OMELIA NATALIZIA DEL CARDINALE OSCAR CANTONI
Il nostro amato Dio oggi si è fatto visibile in una persona umana, in un tenero e fragile
volto di un bambino.
Il Verbo di Dio si è fatto carne nella persona viva di Gesù, nel suo corpo, nei suoi atti e
nelle sue parole, indirizzate alla sua famiglia, agli amici, ai discepoli e perfino a chi gli era
avverso.
In questo modo Dio padre, nel Natale del suo figlio, è diventato visibile, come ci ha riferito
il vangelo di Giovanni.
Il cristianesimo, dunque, non è un sistema filosofico, un generico insieme di valori, ma
l'incontro gioioso nella fede tra persone viventi: Dio fattosi uomo, che fa il primo passo
verso i suoi amati figli e incontra volti precisi, dentro una storia particolare, persone che si
sentono al centro delle attenzioni e delle sue premure, amate come se fossero unici.
A Natale abbiamo la felice opportunità di renderci conto di quale dono il Signore Gesù ci
abbia recato venendo sulla terra tra noi. Egli ci ha rivelato Dio, il suo volto di amore infinito,
ma insieme, ci ha mostrato pure il volto dell'uomo e della donna, creati a sua immagine, capaci
quindi di vero amore.
È l’amore la grande vocazione che ci viene attribuita, quella che ci riveste di una dignità
inestimabile, proprio perché figli amati. E se figli anche fratelli e sorelle tra noi, un onore e un
compito di altissima responsabilità, di cui fare memoria (e non solo a Natale!).
Noi abbiamo quindi la possibilità di fare continua esperienza del volto amorevole di Dio.
Attraverso altri esseri umani, che ci amano, si prendono cura di noi e ci donano la
consapevolezza di essere teneramente avvolti dalla misericordia di Dio padre.
Anche noi, a nostra volta, siamo chiamati a diventare volto tenero e provvidente di Dio per
gli altri, nella misura in cui ci sentiamo responsabili, a partire da quanti sono vicini ogni
giorno, affidati alle nostre cure. Un compito che ci responsabilizza e ci promuove, proprio
come persone adulte e mature.
Perciò, in questo tempo così drammatico, con le notizie delle guerre in atto in varie parti
del mondo, con gesti di inaudita violenza, ci sentiamo turbati e profondamente scossi.
Non possiamo tuttavia scaricare sugli altri le nostre personali responsabilità e i limiti che
noi stessi avvertiamo. Ci assale un vero senso di amarezza ogni volta che nel nostro
personale microcosmo promoviamo semi di aggressività, accettiamo l’individualismo e
coltiviamo un generico disimpegno, che sommati al male comune, acutizzano la situazione
generale, generando solo tristezza e vuoto.
In queste settimane di Avvento abbiamo invocato dal Signore Gesù che la sua venuta ci
possa liberare dall'ombra di morte, cioè dalla prigionia del male che è in noi, ma anche che
la presenza del Signore promuova lo sviluppo del bene nella sua pienezza, il primato
assoluto dell’amore, della fiducia e della amicizia.
Sono i doni che oggi riceviamo in abbondanza dal Signore Gesù e che ci scambiamo
volentieri tra noi!
Oscar card. CANTONI