3 20 UNA TEMPESTA CHE PASSERÀ

E la storia del celibato dei preti

Da quando è scoppiato nella gerarchia cattolica lo scandalo della pedofilia, non c' è giornale stampato o online che non riporti a caratteri cubitali ed in ampio spazio i titoli più stravaganti per questo orrendo vizio che esiste da quando c'è l'umanità e non guarda proprio in faccia al colore, alla religione, al luogo. Naturalmente da noi è solleticante promuovere "crociate" contro la gerarchia, per via del suo alto potere che dovrebbe essere solo spirituale ed invece è soprattutto politico per l'influsso del Vaticano sugli affari italiani. Tanto per dire, quando vedo tutti gli apparati papali per celebrare questa o quella cerimonia, sussulto e mi vergogno pensando a quel Gesù di cui il papa si dice Vicario e che era povero, umile, senza alcuna pompa magna, rifuggendo da ogni spettacolarizzazione del suo ministero di amore. Oggi, pare, che "di amore " parli solo Berlusconi . Ma non è certo di lui che intendo scrivere. Dicevo dei titoli dei quotidiani e dei media in genere. Si fa una confusione enorme tra il sacro che riguarda - nel caso specifico della Chiesa cattolica- Gesù e i suoi insegnamenti pochissimo messi in pratica dagli addetti all'esercizio ministeriale, cioè i chierici (ma non tutti), ordinati per perpetuare l'insegnamento del Maestro che- prima di tutto- ha detto: chi non si fa bambino, non entra nel Regno dei cieli (e figuriamoci per coloro che li violano) che troppo spesso infangano il suo nome non solo col delitto della pedofilia, "oscurata" quasi sempre per le conseguenze nefaste che si sarebbero riversate su tutti qualora fosse stata scoperta (ecco, allora, un motivo di "perdono" per il papa, e la gerarchia che è indubitabile che non venissero informati anche "segretamente"), ma anche delle attività sessuali cui si sono dedicati molti di loro (ma le donne cui si accompagnano, in genere sono consenzienti), oltre alle sporche faccende politiche e sociali che sono diventate il loro pane quotidiano. La sporcizia morale c'è sempre stata nella chiesa, altrimenti non potrei spiegarmi l'intera storia del cristianesimo che sin dai primordi ha accentuato la "bontà" dell' essere celibi per il Regno di Dio non rinnegando l'attitudine di altri al matrimonio, qualora fosse stato osservato con le dovute regole prescritte dai vescovi (Cfr.: Stefan Heid "Il celibato nella Chiesa antica. Gli inizi di un obbligo di continenza per chierici in Oriente e in Occidente") mai seriamente osservate, tant'è che anche s. Paolo che pure ha approfittato ampiamente dei buoni servigi spirituali di parecchie donne, ma misogino e fariseo (cioè legalista) com'era, non poteva che scrivere:

" se uno aspira all'incarico di vescovo, desidera un'attività lodevole. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro, che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi (perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?" In 1 Timoteo 3:1-5, dichiarando così un fatto certo: dopo l'ascesa al cielo di Gesù e il suo comando di andare ovunque a portare la Buona Novella, gli apostoli e i loro successori si "sposavano" ed avevano dei figli da ammaestrare prima della comunità loro affidata (Cfr.: 1Corinzi 9:5). Solo i missionari potevano rimanere celibi perché non fissi in una chiesa. Il "celibato" era consigliato ai chierici, ma non imposto, tant'è che accanto a loro c'erano gli sposati tra cui molti vescovi. La repressione, l'imposizione del celibato per entrare a far parte dei ministri ordinati è sopravvenuta con il Concilio di Trento e poi "ratificata" entusiasticamente nel Concilio Vaticano II. Di fatto, i ministri ordinati della Chiesa latina, ad eccezione dei diaconi permanenti, sono normalmente scelti fra gli uomini credenti che vivono da celibi e che intendono conservare il celibato "per il Regno dei cieli" (Mt 19,12). Chiamati a consacrarsi con cuore indiviso al Signore e alle "sue cose", essi si donano interamente a Dio e agli uomini. Il celibato è un segno di questa vita nuova al cui servizio il ministro della Chiesa viene consacrato; abbracciato con cuore gioioso, esso annuncia in modo radioso il Regno di Dio (Cfr.: Catechismo della Chiesa Cattolica). Ecco, allora, spiegata la persistente affermazione di Benedetto XVI che " Il celibato è un valore sacro", che- sebbene gli scandali della pedofilia si estendono come un cancro maligno tra i ministri ordinati della chiesa cattolica ovunque si trovi, deve rimanere quale segno della specificità di colui che vuole abbracciare totalmente Cristo e somigliargli anche nell'essere libero da vincoli matrimoniali. E giù pedofili, adulteri e…

Parole per capire

1… MA GLI APOSTOLI ERANO SPOSATI...

