LA MARCIA DI ASSISI. CHE SIA PACE!
Perugia – Tutto è pronto per la Marcia della Pace Perugia
Assisi, Kofi Annan, segretario generale dell’Onu ha inviato
un messaggio alla Tavola della Pace impegnata da giovedì 9
ottobre nella Quinta assemblea dei popoli: “L’adozione degli
obiettivi di sviluppo del millennio”, dice Annan, “ha
rappresentato un evento fondamentale nella storia delle
Nazioni Unite, questi obiettivi non sono pure illusioni.
Sono sfide, sicuramente; ma sono tenaciamente realizzabili,
nonostante i tempi siano relativamente brevi”. Dunque alle
9, dai Giardini del frontone di Perugia prende il via il
lungo serpentone umano che percorrerà 25 chilometri di
strada a piedi, dalla città del Grifo a quella di San
Francesco. I Papaboys, come annunciato, aderiscono
all’iniziativa. Senza farsi prendere dallo scoraggiamento e
senza essere influenzati da “profeti” di sventura che hanno
il “carisma”, appunto dello scoraggiamento e di discutibile
umiltà, pur non condividendo alcuni simboli e contenuti,
riconoscendosi esclusivamente sotto il simbolo della croce
vittoriosa di Cristo, ma consapevoli che il dettame
evangelico “Beati gli operatori di pace” (Vangelo di Matteo,
capitolo 5, versetto 9) , abbia in sé la dinamicità
dell’agire, oltre che del pregare e fare battaglia
spirituale. Il nostro Maestro, Gesù Cristo, è stato il primo
operatore di pace. Instacabilmente, Egli, infatti, ha
percorso le polverose strade della Galilea per annunciare la
Buona Novella del regno di Dio, un regno di pace e
giustizia, in cui il leone dimorerà con l’agnello,
annunciando la remissione dei peccati e la liberazione dei
prigionieri, degli oppressi. Il senso di questa liberazione
non ha una valenza soltanto spirituale, perché Gesù Cristo,
l’unico Signore, Salvatore e Messia, il Figlio di Dio fatto
uomo, morto e risorto per ciascuno di noi e per l’umanità ,
ha riscattato con il suo sangue i peccati del mondo offrendo
il suo corpo come carne al macello, nella Passione e nella
Crocifissione, per salvare l’uomo che è composto da tre
realtà distinte: corpo, anima e spirito. Questo è l’uomo
nella sua interezza. E sulle sue orme, l’ultimo Papa, quello
attuale, Giovanni Paolo II, forse molto più di tanti altri,
ha percorso e ancora sta percorrendo le strade di tutto il
mondo per annunciare lo stesso messaggio, le stesse notizie,
la stessa portata di questa salvezza. Ecco perché i Papaboys,
non accogliendo anche strumentalizzazioni e polemiche da
qualsiesi parte vengano, partecipano alla marcia della Pace,
che si concluderà ad Assisi, sulla Rocca Maggiore, intorno
alle 16.
Alla marcia hanno aderito enti ed associazioni, gruppi e
forze politiche e sociali, enti locali.
Il Comitato direttivo della Tavola della Pace è composto da:
Associazione Per la Pace, Francescani del Sacro Convento di
Assisi, Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la
pace, Cgil, Cisl e Uil, Arci, Acli, Pax Christi, Emmaus
Italia, Agesci, Cipsi, Lega per i Diritti e la Liberazione
dei Popoli, centro per la Pace Folrì/Cesena, Planet,
Sondagenova, Fivol-Fondazione italiana.
Preghiamo sì, perché tutto si svolga nella pace e nel
rispetto, affinché prevalga, sull’interesse “umano” di parte
l’interesse dell’Umanità: la pace, un valore irrinunciabile
per il quale è necessario non solo fare prediche, ma
rimboccarsi le maniche, e i frati francescani di Assisi,
dallo spirito povero, ma dalla forte tempra, questo lo hanno
capito molto bene, e non si sono tirati indietro, e non si
sono lasciati intimorire dal colore di certe bandiere.
