NIENTE BENEDIZIONE PASQUALE DELLA SCUOLA. DA UNA PARTE LA DIRIGENTE SCOLASTICA. DALL'ALTRA TUTTI GLI ALTRI
A Nuova Olonio,
frazione del Comune di Dubino, a due passi dal Lago di Como, la
dirigente scolastica ha negato al parroco di fare, come da
sempre, la benedizione pasquale alla scuola. Poteva essere fatta
ma solo alle aule, assenti i ragazzi (fra i quali due di
religione musulmana). La vicenda ha avuto eco notevole, in paese
e sulla stampa provinciale. Pubblichiamo le due note inviate ai
quotidiani "La Provincia di Sondrio" e "Il Giorno" che
dovrebbero esser pubblicate domenica
Giova precisare che su questa vicenda, come, in parallelo, su
altra che ha riguardato la soppressione quest'anno, per
indicazione ministeriale, della celebrazione della Messa alla
Festa della Polizia in Sondrio, non si entra nella sfera
religiosa. Se ritengono le Autorità religiose prenderanno o no
posizione.
Il problema va visto laicamente, ove però laicità non si
significa laicismo. Prova ne sia la reazione, pressoché unanime,
della gente nonché che opinioni e pareri critici sono venuti
anche da persone lontane dalla Chiesa, di altri principi.
Le due note che seguono precisano la posizione assunta. Va
aggiunto che ove la dirigente scolastica M. Paola Salomoni,
intendesse dire la sua su queste colonne, avrà lo spazio
necessario per l'esposizione della sua posizione.
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LA NOTA
PER "LA PROVINCIA DI SONDRIO".
“Spett. "La Provincia”
Visto il titolo a tutta pagina 22 di giovedì 18 “La scuola
spiega il <NO> alla benedizione” (della scuola di N. Olonio), ho
letto con interesse i vari articoli – significativa per saggezza
la posizione della mamma degli unici scolari di religione
musulmana, riportata in appendice, – ma con attenzione
particolare la lettera della dirigente scolastica dell’Istituto
Comprensivo di Delebio, da cui dipende la scuola di Nuova Olonio,
M. Paola Salomoni.
Mi sono accinto alla lettura con spirito aperto per valutare con
obiettività le ragioni della sua decisione. Sempre con
obiettività debbo dire però che, a lettura ultimata, mi sono
cascate le braccia. Una educatrice, anzi chi ha la
responsabilità di tanti educatori, dopo aver reagito
polemicamente nei confronti del Parroco Don Sposato – e in
questo non entro –nel merito ha parlato di “norme che regolano i
rapporti tra Stato e Chiesa a tutela dei diritti dei
cittadini-scolari, che consentono di distinguere valori sanciti
dalla Costituzione e dalle leggi vigenti da pratiche religiose
della tradizione cattolica”.
Per la verità ci pare il colmo che un dirigente della Scuola che
discetta dogmaticamente in fondamenti giuridici faccia e
ingeneri confusione su una questione fondamentale, di sostanza
prima che di forma. Quelli sanciti dalla Costituzione, legge
fondamentale dello Stato, non sono infatti “valori” – i valori
ispirano - bensì “principi”. Oltre la sostanza c’è anche la
stessa lettera della Costituzione – chiunque può leggerne
l’inizio – ad affermarlo!
Premesso questo ella si è dichiarata pronta “a fornire le
risposte mai a me rivolte da Don Sposato” ecc. ecc. sulla base
delle “disposizioni che regolano il funzionamento
dell’Istituzione pubblica” che dirige.
Con eufemismo questa posizione da parte di chi interviene
cattedraticamente, un atteggiamento che a nostro avviso non
dovrebbe essere proprio di chi è al servizio dei cittadini,
appare sorprendente.
