Convegno “Cooperazione e/è impresa”

di Vittoria Castagna ? Floriana Caracciolo

Le Cooperative rivendicano il loro essere impresa

Le cooperative lombarde punto nodale per la difesa e lo
sviluppo del territorio, per il rilancio economico,
occupazionale e l’integrazione sociale.

Con l’ausilio e l’impulso dell’Unione Europea.

Questi i risultati di “Cooperazione e/è impresa”, convegno
organizzato da Unioncamere Lombardia
in collaborazione con:
Confcooperative Lombardia, Legacoop Lombardia, AGCI
Federazione Regionale della Lombardia, UNCI Federazione
Regionale della Lombardia


Una forma di impresa che ormai da decenni e malgrado la
crisi economica cresce più rapidamente della media delle
aziende sia in termini di numero che di fatturato e di
addetti. Aziende che competono sul mercato globale senza
perdere il loro forte legame con il territorio, creano
valore per i soci e per le comunità dove sono radicate. Uno
strumento economico competitivo che favorisce l’integrazione
delle fasce più deboli del mondo produttivo, giovani, donne
e immigrati, che qui ‘pesano’ molto più che in altri
comparti economici e trovano maggiori occasioni di crescita
personale ed economica. Una formula giuridica di impresa,
infine, che l’Unione Europea intende promuovere e sostenere
con una legislazione che consenta alle cooperative di
competere in maniera sempre più completa e alla pari con
altre forme d’impresa, senza rinunciare a quelle
caratteristiche di mutualità e di democrazia interna che ne
hanno decretato il successo.


Questo il ritratto del mondo della cooperazione lombardo e
nazionale emerso dal convegno Cooperazione e/è impresa
promosso da Unioncamere Lombardia in collaborazione con
Confcooperative Lombardia, Legacoop Lombardia, Agci
Lombardia e Unci Lombardia nell’ambito del rapporto sempre
più stretto ed organico instaurato fra il sistema camerale
regionale e il movimento cooperativo.


Di questo ha parlato Francesco Bettoni, Presidente di
Unioncamere Lombardia che ha ricordato come l’attenzione
delle Camere di Commercio al mondo cooperativo ha fatto
registrare un salto di qualità grazie alla presenza di suoi
rappresentanti nei Consigli camerali ed ai rapporti con le
Associazioni cooperative culminati nell’Assise nazionale.
“Il sistema camerale lombardo”, ha dichiarato Bettoni, “ha
voluto inserirsi in questo percorso per costruire un dialogo
costante con il mondo della cooperazione. La sede di
riferimento proposta è il Tavolo della Cooperazione dove i
rappresentanti nei Consigli Camerali possono confrontarsi ed
elaborare strategie comuni. Obiettivo prioritario è
valorizzare la cooperazione come componente dinamica del
sistema economico e imprenditoriale lombardo. Le Camere di
commercio possono mettere a disposizione del mondo della
cooperazione l’esperienza e la professionalità maturata in
anni di attività in favore delle imprese in materia di
credito, innovazione, monitoraggio dell’andamento economico,
sostegno alle imprese di nuova costituzione,
internazionalizzazione. Al tempo stesso il sistema camerale
può arricchirsi di principi che stanno a fondamento del
mondo cooperativo quali la funzione sociale della
cooperazione a carattere di mutualità e lo scopo di fornire
beni, servizi e occasioni di impiego alle migliori
condizioni possibili”.

Ha anche sottolineato come quella cooperativa sia “una
formula che può consentire a molti piccoli imprenditori e
lavoratori autonomi di conservare la propria autonomia, il
proprio spirito imprenditoriale, aggregandosi ad altri soci
per raggiungere dimensioni di rete adeguate a garantirsi
risorse, conoscenze, servizi e strategie in grado accrescere
la competitività sul mercato”.