Certo, tutto questo finché sarà possibile conciliare la
nostra militanza cristiana, la coerenza tra proclamazione di
fede e vita quotidiana, ma perché nessuno si appropri di un
bene che è di tutti, forse vale la pena rischiare fino in
fondo. Almeno provarci. Tutt’al più potremmo dire, beh,
comunque ci abbiamo provato.
Sappiamo bene che la pace per i cristiani è imprenscindibile
dal contesto evangelico e da Gesù Cristo e che non sarà mai
possibile raggiungere una pace senza Dio, una pace solo
umana, come in diversi pensano. L’insegnamento della Chiesa
di Cristo, però, ci sostiene e ci incoraggia.
“Certo”, si legge nella Gaudium et Spes, 77, Costituzione
Pastorale del Concilio Vaticano II, “l’umanità non potrà
portare a compimento l’opera che l’attende, di costruire
cioè un mondo più umano per tutti gli uomini e su tutta la
terra, se gli uomini non si volgeranno tutti con animo
rinnovato alla vera pace. Per questo motivo il messaggio
evangelico, in armonia con le ispirazioni e gli ideali più
elevati del genere umano, risplende in questi nostri tempi
di rinnovato fulgore, quando proclama beati i promotori
della pace, “perché saranno chiamati figli di Dio” (Vangelo
di Matteo, capitolo 5, versetto 9). Illustrando pertanto la
vera e superiore concezione della pace, il Concilio,
condannata l’inumanità della guerra, intende rivolgere un
ardente appello ai cristiani, affinché, con l’aiuto di
cristo, autore di pace, collaborino con tutti per stabilire
tra gli uomini una pace fondata sulla giustizia e sull’amore
e per apprestare i mezzi necessari per il suo
raggiungimento”. Questo è il punto: “La pace non è una
semplice assenza della guerra”, si legge ancora nella Gudium
et Spes (78), “né può ridursi unicamente a rendere stabile
l’equilibrio delle forze contrastanti, né è effetto di una
dispotica dominazione, ma essa viene con tutta esattezza
definita opera della giustizia. E’ il frutto dell’ordine
impresso nell’umana società dal suo Fondatore e che deve
essere attuato dagli uomini che aspirano ardentemente ad una
giustizia sempre più perfetta…Poiché inoltre la volontà
umana è labile e ferita per di più dal peccato, l’acquisto
della pace esige il costante dominio delle passioni di
ognuno e la vigilanza della legittima autorità. Tutavia
questo non basta, tale pace non si può ottenere sulla terra
se non è tutelato il bene delle persone e se gli uomini non
possono scambiarsi con fiducia e liberamente le ricchezze
del loro animo e del loro ingegno. La ferma volontà di
rispettare gli altri uomini e gli altri popoli e la loro
dignità, l’assiduità pratica della fratellanza umana, sono
assolutamente necessarie per la costruzione della Pace. In
tal modo la pace è frutto anche dell’amore, il quale va
oltre quanto può assicurare la semplice giustizia. La pace
terrena tuttavia, che nasce dall’amore del prossimo, è
immagine ed effetto della pace di Cristo, che promana dal
Padre. Il Figlio incarnato, infatti, principe della Pace per
mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con
Dio e, ristabilendo l’unità di tutti in un solo popolo, e in
un solo corpo, ha ucciso nella sua carne l’odio e, nella
gloria della sua resurrezione, ha diffuso lo Spirito di
amore nel cuore degli uomini”. E la speranza è che in primo
luogo la pace sia reale patrimonio di tutte le forze in
campo rispetto alla Marcia stessa, comprese quelle che non
hanno aderito.
Giancarlo Padula
GdS 18 X 03 www.gazzettadisondrio.it