PARLIAMO DI TASSE
Nulla più della questione delle tasse dimostra quanto
l’Italia avrebbe bisogno di un centro destra serio. Perché
il problema è grosso. E in linea di principio Berlusconi ha
ragione: la pressione fiscale è troppo alta, e ridurla non
solo è una misura equa, ma può essere anche uno strumento di
rilancio dell’economia. Nonostante tutto l’intera vicenda
sta scivolando nella farsa o nel psicodramma, con molte
probabilità che alla fine si risolva in una presa in giro.
Dopo avere detto che in linea di principio il Berlusconi ha
ragione, proviamo a capire dove ha torto.
Primo. Il problema fiscale non può essere considerato a sé,
e soprattutto non può essere visto come una specie di
comandamento religioso. Esso va inquadrato in una più ampia
politica di liberalizzazione e di diminuzione dello
statalismo. In questa cornice un miglioramento della
macchina burocratica è altrettanto importante, anzi secondo
me è più importate della diminuzione delle tass e. Le
complicazioni burocratiche frenano gli imprenditori più
della pressione fiscale.
Secondo. La questione non può essere affrontata sotto il
profilo dei consensi elettorali. Non si può cambiare idea
perché un sondaggio ha fatto diminuire il consenso di cinque
punti. Margaret Thatcher ha fatto delle grandi riforme
perché ne era convinta, e credo che se ne infischiasse dei
sondaggi.
Terzo. Il fenomeno più grave oggi è la crisi del ceto medio.
E’ l’impiegato o il pensionato che non arriva alla fine del
mese. La drammaticità di questa crisi è economica e sociale,
perché la distruzione del ceto medio a volte significa
distruzione della democrazia. L’Argentina insegna.
Se questo è il punto di crisi la riforma fiscale non è la
cosa più urgente. I tagli ipotizzati dal Governo non toccano
i ceti medi, ma solo le fasce alte. Gli effetti benefici
sull’economia, se ci saranno, si vedranno fra un bel po’
d’anni. Nel frattempo una categoria sempre più alta di
cittadini va in miseria.
Tanto è vero questo, che ad una parte dei lavoratori
autonomi, commercianti, artigiani e piccoli imprenditori,
questa riforma non interessa niente. Chi la pensa
diversamente venga con me a Sassari o a Roma, dove ho fatto
centinaia di chiacchierate, a parlare con queste categorie.
Al Nord il discorso è diverso? Può darsi, ma non credo
tanto.
Una riforma fiscale per aiutare queste categorie dovrebbe
avere dimensioni enormi. Oggi purtroppo non è possibile.
Allora è meglio dire con chiarezza agli italiani quello che
si può e quello che non si può fare.
Ultima annotazione. Perché si sono persi tre anni? La
risposta è amara. Perché la maggioranza si è concentrata
sulle varie Cirami, Gasparri, etc., cioè sulle leggi ad
personam e sulla occupazione dell’informazione.
Conclusione politica. Temo che si farà assai poco. Ma voglio
essere molto chiaro. Se Berlusconi fallirà, come purtroppo è
probabile, questo cose non le farà il centro sinistra.
Perchè sar anno in tanti con la vecchia cultura statalista a
impedirglielo. Una riforma seria dello Stato e una
liberalizzazione del Paese è in grado di farle solo la
destra. Ma se è seria. Ecco perché noi ci battiamo con
ostinazione per il nostro progetto. Questa maggioranza non
va, purtroppo, e non riesce a governare perché non è
all’altezza, perché ha badato troppo ai suoi interessi e
poco a quelli del Paese. Noi vogliamo costruire
un’alternativa. Ma un’alternativa liberale, non
un’alternativa di sinistra. In altre parole vogliamo
costruire un centro destra migliore di quello che c’è.
Questo è il nostro traguardo e per questo continueremo a
lavorare.
Mario Segni
GdS 30 XI 04 www.gazzettadisondrio.it