Giulio Sapelli, ordinario di Storia economica
dell’Università di Milano ha sottolineato come, nella
trasformazione del sistema politico ed economico avvenuta da
vent’anni a questa parte sulla spinta dell’affermazione di
mercati “sempre meno imperfetti” e sempre meno condizionati
dalla politica, anche le società cooperative abbiano subito
una forte spinta verso una migliore organizzazione e
gestione che le ha poste sul piano funzionale in piena
sintonia con le imprese capitalistiche. Ma se le cooperative
operano sui mercati come altri tipi di società, rimangono
fortemente differenziate nella forma costitutiva: società di
persone anziché di capitali con una forte spinta morale come
base dello scopo associativo. La cooperazione rimane “una
forma di difesa dal mercato che opera nel mercato”, che
negli ultimi venticinque anni ha saputo raggiungere una
piena dignità di impresa ed è alla soglia di un ulteriore
mutamento, perchè ha le qualità per assumere sempre più il
ruolo di “impresa morale del post industriale e dei servizi
avanzati”. Tuttavia perché ciò possa avvenire è essenziale
che vengano affrontati in modo congiunto i problemi
dell’organizzazione e delle performance e quello della
proprietà cooperativa. Per raggiungere questo scopo “la
cooperazione ha bisogno di un contesto legislativo che
favorisca l’autoregolamentazione della governance
dell’impresa, favorendo la crescita di organizzazioni
economiche trasparenti moralmente responsabili” e di
sottrarsi all’opera di chi sostiene che l’impresa
cooperativa deve scomparire o essere omologata all’impresa
capitalistica che, ideologicamente, per alcuni dovrebbe
essere l’unica forma presente sul mercato.


Maurizio Ottolini, Presidente Confcooperative della
Lombardia nel suo intervento ha sottolineato come “le regole
partecipative democratiche della cooperativa chiamano i soci
in prima persona a prendere parte al conseguimento degli
obiettivi che partono sempre da loro bisogni. E’ da qui che
nasce il radicamento nel territorio, il legame stretto che
le cooperative instaurano con le comunità in cui operano.
Non è dunque un caso se le cooperative, a differenza di
altre tipologie di impresa, non inseguono diverse condizioni
produttive su altri mercati ma rimangono ancorate alle
comunità locali contribuendo al loro sviluppo. La crescita
porta le cooperative a fare sistema, a svilupparsi in rete e
contemporaneamente a conquistarsi un ruolo di rilievo nel
sistema economico e nel tessuto sociale senza venir meno a
quella capacità di dialogo con la base sociale che è il loro
elemento distintivo e di successo”.


Mario Mazzoleni, professore di Economia aziendale e di
gestione delle aziende cooperative dell’Università di
Brescia ha presentato nel corso del convegno i risultati
della prima ricerca effettuata dal sistema camerale lombardo
sul sistema cooperativo regionale al fine di suscitare una
‘rilettura’ della capacità imprenditoriale del movimento
cooperativo. Il modello cooperativo, secondo la ricerca, ha
dimostrato di saper funzionare bene, con un eccellente saldo
fra natalità e mortalità delle imprese (per ogni cooperativa
che cessa l’attività in Lombardia, ne nascono 13 nuove), un
costante incremento degli addetti, una presenza in più
settori (con particolare rilevanza in quello dei servizi) e
in tutte le province lombarde. Le cooperative (non solo
quelle sociali) presidiano l’area del welfare creando
ricchezza sociale e con un ampio ventaglio di offerta di
servizi per la comunità, offrendo anche a giovani, donne e
immigrati opportunità di inserimento nel mondo del lavoro e
rappresentando sia uno strumento di integrazione sociale sia
di imprenditorialità. Al tempo stesso la ricerca ha messo in
luce alcune criticità da superare per lo sviluppo e
l’affermazione del modello cooperativo quali la mancanza di
dati omogenei e aggiornati sulle attività economiche svolte,
la scarsa conoscenza e diffusione di best practice, la
necessità di centri di raccordo e coordinamento per tutti
gli attori che ruotano intorno alle cooperative, un
confronto spesso carente fra mondo cooperativo e non
cooperativo.