E' l'obiezione più comune che dice la gente che non è addentro alle regole del Diritto canonico. In alcune pagine del Nuovo Testamento non è difficile trovare che i vescovi e i sacerdoti erano sposati. Paolo di Tarso, invece, presentando la sua vocazione dice di praticare il celibato, differenziandosi così dagli apostoli e dallo stesso Pietro. Ai preti dell'Antico Testamento era permesso il matrimonio, ma esercitavano il loro ufficio solo in determinati giorni, durante i quali dovevano astenersi dai rapporti sessuali. Virtualmente raccomandato nella scrittura, il celibato ecclesiastico non vi appare obbligatorio. Solo Innocenzo II, nel 1139, introduce giuridicamente l'obbligo del celibato sacerdotale, valido per tutta la Chiesa di occidente.

2. DALLE ORIGINI AL CONCILIO DI TRENTO

Nei primi secoli, i testi relativi al celibato ecclesiastico non sono numerosi. Molti studiosi sostengono che non esisteva una regolamentazione generale, valevole per tutti. In Oriente, vi è una stima considerevole rivolta alla realtà del celibato, anche se come prassi non fu adottata universalmente. A partire dal 692, entra in vigore l'uso che disciplina la vita sacerdotale, in vigore anche ai tempi nostri: il Vescovo è tenuto alla continenza ; se è sposato prima dell'episcopato, si deve separare dalla moglie ; i preti e i diaconi non possono sposarsi dopo l'ordinazione ; quelli che prima della consacrazione erano legati dal vincolo matrimoniale, potranno proseguire il rapporto con la propria moglie, salvo quando devono celebrare la messa. In Occidente, dal IV al XII secolo, la pratica del celibato diventa man mano legge universale. La più antica testimonianza della legge in Occidente è il concilio di Elvira (Granata), verso il 300 e il concilio di Roma (386). Da qui, molti concili entrano nella stessa via, come il secondo concilio di Cartagine (390) che giustifica la scelta celibataria a partire dalla stessa istituzione apostolica. Numerose furono le opposizioni, ma, nell'insieme, il celibato si affermò sempre più. Vi furono molti abusi, per la soluzione dei quali, talora, si propose la prassi orientale. La più grave campagna contro il celibato ecclesiastico fu introdotta positivamente dal Protestantesimo. Ci fu anche tra i cattolici chi propose, per ristabilire un po' di pace tra le parti, di abolire l'obbligo del celibato. Il Concilio di Trento (1545) tentò una mediazione, dichiarando invalido il matrimonio contrattato dai chierici stabiliti negli ordini maggiori e dai religiosi di professione solenne, mentre giudiziosamente non fondò l'obbligo del celibato sul diritto divino. Nel 1791, la Rivoluzione Francese permise il matrimonio dei preti e, in seguito, l'incoraggiò e, talora, l'impose. La Chiesa nel frattempo non cambiò idea, anche se qua e là da alcuni preti venne infranta la legge.

3. IL VATICANO II E IL CELIBATO

Trattando del ministero e della vita sacerdotale, i documenti conciliari ritengono che il celibato abbia un rapporto di convenienza con il sacerdozio. La Presbyterorum Ordinis affronta con estremo rigore l'argomento e così recita: "...il celibato, che prima veniva raccomandato ai sacerdoti, in seguito è stato imposto per legge nella Chiesa latina a tutti coloro che si avviano a ricevere gli ordini sacri. Questo sacro Sinodo torna ad approvare e confermare tale legislazione per quanto riguarda coloro che sono destinati al presbiterato, avendo piena certezza nello Spirito che il dono del celibato, così confacente al sacerdozio della Nuova Legge, viene concesso in grande misura dal Padre a condizione che tutti coloro che partecipano del sacerdozio di Cristo con il sacramento dell'ordine, anzi la Chiesa intera, lo richiedano con umiltà e insistenza. Il sacro Sinodo esorta inoltre tutti i presbiteri, i quali hanno liberamente abbracciato il sacro celibato seguendo l'esempio di Cristo e confidando nella grazia di Dio, ad aderirvi generosamente e cordialmente e a perseverare fedelmente in questo stato, sapendo apprezzare il dono meraviglioso che il Padre ha loro concesso e che il Signore ha così esplicitamente esaltato, e avendo anche presenti i grandi misteri che in esso sono rappresentati e realizzati" (P.O . 16). Per tali motivi, la Chiesa cattolica, attualmente - pur riconoscendo le gravi difficoltà di proporre la sua dottrina nel contesto sociale in cui viviamo - , chiede a coloro che vogliono consacrarsi sacerdoti di assumere il celibato come la forma più appropriata per assomigliare sempre di più a Gesù di Nazareth, che consacrò tutta la sua vita per il progetto del Padre.