Presa la decisione di rivolgersi alla stampa, con la stessa
saggezza della mamma musulmana citata sarebbe stato logico dire
“Ho preso questa decisione perché le disposizioni vigenti
prescrivono questo e quest’altro visto che tali disposizioni, se
ci sono, non sono di pertinenza esclusiva di chi dirige ma sono
quadro ordinamentale per tutti, in primis per le famiglie ma
anche d’interesse dell’intera opinione pubblica che è stata in
misura massiccia, a ragione o a torto, coinvolta.
La questione non è una querelle a due tra Dirigente scolastica e
Parroco, o una questione da esaminarsi al chiuso tra lei e
l’Amministrazione Comunale.
E’ giusto che tutti siano informati di queste “disposizioni”
richiamate come fonte della scelta di impedire la benedizione
della scuola con presenti gli alunni. Non dimentichiamo che un
conto è la lettera delle disposizioni e un altro conto
l’interpretazione delle disposizioni, la prima certa, la seconda
opinabile. Se la risposta è nella lettera della circolare nulla
quaestio, se si tratta di interpretazione tutti hanno il diritto
di valutarla, magari anche per condividerla se essa si appalesa,
sostanza del problema a parte, giuridicamente corretta.
Tornando alla Costituzione, - vi fosse lo spazio meriterebbe
analisi il combinato disposto degli articoli 2 e 3 -, giova
ricordare che in base all’art. 7 i rapporti tra Stato e Chiesa
sono regolati dal Concordato, quello del 1929 variato dalla
legge 25 marzo 1985, n. 1211.
Sul piano dei principi due soli stralci:
1) “La Repubblica italiana
e la Santa Sede si sono impegnate al pieno rispetto di tale
principio nei loro rapporti ed alla reciproca collaborazione per
la promozione dell'uomo e il bene del Paese”;
2) “La Repubblica
italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e
tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del
patrimonio storico del popolo italiano”.
Evidentemente queste solenni affermazioni di principio non sono
tenute in conto, così come il comune sentire delle famiglie,
quella di diversa religione compresa, significativo contributo
alla equilibrata formazione dei ragazzi.
Scendiamo dunque di livello, da quello formativo a quello
normativo.
La Circolare Ministeriale del 13.2.1992 non esclude la
partecipazione degli alunni ad attività di carattere religioso,
ivi compresa la visita del Parroco, previa autorizzazione del
Consiglio di Circolo o d’Istituto e non del dirigente
scolastico, circolare confermata nella sua legittimità con i
pareri numero 391 e 392 del Consiglio di Stato in data
26.3.1993.
Come tanti che seguono la questione, io non sono uomo di scuola
né cultore del diritto se non, in una certa misura, per temi
concernenti il territorio. Non mi fermo quindi alla normativa
citata perché potrebbero esserci disposizioni più recenti di
natura diversa visto che ad essa si richiama la dirigente
scolastica. Le ha evocate ma non citate, neppure con sintetico
riferimento.
Errare è umano con quel che segue. Lecito quindi attendersi che
la dirigente scolastica, coerentemente alle proprie funzioni e
al proprio dovere di funzionario pubblico, al servizio dei
cittadini, spieghi, o comunque indichi, la fonte della sua
decisione a tutti.
Se nella lettera di tali disposizioni si ritrova il punto
specifico nulla quaestio, ha ragione, e laicamente, le andrà
riconosciuta.
Se si tratta di interpretazione la cosa è diversa.
L’interpretazione potrebbe essere legittima, ma in tal caso
correttezza vuole che non si faccia riferimento “a disposizioni”
bensì “a personale interpretazione di disposizioni”. Questo
anche perché esiste un Istituto, quello della “interpretazione
autentica” di una norma che compete solo a chi la norma ha
emesso.
Se emergesse che vi può essere discrezionalità interpretativa si
valuterà e in ogni caso si avrà una risposta perché la questione
avrà comunque il suo ovvio sviluppo ben oltre la provincia
Aggiungiamo infine che ove emergesse che la dirigente ha
sbagliato non interessa una sua ammenda. In tal caso quel che
conterebbe sarebbe sapere quali siano i comportamenti da
assumere, ovunque, nel futuro.