In collegamento video da Bruxelles Apostolos Ioakimidis,
della Direzione Generale Imprese dell’Unione Europea ha
invece sottolineato come alcune caratteristiche delle
cooperative rappresentano, a livello UE, caratteristiche
distintive rispetto alle società di capitale, prima di tutte
lo spirito di mutua solidarietà fra soci, l’interesse nel
benessere globale delle comunità in cui operano, il fatto di
non dover restituire un utile agli investitori. La politica
della Commissione è improntata a promuovere il settore
migliorando la consapevolezza della natura e del ruolo delle
cooperative, finanziando studi europei sull’impatto positivo
del grado di solvenza delle piccole imprese se operano come
membri di una cooperativa (con un’incidenza del fallimento
inferiore a quella registrata fra le società commerciali) e
incoraggiando presso gli stati membri la creazione di
cooperative di lavoratori per acquisire le quote di
maggioranza di aziende in difficoltà. Orientamento della
Commissione è anche quello di promuovere una riforma delle
legislazioni nazionali per eliminare le restrizioni imposte
alle cooperative rispetto alle società di capitale, quali la
proibizione di emettere obbligazioni, i vincoli contrattuali
rispetto a soggetti non soci, i limiti alla distribuzione
dei profitti, alla possibilità di superare la norma una
persona-un voto. In sostanza Ioakimidis ha sottolineato come
la Commissione voglia stimolare una maggiore parità di
condizioni operative per le cooperative in Europa. Per
questo ha emanato lo Statuto per la società cooperativa
europea che consente agli stati membri di accedere ad un
modello di legislazione armonizzato che, ove recepito,
permetterà alle cooperative di agire su base continentale.
E’ stato anche ricordato che le PMI cooperative possono già
partecipare a progetti comunitari finanziati dal programma
pluriennale per le PMI ed accedere ai fondi stanziati per il
finanziamento dell’innovazione.


Massimo Corsaro, Assessore all’Industria, Piccola e Media
Impresa e Cooperazione della Regione Lombardia ha rinnovato
ai vertici della cooperazione lombarda la sua stima e
l’attenzione con cui l’amministrazione regionale guarda alla
realtà cooperativa, che ha riconosciuto “pienamente
imprenditoriale e una parte importante e propulsiva
dell’imprenditorialità regionale. Ma proprio per questa sua
caratteristica mi chiedo e chiedo ai vertici della
cooperazione lombarda come si possano migliorare i
meccanismi di collaborazione fra l’ente pubblico e le
imprese della categoria, che sono in concorrenza con tutte
le altre categorie di imprese della regione per
l’assegnazione di fondi per lo sviluppo che, dispersi in
troppe iniziative, finiscono per perdere di efficacia. È
proprio per questo che vi chiedo se la cooperazione
preferisca oggi che vengano innescati meccanismi di verifica
della legge regionale 21 del 2003, per farla funzionare
meglio o se invece non sia più utile pensare ad un
superamento di quella legge che preveda un equiparazione di
fatto delle imprese cooperative alle altre forme di impresa,
aprendo alle cooperative l’accesso a fondi che non siano
destinati a una categoria specifica di imprese”.


A chiusura dei lavori Guido Galardi, Coordinatore del Tavolo
della cooperazione e Presidente di Legacoop Lombardia,
moderatore della giornata di studio ha ribattuto che “la
proposta dell’assessore Corsaro merita un’attenta
discussione e una risposta puntuale, che non potrà arrivare
che dopo un confronto interno fra le diverse componenti
della cooperazione lombarda, ma che certamente riguarda un
punto nodale per il mondo della cooperazione. La legge
regionale lombarda 21 del 2003 è stato infatti un punto di
arrivo importante per la cooperazione e ha fatto da modello
anche per le normazioni di regioni dove la cooperazione ha
un peso superiore a quello lombardo rispetto all’insieme
delle attività economiche del territorio: è dunque nostro
interesse che venga attuata e aggiornata nella maniera
migliore”


