Bravi! Basta crocifissi, basta presepi, basta natale, viva il progresso!

Scuole aperte. Lezione di storia. Un episodio in terra di Valtellina

A Bassano il bis di Varese: no al minuto di silenzio e studenti, Bassano, e studentesse, Varese, se ne vanno. A Firenze la scuola decide di non visitare la Mostra di Arte Sacra, con opere di gente come Chagall, Van Gogh eccetera. A Rozzano il Preside, peraltro persona di esperienze politiche, difende la scelta del 'via i crocifissi' e quella di abolire la Festa di Natale, facendola dopo e chiamandola Festa d'inverno. Altrove presepi al bando.
Diciamo le cose come stanno. Tutta questa gente, di cui sopra, ha assolutamente ragione a voler mettere al bando ogni e qualsiasi segno (purtroppo un po' difficile in architettura, in scultura, in pittura, in storia, in geografia eccetera) che ricordi quel signore, per giunta ebreo, che quasi 2000 anni fa ha imperversato su e giù per la Palestina provocando danni incalcolabili all'umanità.
Lo chiamavano il nazareno (iniziale minuscola) dalla città da cui proveniva, in piena Galilea. Fin da giovane ha manifestato la sua presunzione.
   Dottori. Basti vedere il famoso quadro del Durer che ritrae questo ragazzino dodicenne 'sotutto' che va nel Tempio, udite, a disputare con i Dottori pretendendo, ancora udite, di avere ragione.
   Mercanti.  E, a proposito di Tempio ecco la rivelazione del suo carattere violento e prepotente oltre ogni limite. Pensate che entrato si mette a cacciare via i mercanti che erano lì tranquilli in un posto così importante a fare il loro onesto lavoro. In un crescendo inaudito questo ometto diventa addirittura un terrorista volendo rivoltare il mondo con cose senza capo né coda pericolosissime per l'ordine sociale. Avremmo mille episodi che dimostrano questa natura di una delinquenza rivoluzionaria.
   Contro i ricchi. Eccolo dire “E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”, e che colpa ha uno se è diventato ricco dopo avere accumulato risorse contribuendo così al progresso dell'umanità. Non solo terrorista ma anche imbroglione.
   L'altra guancia!!! Eccolo infatti dire che se uno mi picchia devo porgere l'altra guancia. Comodo, così lui continua a picchiare volendo che non reagiscano ma subiscano. Pazzesco!  Terrorista, imbroglione ma anche pazzoide.
   Amare gli altri?!?  Che fosse fuori di testa lo prova il precetto preteso da quei creduloni che lo hanno seguito, sintetizzato nello slogan “Ama il prossimo come te stesso”. Ma scherziamo? Follia allo stato puro, una indicazione che per fortuna gran parte della gente si guarda bene dal seguire.
   Resurrezione!  Non parliamo poi della sfrenata ambizione, quella di essere re dei Giudei, di annunciare la sua resurrezione dopo che Ponzio Pilato si era lavato le mani lasciando che fosse il popolo a scegliere a chi dare la grazia. Per fortuna il popolo scelse la via migliore, ossia liberando Barabba e non questo gesù cristo (iniziali minuscole, mi raccomando!) finalmente tolto di mezzo.
   Oppio dei popoli.  Secoli e secoli di mistificazioni gigantesche, una psicosi collettiva, inventata una religione “oppio dei popoli” (per la verità quel tal Carletto, Parx di cognome, che questa definizione aveva coniato, sarà ricordato dai posteri come, sia pure involontario, ispiratore della più grande truffa che ha coinvolto per qualche decina di anni centinaia di milioni di persone... - ndr).
Bravi!
Bene. Plauso a chi cerca di spazzare via questi simboli del male, crocifissi, presepi, mostre e quant'altro.
Bene. Complimenti ai docenti che privilegiano le minoranze rispetto alla maggioranza  cristiana che non fa che opprimere.
Bene. Complimenti ai capi d'istituto, sia a quelli che sfoderano la spada della ideologia che a quelli per carattere seguaci di Don Abbondio
Bene. Complimenti a studenti e studentesse che di fatto manifestano, andandosene, il loro dolore per quei poveri musulmani trucidati a Parigi dalla Polizia.
Avanti così, per fortuna la civiltà avanza.
Passando dalla stazione di Roccamurata, km 50, addì 27.11.2015,  Amarilli

Nostra nota
Citiamo, per l'ennesima volta, un episodio reale di qualche anno fa avvenuto in Valtellina. Nel testo già pubblicato lo scorso 14 novembre:
“Da “La Gazzetta di Sondrio”: Don Sposato e mamma musulmana
Qualche anno fa al parroco di Dubino (SO) dal cognome non proprio da prete ovvero Don Sposato, fu inibito dalla Direttrice didattica di procedere alla abituale benedizione pasquale della scuola durante le ore di lezione: l'avrebbe potuta fare solo al pomeriggio quando non c'erano scolari presenti, in particolare due islamici.
Polemiche notevoli. La Giunta Comunale protestò recandosi dalla Direttrice che sciorinò carte, leggi, norme e quant'altro dimostrando di avere ragione. Dimostrammo invece allora, e ne riferimmo sul giornale che dirigevo, che la posizione della Direttrice non era motivata "dalla legge" ma "dalla sua interpretazione della legge", interpretazione che analizzammo demolendola. Quello che conta è il seguito..
La madre musulmana
La madre dei due bambini musulmani scrisse al quotidiano 'La Provincia di Sondrio'. Precisò di non avere nessuna responsabilità per quanto accaduto, ma portò un'argomentazione singolare, sorprendente e pedagogicamente eccezionale. "Io mando i miei figli" - scrisse - "all'oratorio a lezioni di catechismo. Non per convertirsi perché siamo fedeli alla nostra religione, ma i miei figli vivono e crescono in Italia ed è quindi giusto che imparino quello che imparano i loro compagni".
Un rimedio
Quella madre aveva forse la quinta elementare ma per il suo comportamento - scrivemmo allora - avrebbe meritato di essere lei alla Direzione didattica. Non solo. Aggiornandoci il rimedio: meriterebbe di essere invitata dalla Scuola Matteotti di Firenze per insegnare a quei docenti che sono così preoccupati di non ledere la sensibilità dei bambini non cattolici (quella dei cattolici sotto i piedi?!?) come invece ci si deve comportare usando buon senso e apertura mentale, requisiti che non sono così automatici con il conseguimento di una laurea e poi con la conquista di una cattedra“. (f.)

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