente sbagliata, come avevamo avuto modo di
ammettere in più occasioni. La previsione, da noi ritenuta
sbagliata, era quella del petrolio a 80 dollari il barile.
Quella dei 40 era la più ragionevole ma sembrava sbagliata
anche quella.

Dobbiamo correggere le nostre correzioni. Non eravamo dunque
fuori-strada nel prospettare questa sciagurata escalation.

SCIAGURATA
ESCALATION


Sciagurata escalation in particolare per l’Italia il cui
fabbisogno energetico dipende in larghissima parte dal
petrolio oltre che, a caro prezzo, dal nucleare francese e
svizzero.

Scontiamo quella che potrebbe essere considerata una sorta
di truffa propagandistica sul nucleare. Non ci era stato
detto nulla dei costi elevatissimi che avremmo dovuto
affrontare per uscire dal settore, né come sostituire quella
energia che veniva meno, problema che non era certo
risolvibile con la ridicola misura di allora di spegnere
metà illuminazione pubblica nel cuore della notte!

E all’obiezione sul fatto che se noi avessimo abolito il
nucleare i rischi sarebbero rimasti inalterati visto che le
centrali degli altri Paesi sono a due passi,
radioattivamente parlando, ci veniva risposto che dopo
l’Italia sarebbero venute le altre Nazioni. L’avete visto?
Persino nei Paesi dove i Verdi sono andati al Governo le
centrali nucleari hanno continuato a usare uranio per
produrre energia elettrica.

Stiamo veleggiando verso gli 80 €uro al barile da noi –
pensavamo di avere sbagliato – ipotizzati oltre tre anni fa,
mentre c’è addirittura qualcuna che prospetta
tendenzialmente i 100 dollari.


RAGIONI

La ragione indiretta è la guerra irakena, cui si aggiungono
le variabili indotte dalla stessa e magari, a latere,
l’avvicendamento di potere in Arabia Saudita. Non
dimentichiamo poi che i contratti petroliferi si fanno
basati sul dollaro. Gli acquisti, ad esempio di tecnologia,
effettuati dai Paesi produttori di petrolio e con economia
petrolio-dipendente nell’area dell’€uro sono aumentati
arrivando a una volta e mezzo per il solo effetto del
rapporto dollaro/€uro. Si ricorderà infatti la forza del
dollaro e la debolezza dell’€uro mentre oggi è l’inverso. E
lo è perché, senza specificare nei termini
economico-finanziari appropriati, in buona sostanza il costo
ingentissimo della guerra in Irak lo stiamo pagando noi
tutti, visto il pauroso squilibrio della bilancia
commerciale statunitense.


IL DA FARSI. UNA PROPOSTA
PER LA VALTELLINA


Il da farsi. La cosa che servirebbe sarebbe il poter
disporre di una sfera di cristallo DOCG, tale cioè da
poterla interrogare sapendo di avere risposte congrue ed
efficaci. Non c’é. In attesa di qualche provvedimento dei
Governi – siamo tutti nella stessa barca -, e richiamate le
esortazioni generiche, certamente valide ma disattese, per
il suo valore emblematico oltre che concreto ecco una
proposta per la Valtellina. Il pendolarismo verso Sondrio è,
relativamente alla popolazione, notevole e in larga parte
automobilistico. Né capita come nella città gemella di
Sindelfingen ove le decine di migliaia di operai della
Daimler Benz affluiscono sì agli stabilimenti in larghissima
parte in auto ma su ogni Mercedes sono in cinque con turni
settimanali di rotazione. All’ingresso in Sondrio gran parte
delle auto sono “mono-passeggeri”, autista e stop.

Si obietterà che gli abitati da noi sono sparsi e quindi
l’auto è una necessità. Ci pare che a partire dalla stazione
di Ponte in su (Chiuro, San Giacomo, Tresenda, Biancone,
Villa, Tirano stesso), arrivare alla stazione e lasciare
l’auto prendendo il treno visto che, contrariamente ai
luoghi comuni, la frequenza dei convogli e i posti offerti
non sono insoddisfacenti, potrebbe essere un fatto positivo
per diversi e concorrenti motivi, compreso il risparmio
energetico e il minore inquinamento.

Non è però questa la proposta perché sarebbe facile
liquidarla come esortazione.

La proposta è invece quella di una iniziativa promozionale
delle ferrovie, tale da incentivare il passaggio dalla gomma
al ferro. Ormai le promozioni si sono spostate anche nel
settore delle comunicazioni ferroviarie, tranne che per il
pendolarismo. Comprensibile dove il grado di saturazione è
elevato e già ci sono difficoltà ad assicurare un servizio
decente per chi c’è già. Dove però ci sono margini
consistenti di offerta di posti, a pari altre condizioni, a
un vantaggio d’ordine generale si aggiungerebbe anche
qualche €uro in più per le casse delle Ferrovie.

Quanto al come sviluppare la promozione, è evidente che essa
non dovrebbe essere di tipo episodico ma volta ad acquisire
stabilmente utenza. Ecco ad esempio che all’abbonato che per
x mesi, quattro o cinque, ha continuato a usare il treno,
potrebbe essere dato un bonus mensile, o per la riduzione
nei quattro o cinque mesi successivi o per un mese di viaggi
gratuiti sulla tratta considerata. Si potrebbe dettagliare
con cifre precise. Basta dire che si potrebbe arrivare
usando l’auto (sino in stazione) più treno, ad un risparmio
significativo visto che il costo potrebbe scendere, secondo
il tipo di auto, fino ad un quarto dell’attuale.

Una goccia certo, ma anche il mare è fatto di una goccia,
più una goccia, più una goccia, più una goccia, più una
goccia, più una goccia,……
GdS



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