Galardi ha anche dichiarato: ”non vi è dubbio che la
cooperativa è impresa di pari dignità rispetto alle società
commerciali: i due mondi non sono divisi, anche perché la
cooperazione non ha più praticamente nessun vantaggio
normativo rispetto ad altre forme societarie se non la
detassazione degli utili riportati a patrimonio
indivisibile. Tuttavia non è possibile una totale
omologazione, come è dimostrato dai dati di performance e di
crescita che le cooperative hanno saputo realizzare in un
periodo di bassa crescita per tutta l’economia del paese,
raddoppiando fatturato, soci e addetti negli ultimi 10 anni.
Le cooperative hanno dunque dimostrato di essere imprese
capaci non soltanto di stare sul mercato e di ottenere
risultati nel breve periodo, ma di essere capaci di durare
nel tempo e di crescere per dimensioni e importanza sul
mercato, assumendo la leadership nazionale in settori come
la distribuzione, l’agroalimentare e le costruzioni. Dunque
una realtà che rappresenta ogni giorno di più una risorsa
per il sistema paese da valorizzare e diffondere”.

DATI DI SISTEMA: LA LOMBARDIA

In particolare si segnalano i dati sulla ricerca “Il sistema
cooperativo lombardo tra efficienza e socialità”,
di cui avanti alcuni estratti.


Regione motore dell’economia nazionale con un quinto della
ricchezza (786mila aziende operative).

Concentra quote sul totale nazionali superiori a quella del
proprio peso demografico che non raggiunge il 16%:


52% degli investimenti dall’estero

40% degli investimenti all’estero

circa il 30% dell’export

30% degli impieghi bancari

20,8% del valore aggiunto


2005 - Cooperazione in cifre

Dati salienti sulle Cooperative in Lombardia, Italia, Europa
e mondo


Lombardia

-  Gli addetti delle cooperative sono 141.000, pari al 3,8%
degli occupati dell’intera Regione;

-  Operano 11.380 Cooperative in 17.774 unita locali 1

-  Di queste cooperative

-  4.969 operano nel settore dei servizi

-  1.700 nella produzione

-  947 nell’abitazione

-  698 nell’agricoltura

-  379 nel consumo

-  155 nel tempo libero e turismo

-  96 sono banche1

-  Il ROI (ritorno sugli investimenti) nel 2002 era positivo
nel 60,6% dei casi contro una media nazionale del 49,3%;

-  Dal 1990 ad oggi le coop cessate rappresentano solo il
7,8% del totale1

-  Per ogni cooperativa che cessa l’attività nascono circa 13
nuove cooperative1

-  Le donne occupate nelle cooperative lombarde rappresentano
il 45% della forza lavoro contro il 38,5% delle occupate
nelle imprese ordinarie1.

Italia

-  30 fra le prime 100 imprese nazionali per fatturato sono
cooperative;

-  Gli addetti sono circa 800 mila;

-  La quota sul totale degli occupati in Italia è del 5%;

-  Il ROI (ritorno sugli investimenti) nel 2002 era positivo
nel 49,3% dei casi;

-  Secondo dati Istat la crescita dell’occupazione media
nazionale fra il 1971 ed il 1996 è stata del 30%, nelle
cooperative del 300%;

-  Nel quinquennio 1997 -2002 la crescita nazionale
dell’occupazione è stata del 5,28% contro il 30,5% nelle
cooperative;

Europa

-  300 mila cooperative negli stati Europei;

-  110 milioni di soci di cui:

-  83,5 milioni negli stati UE;

-  23 milioni di soci nei paesi dell’allargamento.

-  4,8 milioni di occupati;

-  L’Italia pesa nella UE per circa il 30% come numero di
cooperative e per circa il 10% in termini di addetti.

Mondo

-  Ci sono oltre 750 milioni di cooperatori in oltre 100
paesi del mondo1;

-  La cooperazione offre lavoro retribuito a oltre 100
milioni di persone “non socie” 1;

-  La cooperazione genera un’offerta di lavoro superiore del
25% a quella prodotta dalle multinazionali (circa 85 milioni
di dipendenti) 1


Fonti:

1 Ricerca per Unioncamere Lombardia del Gruppo Mazzoleni –
settembre 2005
Vittoria Castagna – Floriana Caracciolo
infopeliti@peliti.it



GdS 10 X  www.gazzettadisondrio.it

Vittoria Castagna – Floriana Caracciolo
Giustizia