4. IL CELIBATO NEL CLERO CRISTIANO

Nella Chiesa cattolica vi è varietà di disciplina a seconda del rito liturgico. Nella chiesa latina la promessa di celibato oppure, se vedovi, di non risposarsi, è oggi una condizione per essere ordinato sacerdote, mentre gli uomini sposati possono essere ordinati diaconi. Talvolta vengono fatte eccezioni nel caso di preti o ministri sposati di Chiese protestanti che diventano cattolici e ricevono una nuova ordinazione. Questa è la disciplina che vige dall'XI secolo; prima (dal IV secolo) le Chiese latine si erano differenziate dalle altre, richiedendo soltanto il voto di castità al clero sposato. Nelle chiese cattoliche di rito non latino (per esempio nelle chiese greco-cattoliche, presente soprattutto in Europa danubiana ma anche in Italia) anche i preti, come i diaconi, possono essere scelti fra uomini non celibi. I vescovi, in tutti i riti, sono invece scelti solo fra celibi. Nelle Chiese dell'est dell'eurasia (europa orientale e Asia), di tradizione ortodossa, e nelle Chiese cattoliche orientali il celibato non è richiesto per i normali sacerdoti, lo è per i monaci e per quei sacerdoti che aspirano all'episcopato, infatti solo dei preti non sposati possono diventare vescovi.

5. NEL PROTESTANTESIMO

La Chiesa anglicana e molte altre Chiese protestanti accettano o addirittura incoraggiano il matrimonio per i loro ministri del culto. I pastori anglicani convertitisi alla confessione cattolica possono continuare ad esercitare il sacerdozio (con il permesso della Santa Sede) restando sposati, coloro che invece non lo erano prima della conversione o che in seguito sono diventati vedovi non possono sposarsi o risposarsi.

6. IL CONCILIO DI TRENTO

All'interno della Chiesa cattolica molti, nel XVI secolo, erano desiderosi di attuare una profonda riforma morale e disciplinare. Gli abusi in seno al clero cattolico erano troppi per non smuovere le coscienze. Tante erano le persone che, nella Chiesa, cercavano una carriera o la sicurezza personale in luogo della santità. Molti pastori avevano finito per trascurare il dovere fondamentale della predicazione. C'era corruzione ovunque. Si sentiva la necessità di raddrizzare il "Timone di Pietro" e l'unica via d'uscita parve essere una convocazione dell'episcopato mondiale in assemblea per stabilire delle regole precise per tutta la chiesa. Si scelse Trento, una piccola città del Tirolo meridionale, come risultato di un compromesso: Carlo V voleva il concilio in terra tedesca, la Santa Sede lo voleva a Bologna in territorio papale. Trento aveva il vantaggio di essere un feudo dell'impero, ma di avere la popolazione di lingua italiana. Il concilio si radunò solo il 13 dicembre 1545 con pochi rappresentanti dell'episcopato: assenti i vescovi tedeschi. Il primo problema affrontato fu l'ordine da dare ai lavori. Carlo V desiderava che in primo luogo fossero decisi i problemi di carattere disciplinare; i legati pontifici sostennero che si dovevano affrontare per primi i problemi di carattere dogmatico. Tommaso Campeggio, vescovo di Feltre, propose un compromesso: si potevano affrontare i due ordini di problemi a sessioni alterne.