Il “vulnus” nella sostanza resta comunque.
Alberto Frizziero
LA NOTA
PER "IL GIORNO"
Spett. “Il Giorno”
Leggo l’articolo di giovedì 18, titolo “Benedizione negata,
risponde il dirigente scolastico: abbiamo rispettato la
Costituzione”.
La dirigente scolastica che ha negato la benedizione alla scuola
di N. Olonio si riferisce ai ” valori sanciti dalla
Costituzione”, facendo e ingenerando confusione, sorprendente in
un dirigente scolastico che pone il caso sul terreno giuridico.
La Costituzione infatti non sancisce affatto “i valori” - bensì
“i principi” . Nella sostanza va detto che i valori ispirano,
altra cosa; nella forma le consigliamo la lettura dell’inizio
della Carta Costituzionale.
Secondo aspetto negativo. Tale dirigente dichiara di essere
pronta a fornire al Parroco “le risposte alle domande”. . La
questione non è querelle privata tra lei e il Parroco, o tra lei
e il Comune, bensì cosa di interesse di tutta la collettività.
Un pubblico funzionario, che è al servizio dei cittadini, ha il
dovere non di dire che ha deciso perché le disposizioni dicono
così, ma di dare, se c’è, la fonte normativa, o comunque i suoi
estremi, a tutti.
Terzo aspetto. La Circolare Ministeriale del 13.2.1992
(confermata due volte dal Consiglio di Stato), non esclude la
partecipazione degli alunni ad attività di carattere religioso,
ivi compresa la visita del Parroco, a condizione che vi sia
l’autorizzazione del Consiglio di Circolo o d’Istituto e non del
dirigente scolastico. E’ superata? Dica come o almeno la fonte.
Quarto aspetto. La dirigente si appella a “disposizioni”.
Piccolo particolare: un conto sono le norme e un conto è
l’interpretazione delle norme. Se siamo, come credo, in questo
secondo caso parli appropriatamente di sua interpretazione e
non, inesattamente, di “disposizione”, con le conseguenze del
caso.
Se ha ragione giusto riconoscergliela. Se è sua interpretazione
giusto sottolinearlo e analizzarne con serenità il fondamento,
non solo per N. Olonio ma per sapere come regolarsi ovunque.
Alberto Frizziero
APPENDICE:
LA SAGGEZZA DELLA MAMMA DI RELIGIONE MUSULMANA
La mamma dei due unici bambini della scuola, di religione
musulmana, ha rilasciato al quotidiano "La Provincia di Sondrio"
una dichiarazione di tale saggezza e buon senso da meritare la
ripubblicazione integrale.
Questa la sua dichiarazione che riprendiamo dal quotidiano "La
Provincia di Sondrio" di oggi giovedì 18 aprile:
"Sono veramente amareggiata
dalla questione che ha coinvolto Don Sposato, con il quale ho
avuto subito un chiarimento, anche per evitare che mi si
additasse come in qualche modo corresponsabile della decisione
presa a scuola, dato che i miei figli sono gli unici
appartenenti a un'altra religione. Casa mia é sempre stata
benedetta e i miei figli frequentano sia l'oratorio, sia le ore
di religione, perché ritengo fondamentale la conoscenza anche
delle religioni diverse dalla nostra.
La decisione di vietare la benedizione é del tutto sbagliata,
anche perché essa non esclude la libertà di chi non la condivide
di poter uscire dall'aula nel momento in cui viene impartita.
Questo "caso" non doveva nascere
perché non ne esistevano i presupposti.
E' possibile convivere nello stesso paese e nella stessa scuola
mantenendo le proprie tradizioni, la propria cultura e la
propria religione, che
sono poi i fattori che costituiscono l'identità di ciascuno di
noi"
GdS 18 IV 02
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