Unità e santità. La parola di Francesco, Papa
Riceviamo e pubblichiamo:
Carissimi oggi ho fatto meditazione sull’omelia del papa all’udienza generale di oggi.
Dopo la lettura in varie lingue di una parte della prima lettera di Paolo ai Corinti (dove parla del corpo e le membra). Il papa ha fatto una stupenda meravigliosa sull’unità e santità. Tenete conto che ci sono tanti altri peccati contro l’unità (che il papa dice gravi).
Questo vale per tutti noi e per tutte le comunità, ma noi che siamo chiamati a questo carisma facciamo l’esperienza sulla nostra pelle, perché il Signore ci chiama e ci purifica proprio nell’unità. Buona meditazione. Mario
Ecco quello che ha detto il papa:
Cari fratelli e sorelle, buongiorno
ogni volta che rinnoviamo la nostra professione di fede recitando il “Credo”, noi affermiamo che la Chiesa è «una» e «santa». È una, perché ha la sua origine in Dio Trinità, mistero di unità e di comunione piena. La Chiesa poi è santa, in quanto è fondata su Gesù Cristo, animata dal suo Santo Spirito, ricolmata del suo amore e della sua salvezza. Allo stesso tempo, però, è Santa ma composta di peccatori, tutti noi, peccatori che fanno esperienza ogni giorno delle proprie fragilità e delle proprie miserie. Allora, questa fede che professiamo ci spinge alla conversione, ad avere il coraggio di vivere quotidianamente l’unità e la santità e se noi non siamo uniti, se noi non siamo santi è perché non siamo fedeli a Gesù, ma Lui, Gesù, non ci lascia soli, non abbandona la sua Chiesa, Lui cammina con noi, Lui ci capisce, capisce le nostre debolezze, i nostri peccati, ci perdona, sempre che noi ci lasciamo perdonare; Lui è sempre con noi aiutandoci a diventare meno peccatori, più santi, più uniti.
Il primo conforto ci viene dal fatto che Gesù ha pregato tanto per l’unità dei discepoli. Nella preghiera nell’ultima cena Gesù ha chiesto al Padre che siano uno, ha pregato per l’unità. E proprio nell’imminenza della Passione, quando stava per offrire tutta la sua vita per noi. È quello che siamo invitati continuamente a rileggere e meditare, in una delle pagine più intense e commoventi del Vangelo di Giovanni, il capitolo diciassette. Com’è bello sapere che il Signore, appena prima di morire, non si è preoccupato di sé stesso, ma ha pensato a noi! E nel suo dialogo accorato col Padre, ha pregato proprio perché possiamo essere una cosa sola con Lui e tra di noi. Ecco: con queste parole, Gesù si è fatto nostro intercessore presso il Padre, perché possiamo entrare anche noi nella piena comunione d’amore con Lui; allo stesso tempo, le affida a noi come suo testamento spirituale, perché l’unità possa diventare sempre di più la nota distintiva delle nostre comunità cristiane e la risposta più bella a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi; l’unità!
«Tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21). La Chiesa ha cercato fin dall’inizio di realizzare questo proposito che sta tanto a cuore a Gesù. Gli Atti degli Apostoli ci ricordano che i primi cristiani si distinguevano per il fatto di avere «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32); l’apostolo Paolo, poi, esortava le sue comunità a non dimenticare che sono «un solo corpo» (1 Cor 12,13), abbiamo sentito nelle letture. L’esperienza, però, ci dice che sono tanti i peccati contro l’unità. E non pensiamo solo agli scismi, pensiamo a mancanze molto comuni nelle nostre comunità, a peccati “parrocchiali”. A quei peccati nelle parrocchie. A volte, infatti, le nostre parrocchie, chiamate ad essere luoghi di condivisione e di comunione, sono tristemente segnate da invidie, gelosie, antipatie e le chiacchiere sono nella bocca di tutti, quanto si chiacchiera nelle parrocchie! È buono questo o non è buono? E se uno viene eletto presidente di quella associazione, si chiacchiera contro di lui e se quell’altra viene eletta presidente della catechesi le altre chiacchierano contro di lei; ma questo non è la Chiesa, questo non si deve fare! Non dobbiamo farlo! Non vi dico che vi dovete tagliare la lingua, fino a tanto no! Ma chiedere al Signore la grazia di non farlo! Questo è umano, ma non è cristiano! Questo succede quando puntiamo ai primi posti; quando mettiamo al centro noi stessi, con le nostre ambizioni personali e i nostri modi di vedere le cose, e giudichiamo gli altri; quando guardiamo ai difetti dei fratelli, invece che alle loro doti; quando diamo più peso a quello che ci divide, invece che a quello che ci accomuna. Una volta nell’altra diocesi che avevo prima ho sentito un commento interessante e bello: di parlava di un’anziana che tutta la vita aveva lavorato n parrocchia e una persona che la conosceva bene ha detto: ‘questa donna mai ha sparlato, mai ha chiacchierato, sempre era sorridente’, una donna che può essere canonizzata domani. Questo è un bell’esempio!
Se guardiamo alla storia della Chiesa, quante divisioni tra noi cristiani; anche adesso siamo divisi; nella storia tra noi cristiani ci siamo fatti la guerra per divisioni teologiche, pensiamo a quella dei trent’anni, ma questo non è cristiano; siamo cristiani o no? Siamo divisi adesso; dobbiamo chiedere l’unità di tutti i cristiani, andare sulla strada dell’unità che è quella che Gesù vuole e per la quale ha pregato. Di fronte a tutto questo, dobbiamo fare seriamente un esame di coscienza. In una comunità cristiana, la divisione è uno dei peccati più gravi, perché la rende segno non dell’opera di Dio, ma dell’opera del diavolo, il quale è per definizione colui che separa, che rovina i rapporti, che insinua pregiudizi. La divisione in una comunità cristiana, sia una scuola, una parrocchia, un’associazione, è un peccato gravissimo perché opera del diavolo. Dio, invece, vuole che cresciamo nella capacità di accoglierci, di perdonarci e di volerci bene, per assomigliare sempre di più a Lui che è comunione e amore. In questo sta la santità della Chiesa: nel riconoscersi ad immagine di Dio, ricolmata della sua misericordia e della sua grazia.
Cari amici, facciamo risuonare nel nostro cuore queste parole di Gesù: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). Chiediamo sinceramente perdono per tutte le volte in cui siamo stati occasione di divisione o di incomprensione all’interno delle nostre comunità, ben sapendo che non si giunge alla comunione se non attraverso una continua conversione. E che cos’è la conversione? Signore dammi la grazia di non sparlare, di non criticare, di non chiacchierare, di volere a tutti bene; è una grazia che il Signore ci dà e questo è convertire il cuore. E chiediamo che il tessuto quotidiano delle nostre relazioni possa diventare un riflesso sempre più bello e gioioso del rapporto tra Gesù e il Padre.
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