Il primo decreto L'8 aprile 1546 fu pubblicato il primo decreto De canonicis Scripturis, in cui fu affermata l'autenticità di tutta la Bibbia; si riconobbe l'autorità della Vulgata, ossia la traduzione latina della Bibbia curata da san Girolamo e si riservò alla gerarchia ecclesiastica il compito di spiegare la Sacra Scrittura. Nello stesso decreto fu affermato che la tradizione ecclesiastica, comprendente l'insegnamento vivo della Chiesa, i Padri e il magistero papale, aveva un valore pari a quello della Scrittura. Più difficile fu l'approvazione del decreto De justificatione perché ci si doveva confrontare col luteranesimo (il papa ieri è andato in visita alla chiesa luterana di Roma e ha detto- grosso modo- sbagliando, sbagliando- forse andremo verso Dio!). L'assemblea, accogliendo la dottrina di san Tommaso, affermò che se la grazia è concessa ai cristiani per effetto dei meriti di Cristo, la salvezza tuttavia non si ottiene senza le opere buone del fedele. Tale decreto fu pubblicato il 13 gennaio 1547 e suscitò la collera di Carlo V, perché vedeva allontanarsi la possibilità di accordo coi luterani.

Il problema affrontato in seguito riguardava i sacramenti - battesimo, cresima, Eucaristia, penitenza, estrema unzione, ordine, matrimonio -. Si affermò che tutti i sacramenti furono istituiti da Cristo e che essi agiscono, secondo il classico insegnamento di sant'Agostino, ex opere operato, ossia indipendentemente dalla dignità del ministro o dalle disposizioni di colui che li riceve. Inoltre si condannò ogni cambiamento nelle modalità di amministrazione dei sacramenti stessi. Il decreto De sacramentis fu pubblicato il 3 marzo 1547. Poi il Concilio fu sospeso, perché gli interventi di Carlo V erano cresciuti a causa del suo successo sui protestanti della lega di Smalcalda: i padri conciliari sentivano che a Trento la loro libertà era precaria. Presero perciò a pretesto una pestilenza per decidere il trasferimento della sede dei lavori da Trento a Bologna (11 marzo 1547). L'ottava sessione fu tenuta nella nuova sede il 21 aprile, ma l'imperatore si rifiutò di riconoscere la legittimità di quei dibattiti. Il 15 febbraio 1548 il papa Paolo III ordinò la sospensione provvisoria del concilio e nel settembre 1549 la sospensione divenne sine die. Tra vicende alterne, soprattutto di guerre e ripicche religiose, il Concilio riprese a Trento nel gennaio 1562. Tra le varie riforme, fu varata quella del clero, l'elezione dei vescovi, il controllo delle opere pie ecc. . Tra le altre norme fu stabilito l'obbligo di erigere un seminario in ogni diocesi. Infine il decreto sul matrimonio che ribadiva il suo carattere sacramentario, e non di mero contratto, da effettuarsi alla presenza del parroco e di due testimoni. Nella seduta conclusiva del 3 dicembre 1563 fu pubblicato il decreto finale sul purgatorio, le indulgenze, il culto dei santi, delle reliquie e delle immagini sacre. Poi la riforma degli Ordini religiosi e i compiti dei cardinali. I decreti del concilio furono sottoposti all'approvazione del papa Pio IV che li firmò ordinandone la promulgazione e l'applicazione in tutte le diocesi. Alcuni Stati frapposero indugi ma nel complesso l'accoglienza fu favorevole. Sotto Pio V fu pubblicato il Catechismo Romano, fondato sui decreti conciliari, un manuale che ogni parroco era tenuto a commentare nelle omelie domenicali ai fedeli. E che è durato fino al Vaticano II (ma c'è chi dice che anche adesso…).

A mo' di conclusione

Ovviamente è difficile nella nostra contemporaneità dar credito come anni fa ai chierici e allo stesso Papa, per tutti i sotterfugi cui ricorrono, pur non disconoscendo l'opera meritevole che molti di loro compiono nelle varie regioni del mondo, specie in quelle più abbandonate dal potere politico mondiale. Bisognerebbe abolire tanto fasto ed ingerenza nella vita politica, punire e non occultare i pedofili, camminare con le mani aperte per le strade tortuose della modernità ed offrire a tutti l'annuncio salvifico della Buona Novella che vale oggi più di ieri perché l'umanità è disorientata, non sa più a chi credere e che cosa credere. L'uomo che si consacra al ministero della Parola, dovrà essere trasparente, fedele e gioioso, avere più la faccia di "salvati", come ha scritto Nietzche , affinché più prima che poi si possa uscire dalla melma in cui per forza i troppi scandali e azioni nefaste di magari non tante persone, vogliono affogare per forza la fede semplice e potente nel Dio d'amore che veglia sull'universo, anche se le strade che conducono a Lui sono diverse.

Maria de Falco Marotta.

Maria de Falco Marotta
Fatti dello Spirito