Avella (x): “Il pericolo che corriamo è che ogni Paese faccia di testa propria”. Sulla neve regole comuni per tutti

(x)di Giuseppe Gallo

Il decalogo FIS
rappresenta il punto di partenza di un moderno Diritto europeo
della Neve, uguale a tutti i Paesi membri della UE.

Oggi, lo sciatore “insegue” la neve, si sposta da una località
all’altra. Le leggi locali sono anacronistiche, fingono che lo
sciatore sia uno sportivo

stanziale. È il parere di Gianfranco Avella, presidente
scientifico del Comitato Organizzatore del Forum Giuridico della
Neve di Bormio


La sicurezza sulla neve è un problema che ritorna d’attualità.

Il 20 dicembre scorso, il Ministero dei Trasporti italiano ha
approvato infatti un decreto che, richiamandosi al decalogo
comportamentale dello sciatore della FIS (la Federazione
Internazionale di Sci), ne modifica alcune regole di fondo
riguardanti la circolazione e la sicurezza. È un orientamento
opposto a quello emerso nel Primo Forum Giuridico Europeo della
Neve che ha richiamato a Bormio i massimi giuristi
internazionali esperti di sport invernali.

Ne parliamo con Gianfranco Avella, procuratore di Sondrio e
presidente scientifico del Comitato Organizzatore del Forum
valtellinese.


- Procuratore Avella, perché il decreto non la convince?

Perché ho l’impressione che si stia verificando proprio il
pericolo evidenziato nel meeting di Bormio, e cioè che ogni
Paese vada per conto proprio in tema di norme per la sicurezza
degli sport invernali, con buona pace dell’internazionalità di
tali sport e dell’esistenza, sempre più frequente, di piste
transnazionali.


- Che cosa si dovrebbe fare, invece, per garantire la tutela
degli sciatori?

Dal nostro Forum è uscito un messaggio, sia pure con qualche
distinguo e dissenso, si può sintetizzare in due punti. Il
primo: il decalogo FIS deve costituire il “nucleo duro” nel
quale si devono riconoscere gli Ordinamenti di tutti i Paesi in
cui si praticano gli sport invernali. Secondo punto: se è
necessario modificare o integrare le norme FIS, ciò deve
avvenire solo ad opera o con il coinvolgimento della FIS e con
il riconoscimento di tutti i Paesi in cui si praticano gli sport
invernali o, quantomeno, in un contesto internazionale. Ma
voglio precisare che un diritto della neve uniforme e comune a
tutti i Paesi in cui viene praticato lo sci non garantisce solo
la sicurezza degli sciatori (che pure è la questione
fondamentale), garantisce anche e in concreto la libertà di
circolazione delle persone. D’altra parte, proprio questa
discussione evidenzia l’attualità del Forum che si è appena
svolto e lancia una sfida importante alla prossima edizione.


- La prima edizione ha riscosso un notevole interesse, da parte
degli addetti ai lavori e della stampa. Ma che cosa succede
adesso? Come vi muovete da qui alla prossima edizione?

Il nostro scopo è chiaro. Noi operiamo nella prospettiva di
arrivare a norme giuridiche uniche e uguali almeno per tutti i
Paesi membri della UE, in particolare per quel che riguarda la
circolazione sulla neve. Dalla prima edizione del Forum escono
già delle proposte che porteremo all’attenzione della
commissione europea attraverso il vicepresidente Franco Frattini,
che fra l’altro è delegato alla sicurezza e alla giustizia.
Nella seconda edizioni approfondiremo alcune tematiche. Per
esempio, insistiamo sull’importanza da attribuire alle regole
FIS.


- In che senso?

Vede, oggi nei vari Paesi della UE si fa sì rimando al decalogo
della FIS. Ma tali regole non hanno forza di legge. Sarebbe
importante che l’Unione Europea le recepisse nella direttiva di
una normativa. L’altro punto su cui insistiamo è che nessuna
modifica deve essere fatta a queste regole se non c’è un accordo
generale. E ciò perché altrimenti ogni Paese finisce con il
procedere per la sua strada. L’Italia, per esempio, con la legge
363 del 2003 riconosce la precedenza a chi proviene da destra.
Ma questa è una regola che non ha nessun altro Paese e che crea
confusione negli sciatori che provengono da altre nazioni.


- Questa norma fa parte di una legge importante che
complessivamente ha messo ordine nella circolazione sulla neve.
Secondo lei, il Parlamento italiano dovrebbe fare un passo
indietro?

