“Ut unum sint” (La preghiera di Gesù per l’unità dei cristiani)
E’ dal Concilio Vaticano II che ogni anno, dal 18- 25 gennaio, in tutte le chiese Cattoliche, ortodosse e protestanti (di varie denominazioni), si indice una settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Quella che la tradizione patristica, risalente a Cirillo di Alessandria (370-444), amava chiamare "la
preghiera sacerdotale", (definita "preghiera intensissima e dolcissima" dalla spiritualità dei
commentatori cattolici e protestanti, in linea con la tradizione patristica), ci è offerta da Giovanni
nel capitolo 17 del suo Vangelo, dove questa energica preghiera colloca la figura di Gesù accanto a
quella dei grandi "intercessori" che scandiscono i momenti più significativi della storia della
comunità di Israele (Abramo, Mosè, Geremia, i Profeti). È in questa preghiera che troviamo il forte
richiamo alla comunione e all’unità, scaturito dalle labbra di Gesù ("perché tutti siano una sola
cosa" – "ut omnes unum sint" ).
Come è tradizione della Società Biblica in Italia, anche quest‘anno 2014 sono stati offerti alla meditazione dei Cristiani alcuni testi biblici appositamente scelti da un gruppo internazionale ecumenico composto da rappresentanti del Consiglio Ecumenico delle Chiese e del Pontificio Consiglio per la Promozione dell‘Unità dei Cristiani. Gli ostacoli insormontabili che hanno lacerato per secoli i cristiani, parevano che “quasi” si stessero appianando, invece….
LA NOMINA DEI VESCOVI DONNA.
Ultimamente, la Chiesa d’Inghilterra ha votato a favore della nomina di donne vescovo, interrompendo una tradizione di duemila anni e ponendo fine ad un dibattito lacerante. Lo storico voto del Sinodo, giunto dopo cinque ore di discussione, è stato salutato dall’ala progressista come una rivoluzione salutare e necessaria; da parte conservatrice come la fine tragica di un’istituzione che risaliva agli albori della Cristianità. Per il capo spirituale della Chiesa Anglicana, l’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby, che aveva appoggiato la riforma, il voto «segna l’inizio di una grande avventura». Ma, significativamente, Welby ha subito aggiunto: «Per quanto sia lieto, sono anche consapevole di quanti all’interno della chiesa troveranno l’esito del voto difficile e penoso». Il dibattito sul ruolo delle donne nella Chiesa d’Inghilterra dura da quasi cinquant’anni, e ha provocato, se non il temuto scisma, spaccature tali da spingere alcuni a passare alla Chiesa Cattolica. La minoranza conservatrice sostiene che la riforma contraddice la Bibbia e la tradizione che, fin dai tempi di Gesù e dei dodici apostoli, vuole che la Chiesa abbia una guida esclusivamente maschile; per i riformatori, negare alle donne un ruolo crescente nei ranghi ecclesiali va contro la sensibilità dei fedeli, tanto più in una società secolare come quella inglese. Si tratta di un voto storico, che mette fine a una delle controversie più lunghe della storia della Chiesa anglicana e che arriva a oltre vent’anni di distanza dall’istituzione del sacerdozio femminile. Il «sì» appoggiato dall’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby – la seconda carica della Chiesa anglicana dopo la regina – che si è espresso a favore, sottolineano che già entro la fine del 2015 ci potrebbe essere una donna a capo di una diocesi inglese. Welby, guida spirituale di 80 milioni di anglicani nel mondo, aveva anche aggiunto che l’opinione pubblica avrebbe giudicato «quasi incomprensibile» un no da parte del Sinodo: «Da un punto di vista teologico –– La Chiesa ha sbagliato a non permettere il sacerdozio femminile – Sono fiducioso». Già nel 2012, infatti, il Sinodo era stato chiamato a votare la riforma, che però era stata bloccata dai voti contrari da parte dei membri laici del Sinodo, nonostante fosse già stata approvata dal clero. L'Episcopato femminile riguarda la possibilità di accesso (secondo le confessioni, per nomina o elezione) per le donne alla dignità di vescovo nelle religioni cristiane. Costituisce una questione più complessa del sacerdozio femminile, tradizionalmente escluso nella religione cattolica ed ortodossa, in quanto le chiese protestanti che hanno ammesso l'ordinazione sacerdotale di donne, hanno consentito solo in epoca successiva, e non prima del XX secolo, la nomina o l'elezione di donne come vescovi. La possibilità di ordinare vescovi donna è stato considerato un ostacolo al dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica (e lo continuerà ad essere, perché mai la gerarchia cattolica, permetterà ad una donna di essere a capo del clero).