L'AGGRESSIONE AL PREMIER

di Gianni Toffali

L’esaltato mantovano che ha aggredito
Berlusconi con un cavalletto è stato scarcerato il giorno
successivo. Su alcuni forum internet è apparso in queste ore
lo slogan: ”Uno, dieci, cento, cavalletti”. E questo la dice
lunga sulle simil-lacrime di solidarietà espresse dalla
sinistra al capo del governo. A titolo “antropologico
politico”, sarebbe interessante osservare le reazioni
dell’opposizione e della magistratura, qualora un
simpatizzante di centrodestra lanciasse una mortadella
stagionata all’indirizzo di Prodi. Non ci sono dubbi: il
governo italiano, tacciato di squadrismo e il “tapino”
lasciato marcire in qualche carcere gulag di sinistra
memoria. Calunniate, calunniate, qualche cosa resterà diceva
con diabolica astuzia Charles Maurice Talleyrand. E poi
qualcuno dice che certo modo di fare politica, non
funziona...
Gianni Toffali
Gianni.Toffali@inwind.it

Da
Talleyrand ad Andreotti.
L'amico Toffali evidenzia una
situazione reale di un certo manicheismo tipico di una parte
della sinistra (non di tutta la sinistra) come pure di una
parte del centro-destra e in qualche occasione dello stesso
Berlusconi. In occasione del censurabile episodio romano le
espressioni di solidarietà di gran parte della sinistra
ufficiale sono state sincere. Altre mica tanto o addirittura
sono mancate. Poi scendendo é scesa anche la consapevolezza
della gravità del gesto.

Questo fa parte di un più ampio atteggiamento di fondo che
caratterizza l'intera vita politica italiana, persino ai
livelli periferici. Manca quello che spesso abbiamo chiamato
"il modello inglese". Nei momenti difficili si abbandonano
le contese e "tutti sulle mura", come si usava un tempo:

Ragionando prescindendo dagli umori e dal fegato va detto
che chiunque sia il Premier - o altre cariche importanti
dello Stato - deve essere previsto un intervento
sanzionatorio, rigoroso e per direttissima. Evidente la
ragione dato che se un aggressore manda il sottoscritto un
mese in ospedale - facciamo gli scongiuri! - é un conto ma
se viene mandato un personaggio delle Istituzioni é un altro
per le conseguenze di carattere pubblico e generale che ne
conseguono.

Infine il parallelismo evocato da Toffali.

Al personaggio francese, divenuto simbolo d'un certo modo di
fare abbiamo la fortuna di contrapporre uno Statista di casa
nostra che benché "vittima della mafia e dell'antimafia" -
sua dichiarazione dei giorni scorsi - si é disciplinatamente
e correttamente inserito nel ruolo di imputato "innocente"
affidandosi alla Giustizia, persino a costi altissimi (fra
l'altro ha anche dovuto vendere la sua collezione di
francobolli per pagare gli avvocati).
Per la verità chi gli voleva male é
stato sfortunato perché Andreotti, nonostante la tarda età,
é riuscito a campare ed arrivare alla fine dei processi
quando probabilmente la segreta speranza dei suoi avversari
era che "togliesse il disturbo" prima, lasciando la grande
ombra del dubbio.

La sua fiducia nelle Istituzioni é l'esempio opposto e un
riferimento da tener presente. Tutti, di destra o di
sinistra.

Nota del Direttore


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Giustizia