Sì, questa norma è meglio cambiarla. Dobbiamo evitare il rischio
che, in materia di sicurezza, ogni Paese faccia le sue regole.
Teniamo presente che oggi lo sciatore “segue” la neve, tende
cioè a variare di località nel corso di una stagione. Abbiamo
ormai le famose piste transazionali, frequentate da sciatori che
arrivano da tutte le parti d’Europa. È irragionevole avere
codici che variano a seconda che ci si trovi sul suolo francese
o su quello svizzero o su quello austriaco.


- Durante il Forum si è parlato anche di un’altra regola: quella
che impone di sciare avendo sempre il controllo a vista del
territorio e di chi ci precede. È una buona regola (che per
esempio vieta i salti quando la visibilità è ridotta). Ma anche
questa non esiste negli altri ordinamenti europei…

È difatti una norma della legge regionale lombarda. La si può
certamente portare all’attenzione della FIS e della Comunità
Europea, affinché sia recepita nel diritto internazionale della
neve. Però non ha senso che sia localizzata. È questo il punto
sul quale vorrei insistere. A fondamento dei principi
dell’Unione Europea c’è la libertà di movimento delle persone.
Il diritto si deve adeguare. Non può prescindere dai mutamenti
in atto, non può fare finta che gli sciatori siano sportivi
“stanziali”. Non è così. Gli sciatori si muovono, si spostano, e
lo faranno sempre di più.


- C’è un altro punto chiave emerso nel meeting di Bormio e
riguarda la presunzione di responsabilità in caso di collisione
tra gli sciatori. Un’altra legge tutta italiana, sulla quale i
giuristi danno giudizi difformi, ora positivi e ora negativi.
Come si risolve questo contrasto?

Io farei una distinzione. Questa legge riguarda le
responsabilità e le conseguenze in cui si incorrere in caso di
collisione. Su questo piano, è tollerabile che esistano
normative divergenti. Sono le regole che riguardano direttamente
la circolazione sulla neve e quindi la sicurezza che devono
essere uguali per tutti. Certo, se riusciamo ad arrivare a un
diritto unitario globale è meglio. Nel frattempo è sul problema
della sicurezza che dobbiamo trovare un accordo generale. Quanto
alla norma in questione, è vero che sembra danneggiare lo
sciatore che è stato investito, riportandone un danno, in quanto
ripartisce al cinquanta per cento le responsabilità della
collisione tra gli sciatori coinvolti. Ma si deve riconoscere
che questa norma, qualora non sia possibile dimostrare la
responsabilità altrui, assicura comunque a chi ha subito il
danno un risarcimento del cinquanta per cento.


- La prossima edizione del Forum non sarà più soltanto europea.
Sarà più in generale internazionale. Perché avete sentito la
necessità di una apertura anche oltreoceano?

Posso rispondere con un paragone, attinto alla situazione
stradale. Chi ha avuto occasione di guidare in Gran Bretagna, sa
che è necessario qualche giorno prima di abituarsi alla
circolazione a sinistra. La consuetudine britannica della
circolazione a sinistra è ancora oggi un’anomalia che suscita
imbarazzo e che, prima o poi, andrà superata. Negli sport
invernali ci troviamo di fronte ad anomali simili. Noi diciamo
invece che lo sciatore deve rispondere alle stesse regole di
sicurezza indipendentemente dalla località in cui si trova a
sciare. Perché se i codici sono diversi, aumentano i pericoli di
collisione e di incidente.


- Come nel mercato tout court, anche nell’industria della neve
si sono affacciati da tempo utenti di provenienza extraeuropea,
che verosimilmente vedremo sempre più spesso sulle nostre
montagne. Penso, naturalmente, a cinesi, russi, coreani… Sono
anche questi vostri interlocutori?

Certamente sì. Gli arrivi in Europa degli sciatori dell’Est e
soprattutto dei turisti cinesi è destinato ad aumentare in
maniera considerevole. Ma tali consumatori a quali regole
dovranno obbedire? Ecco perché insistiamo sulla necessità di un
diritto internazionale della neve, importante non solo per quel
che riguarda le norme di sicurezza ma anche per facilitare gli
afflussi turistici. Al prossimo Forum, inviteremo esperti di
diritto della neve dell’Est, perché la nostra aspirazione è
“internazionalizzare” quanto più possibile la discussione,
allargandoci a tutti i paesi in cui si pratica lo sci, anche a
quelli extraeuropei.
Giuseppe Gallo

beppe.gallo@bormioonline.com


(x)
Presidente scientifico del
Comitato Organizzatore del Forum Giuridico della Neve di Bormio

GdS 20 XII 2006 -
www.gazzettadisondrio.it

Giuseppe Gallo
Giustizia